Clitennestra, Levante e le Università di Coimbra, Valencia, Foggia e Bari

di LIVALCA - «Clitemnestra o la desgracia de ser mujer en un mundo de hombres (Clitennestra o la disgrazia di essere donna in un mondo di uomini)» è il titolo del libro pubblicato con il numero 65 nella collana «le Rane»  della Levante editori di Bari : editrice ‘antica’ anche nelle scelte editoriali.  Gli autori di questa raccolta di saggi sono una ventina, ma in copertina risultano solo i nomi di: Francesco De Martino, Carmen Morenilla, Maria de Céu Fialho, Maria Fátima Silva, Delio De Martino e Andrea Navarro e la scelta (affidata ad una selezione imparziale secondo canoni umani) è stata operata da un comitato composto dai professori Fantuzzi, Létoublon, Maltese, Morenilla, Sommerstein, Thiercy, Vox, Zimmermann e F. De Martino.

L’opera nasce come omaggio spontaneo, in occasione del loro pensionamento, delle Università di Coimbra, Valencia, Foggia e Bari allo strepitoso, autorevole, importante, carismatico percorso accademico di due illustri, e solo  per ‘caso’ marito e moglie, professori, Aurora Lòpez Lòpez e Andrés Pocina  Pérez, ordinari di Filologia latina nella splendida Granada (Come può l’anta estensore di queste note ignorare una delle poche canzoni scritte da Claudio Pica, in arte Villa, che terminava con ‘…Addio, Granada romantica, paese di luce, di sangue e d’amor!’ e noi, esponenti  di quella parte ‘impegnata’ dell’Italia giovane e arrabbiata che amava i cantautori ‘tristi’ e ‘riservati’ e mal sopportava il ‘reuccio’ nazionale, iniziavamo a fantasticare sulla Andalusia e facevamo volare l’istinto (l’ormone) verso un’altra canzone, ‘cinguettata’ dalla ‘monaca’ di Verona, che predicava ‘…stretti stretti nell’estasi d’amor la spagnola s’amar così bocca a bocca la notte e il dì…’).

Penso sia il caso di inquadrare il personaggio Clitennestra, in modo da consentire ad un eventuale lettore - quelli del Giornale di Puglia sono milioni, ma sono consumatori accaniti di prodotti ‘on line’ e poco frequentatori della carta stampata - di poter riesumare fatti, avvenimenti e circostanze.

Agamennone era il fratello maggiore del famoso re di Sparta Menelao, che aveva sposato la bellissima Elena.

Elena aveva una sorella, la ‘nostra’ Clitennestra, che, sposatasi con Agamennone, mise al mondo quattro figli: Elettra, Crisotemi, Ifigenia ed Oreste (in ordine alfabetico perché non sono in grado di attribuire loro la giusta data anagrafica). In breve Elena, madre di Ermione unico figlio avuto da Menelao, fu rapita (…forse fuggì volontariamente?) da Paride, figlio di Priamo re di Troia, che la condusse nella reggia paterna.

Chiaramente Agamennone, fratello maggiore e capo, radunò tutti i principi per andare a Troia e riprendere la sposa del fratello, ma la ‘bonaccia’ (…per Pipino Pedone al liceo la…’bonazza’…lui, novello Paride, era pazzo di…) rese difficile la partenza della flotta. Un indovino (questi ‘ indovini’, frati o non frati, vanno ascoltati, perché, ieri come adesso, il loro unico scopo è quello di evitare guerre e salvare vite umane), oggi appellato pomposamente ‘consigliere per la sicurezza’, fece presente che bisognava rabbonire la collera di Artemide, offesa da Agamennone, reo di aver ucciso una bestia sacra alla dea.  La posta richiesta per avere una serena navigazione fu alta: il sacrificio della figlia Ifigenia…ritenuta, in quanto a bellezza, rivale di Elena. L’insano disegno fu eseguito senza che Clitennestra potesse opporsi e, giustamente, giurò vendetta eterna verso il consorte.  Passano gli anni e nell’attesa la ‘fedele’ Clitennestra diviene l’amante del rude cugino Egisto, non a caso nemico di Agamennone; ormai l’insensata guerra di Troia (di cui evito il racconto) volge al termine e i nostri eroi si preparano al rientro in patria. Clitennestra, con l’aiuto di Egisto, mette a punto con meticolosità il suo regolamento di conti che prevede l’esecuzione del marito ed anche l’uccisione di Cassandra, nuova ‘compagna’ di Agamennone.   Egisto avrebbe voluto anche sopprimere Oreste, il figlio maschio di Agamennone, per evitare eventuali rappresaglie future, che, infatti, vi furono perché, anni dopo, il giovane uccise Egisto e la madre, rimanendo insensibile alle suppliche della donna che chiedeva una giusta, equa pietà avendolo generato.  In seguito Oreste fu assolto dal Tribunale di Atene, al cui giudizio decise di sottoporsi. Per la cronaca fu assolto, ma non riuscì a farsi assolvere dalla propria coscienza.  Molti allora avanzarono dubbi sul fatto che la ‘legge fosse uguale per tutti’, dubbi che il tempo non ha sanato. Chiedendo venia per il racconto veloce e lacunoso desidero spendere brevissime parole sulle città di Coimbra e Valencia.

