Twiga, Marmo: "Signori, chiudete la Puglia!"

BARI - "Arrivano notizie di indagini su diverse concessioni rilasciate nell'ultimo anno per strutture sulla costa di Otranto. A questo punto... Signori, prendete le chiavi e chiudete la Puglia. Apritela solo agli immigrati, che non pagano né il biglietto per il Twiga di Briatore ne' per le altre spiagge e realtà turistiche del territorio... Tanto in Puglia siamo ricchi, non abbiamo bisogno di sviluppo e crescita!".

Così il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo. “A dare manforte a questa assurdità senza precedenti –aggiunge- arrivano i gestori dei locali notturni, per ricordare la presenza di discoteche e locali di prestigio del Salento. Tutto ciò rivela chiaramente una miopia di fondo di chi non considera adeguatamente il valore che una realtà come il Twiga –che peraltro non fa nemmeno concorrenza- possa generare a tutto il segmento del territorio. Tradotto: siamo al paradosso di chi pensa che luoghi di lusso possano oscurare l’offerta turistica, anziché arricchirla diversificandola. A tal proposito –conclude Marmo- vorremmo proprio sapere che ne pensa il presidente Emiliano, silente sulla questione. Eppure, si parla di crescita del territorio che amministra e sarebbe utile conoscere la visione del presidente della Giunta, se ne ha una”.

Casili (M5S): “La Puglia è una storia di successo scritta da tanti imprenditori lungimiranti. Non la scopre certo Briatore” - In merito alla querelle che si è accesa dopo la decisione da parte di Briatore di ritirare l’utilizzo del suo marchio Twiga a seguito del sequestro preventivo della Procura di Lecce, si esprime il consigliere M5S Cristian Casili: “Non siamo meravigliati del dibattito che si è generato e ringraziamo il PM Antonio Negro per il lavoro orientato a far chiarezza sulle concessioni rilasciate per gli accessi al mare. Credo sia necessario precisare alcuni aspetti: il turismo pugliese non è una scoperta dell’ultimo anno, e non sarà certo Briatore a dirci quali modelli dobbiamo perseguire. Già 10 anni fa qualcuno parlava di “Rinascimento pugliese” riferendosi al distretto degli hotel di lusso che nascevano in Valle d’Itria e nell’immediato entroterra brindisino. Alcuni virtuosi imprenditori pugliesi hanno ben compreso l’importanza di questa sfida e hanno investito recuperando antiche masserie nel pieno rispetto della nostra identità che ci rende unici a livello internazionale, ragion per cui hanno deciso di non ragionare per modelli standardizzati da replicare in ogni dove senza per questo rinunciare al lusso. Imprenditori che grazie ai sacrifici hanno generato centinaia di posti di lavoro e hanno contribuito a fare della Puglia e del Salento un brand di qualità riconosciuto in Italia e all’estero, favorendo al tempo stesso quella destagionalizzazione tanto decantata” .

Solo alcuni giorni fa la pubblicazione della classifica Tripadvisor che nella top 10 nazionale delle mete turistiche inserisce ben tre località pugliesi di cui due nel Salento: Gallipoli al primo posto, al sesto Polignano a Mare e all’ottavo, Lecce.

Il consigliere pentastellato prosegue elencando diversi esempi virtuosi: Borgo Egnazia della famiglia Melpignano che ormai con il concetto “Nowhere Else” si è imposto sul panorama del turismo del lusso ad altissimi livelli ospitando capi di stato artisti come Madonna e matrimoni reali e di magnati da ogni parte del mondo ma anche Masseria San Domenico e Masseria Cimino. Masseria Torre Coccaro e Masseria Torre Maizza, altre due perle dell’ospitalità pugliese sapientemente gestite e proposte sui mercati internazionali.

“E oltre ai grandi nomi che siamo abituati a leggere su giornali e riviste di settore - prosegue Casili - c’è anche un'altra offerta di servizi di altissimo profilo che ha saputo ritagliarsi uno spazio nel panorama dell’offerta turistica internazionale “haut de gamme”, ma l’elenco rischierebbe di diventare troppo lungo, senza contare lo sforzo di tanti stranieri che grazie ai loro investimenti stanno recuperando l’abitato dei nostri centri storici trasformando abitazioni fatiscenti in vere e proprie dimore uniche. E’ a questi esempi virtuosi che le amministrazioni dovrebbero puntare per ridurre la burocrazia e facilitare questo processo di rivitalizzazione e riqualificazione senza consumo di suolo e sfruttamento dell’ambiente”.

“Certo - sottolinea il consigliere salentino - occorre non fare l'errore di altre località rivierasche italiane che sotto lo sfruttamento delle risorse ambientali hanno perso l'appeal di un tempo perdendo grosse fette di mercato. Margini di miglioramento ce ne sono e sono tanti. La politica dovrebbe occuparsi nel favorire le interconnessioni nei trasporti aerei e su ferro, soprattutto spingere per avere un collegamento ferroviario tra Aeroporto di Brindisi verso il Salento e migliorando da Lecce in poi le tratte verso Gallipoli, Otranto e il Capo di Leuca. Se vogliamo seriamente destagionalizzare l’offerta turistica non possiamo più pensare ai soli 30-40 giorni di turismo balneare, ma valorizzare il territorio interno e con esso un ricco patrimonio di storia, cultura, gastronomia capace di generare un percorso autosostenibile e, quindi, durevole capace di generare molti più posti di lavoro rispetto alle grandi strutture alberghiere o - conclude - agli isolati interventi di imprenditori poco lungimiranti destinati a perdersi nell’arco di poche stagioni e per brevissimi periodi dell’anno”.

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