OPINIONE. “Fannulloni fuori dal Parlamento”: petizione di successo

di Francesco Greco - L'idea è presa pari pari dal calcio: un'entrata a gamba tesa, cartellino giallo, una mirata alle caviglie dell'avversario: secondo giallo e scatta automaticamente il rosso, gli spogliatoi, la doccia. Game over.

La petizione si intitola “Fannulloni in Parlamento”. Sottotitolo “Decadenza automatica dei parlamentari assenteisti”. E' stata lanciata da Mauro Dipietropaolo e in pochi giorni ha raccolto migliaia di firme.

Potremmo definirla “Parlamento pulito” e mira alla “destituzione” degli assenteisti cronici. “Siamo stanchi – si legge nel concept - di leggere di eletti che non vanno mai in Parlamento e che a fine mese costano agli italiani l'equivalente di dieci e più pensioni medie”.

E si chiede, nella legge elettorale in discussione, un articolo che preveda la decadenza di chi, in un arco di 6 mesi, è stato “assente ingiustificato nel 30% delle sedute e/o delle votazioni”. Chi dovrebbe subentrare? “Persone più motivate a lavorare per i cittadini italiani”.

Si può dar torto a Dipietropaolo? Oggettivamente no. Hanno scelto loro di andarci, non sono mica dei coscritti trascinati in ceppi a Montecitorio, e sono pure lautamente pagati per stare alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica a occuparsi dei destini del paese, ma ce ne sono alcuni che lo considerano un optional, una gentile concessione: assenteisti doc.

Chi sono? Ecco i migliori performer: in un anno e mezzo, Denis Verdini è stato in Senato solo 12 giorni (85,8% di assenze); e tuttavia Niccolò Ghedini ha fatto di meglio: appena 2 (98,9%). Nella top ten stilata dall'Espresso, secondo è Giorgio Napolitano (omonimo dell'ex presidente) 95,4; quarto Tremonti (82,4); quinto Matteoli (71,3); sesto Riccardo Conti (67,4); settima Mariarosaria Rossi la “badante” del Cavaliere decaduto (64,9); ottavo Sandro Bondi (63,3); nono Schifani (già presidente del Senato, 63.3); decimo Sacconi (60%).

E' il segno che, al di là di ogni ragionevole e irragionevole dubbio, hanno altro da fare, forse cose più importanti, magari vitali, ma non per la nazione, e perciò, la petizione chiede che se ne stiano a casa e non nelle istituzioni in modo virtuale, a scaldare il banco (come si diceva una volta degli alunni svogliati e somari), per maturare la pensione o darsi arie al paesello natio.

Certo, non sarà facile monitorare e scoprire i “parassiti”, poiché, all'italiana, abbiamo inventato la pittoresca, direbbe Karl Kraus, figura del “pianista”, cioè del parlamentare che vota per chi intanto è nello studio professionale, nel letto dell'amante, in palestra a lavorare sugli addominali o a rilassarsi nella spa: i carichi di lavoro, si sa, sono stressanti, disumani: dal martedì al giovedì, peggio che nelle miniere belga, Montecitorio vs Marcinelle?

Ma può venire in aiuto la tecnologia: se grazie alle telecamere davanti al negozio siamo in grado di dire a che ora è arrivato il ladro, volendo, potremmo sapere se ieri alle 10 e 40 am l'onorevole Tizio era davvero al suo posto di lavoro, come risulta dai tabulati, o se, al contrario, a farlo risultare presente sia stato il collega Caio a cui poi domani, nel gioco delle parti, restituirà il favore.

E il daspo si potrebbe estendere anche al Parlamento Europeo. Se questa petizione avrà successo, e lo sta avendo, se ne potrebbe lanciare subito un'altra: l'espulsione immediata di chi, con un comportamento indegno, insudicia le istituzioni derogando dall'etica personale, ché quella politica, purtroppo, è come il coraggio manzoniano, ed è favorita dalla legge che non prevede il “vincolo di mandato” e che ha fatto del Parlamento un suk mediorientale, un mercato delle vacche.

La transumanza è di circa 300 parlamentari: da guinness dei primati. Prima si parcheggiano nel “Gruppo Misto”, come il fritto, poi, il tempo di contrattarsi i 30 denari, et voilà!, riappaiono in altri lidi e conventi. Un modo elegante di dedicare il gesto dell'ombrello a chi li ha eletti credendo alle favole.

Appena uno fa un gesto pesante come quello dell'on. craxiano Lucio Barani – immortalato dalle telecamere - non qualche giorno di sospensione, una pena lieve, senza contrappasso dantesco, un buffetto dato a un serial killer, ma l'espulsione immediata e il ritorno a casa a lavorare.
Relativizzate a sangue, le istituzioni non possono anche essere impunemente vilipese. E' troppo, e poi i bambini ci guardano...

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