Centro prove Porsche a Nardò: "9 milioni di finanziamento ma pochissima trasparenza"

LECCE - La vicenda del centro prove di Nardò è ancora in attesa di una risposta ufficiale da parte degli organi competenti dopo l’interrogazione regionale del consigliere salentino M5S Cristian Casili, con la quale si chiede trasparenza in merito ai lavori effettuati, al piano di sviluppo industriale concordato tra Regione ed azienda e all’attuale organico aziendale, soprattutto alla luce del finanziamento di 9 milioni erogato dall’ente regionale.

Nel 2014, infatti, l'assessore regionale alle Aree protette Barbanente sottoscriveva un protocollo di intesa per la Gestione dell'area SIC intorno al circuito di prove con l’impegno di Porsche alla collaborazione per la redazione del piano di gestione del Parco. Un impianto di dimensioni significative, dal 2012 di proprietà di Porsche Engineering Group, che insiste e si sviluppa lungo una pista circolare di 12,6 km di lunghezza con una superficie interna di 700 ettari e collocato nel contesto di una area SIC (sito di interesse comunitario). Al suo interno sono state realizzate 20 diverse piste dove ogni giorno i veicoli collaudati percorrono in media 50 mila km con un consumo di oltre 10mila litri di carburante al giorno.

“Oggi vorremmo sapere - dichiara Cristian Casili - se e quali lavori sono stati effettuati compatibilmente con le esigenze di tutela dell'ambiente e del paesaggio. Il progetto di Porsche prevedeva, infatti, la realizzazione di piste per handling con cambi di corsia e per collaudi sul bagnato, trasformando di conseguenza un territorio ricco di macchia mediterranea con una biodiversità e una composizione floristica di eccezionale valenza naturalistica. Vorremmo poi capire, pertanto, quale è il piano di sviluppo industriale concordato dall'azienda con la Regione nel 2014 e quale l'attuale organico aziendale in termini di profili professionali e mansioni. È prioritario inoltre, - prosegue il consigliere pentastellato - conoscere quali siano stati gli investimenti sia in termini economici sia di risorse umane, considerato che la Regione ha erogato un finanziamento pubblico significativo a fronte di 23 assunzioni nell’ambito di un determinato progetto di sviluppo industriale in linea con la normativa in materia di tutela dell’ambiente, per mantenere l'impianto a livelli standard in termini di sicurezza, salute e tutela dei lavoratori, considerato che presso il circuito sono espletati lavori di collaudo ad alta pericolosità. Un aspetto centrale, quest’ultimo, che merita attenzione posto che le autorizzazioni regionali, proprio per i collaudatori, sono soggetti a stringenti previsioni normative data l’alta pericolosità del lavoro. Nella mia interrogazione - conclude - ho già sollecitato la Regione per la richiesta del DVR (Documento Valutazione dei Rischi). Ci sembra che l'attenzione dell'azienda si sia focalizzata su profili gestionali inerenti l'organizzazione del lavoro mentre qui in gioco ci sono anche i diritti dei lavoratori, la tutela della salute e sicurezza nel rispetto della normativa".

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