Coimbra, in Portogallo, si trova nella regione storica della Beira Litoral, e possiede una magnifica Università, qui trasferita da Lisbona nel 1308. Devo a Francesco De Martino la conoscenza del ‘manuelino’: uno stile architettonico e decorativo che prende il nome dal re del Portogallo Emanuele I (1500).  In sostanza nella parte vecchia della città si possono trovare edifici pubblici e palazzi decorati con piastrelle policrome di porcellana chiamate ‘azulejos’ (Mi aveva promesso Francesco una piastrella come ‘souvenir’, ma mi ha riferito che non si ‘vendono’.  Eviterò di andare a Coimbra nei prossimi anni per evitare di trovare in ogni angolo venditori di piastrelle: per la serie mai verificare se l’amicizia è sacra da entrambe le parti).

Valencia viene subito dopo Madrid e Barcellona: famosa per una cattedrale che si trova accanto «el Miguelete» (1376), campanile gotico del XV secolo. L’Università è stata fondata nel 1500 e con Alicante e Castellòn costituisce una comunità autonoma (Comunidad Valenciana). Rinomata per un porto, «el Grao» alla foce del Guadalaviar, di grande movimentazione, per noi baresi è la sede della chiesa di S. Nicolas, antica moschea ‘riconvertita’ nel XIV, mentre per i turisti di tutto il mondo sede della ‘plaza de toros’, con annesso un pregevole museo taurino.

Il saggio di Francesco De Martino dal titolo ‘L’addio di Clitennestra’  è incentrato sul tentativo della donna di salvarsi scoprendo il seno  al cospetto del figlio Oreste per destare in lui sensi di colpa materni, ma ricava solo un leggero tentennamento prima di essere uccisa; l’accadimento mi ha fatto tornare in mente: « Mourning becomes Electra (Il lutto si addice ad Elettra)» di Eugene  O’ Neill, in  cui il mito viene  psicoanalizzato  e  ventilata  l’ipotesi  che  il figlio uccida la madre non  tanto per vendicare il padre, quanto  per liberarsi da un rapporto morboso, quasi incestuoso, con una genitrice  cui deve la salvezza e che, contro il volere di Egisto, si adoperò per preservargli  la vita.  Volendo andare oltre le apparenze bisogna ammettere che la figura di Egisto come amante fu utile a Clitennestra per giustificare, alla donna che era in lei, un rapporto ed un attaccamento ossessivo al figlio maschio: protetto, difeso e…amato sopra ogni cosa.  De Martino cita un testo di Giovan Battista Marzano dal titolo «Usi e costumi di Laureana di Borello» ( cittadina in provincia di Reggio Calabria), riportando fedelmente questo periodo: «Se una madre riceve cattive azioni ed è battuta dal figlio o figlia, o da questi le vengono negati gli alimenti, trae fuori le poppe, s’inginocchia, apre le braccia e poggiando la fronte a terra, grida “malidittu n’eternu e nommu havi terra ku lu teni” (maledetto in eterno e che non ci sia terra che lo sostenga). Lo scorso anno il sindacalista e assistente sociale Rocco Matarozzo, segretario generale della UIL Pensionati di Puglia, nativo di Laureana di Borrello, ha dato alle stampe, sempre per Levante, un volume dal titolo ‘Proverbi e detti calabresi’ in cui è facile trovare nessi ed attinenze con il mito, cosa peraltro cui fa riferimento, in una sapiente prefazione, il prof. Gaetano Veneto.

Singolare senza dubbio l’intervento di Delio De Martino che ci erudisce sulla Clitennestra partorita dalla fantasia di Hideo Azuma nel cartone animato giapponese ‘C’era una volta Pollon’, cartone tanto amato dalla generazione cosiddetta Bim Bum Bam.   In uno dei 46 episodi incentrati sulla piccola Pollon, figlia del dio Apollo che vive sul monte Olimpo con tutti gli altri dei, vi è quello intitolato ‘Oreste e Clitennestra’.

In sostanza nell’episodio Clitennestra diventa una madre amorosa e premurosa, vittima più che compagna di Egisto, tiranno non cattivo ma terribilmente pasticcione che invece di uccidere Agamennone colpisce a morte un peluche col quale il grande capo dei Greci dorme come fosse un bambino.  Inoltre Egisto si rifiuta di sposare Clitennestra, essendo pazzamente innamorato della giovane e bella Elettra, per cui pur di non sposarsi si ingozza di funghi. …e tutti risero felici e contenti.  Una tragedia sfociata in commedia che lascia indifferente un lettore come il sottoscritto, non amante del genere.  L’editore della collana «le Rane» dimostra di essere amico dei De Martino dal momento che i loro saggi sono pregni di foto a colori, cosa che non avviene, se non in maniera minore, con gli altri autori.   Senza scomodare Eschilo «Non è felice l’uomo che nessuno invidia» diciamo che essere sul posto in cui nasce l’opera aiuta perché è dimostrato che la presenza è necessaria per amare, concepire e partorire cose, persone o…libri.   Nel chiedere umilmente scusa a : Amado Rodríguez Teresa, Bañuls Oller, José Vte & Gómez Cortell, Clara, Brasete, Maria Fernanda, Campos Daroca, F. Javier, Colombani, María Cecilia, Deserto, Jorge, Ferreira, Luìsa de Nazaré, Fialho, Maria do Céu, López  Cruces, Juan Luis, Marques, Susana Hora, Morais, Carlos, Morenilla Talens, Carmen & Llagüerrí Pubill, Nùrìa, Pianacci Rómulo, Rodrìgues, Nuo Simôes, Romero Mariscal, Lucía P, Silva, Maria de Fátima, Várzeas e Marta Isabel de Oliveira, mi preme ricordare loro che Sofocle ci ha lasciato : « Per l’uomo non c’è tesoro più grande di una mente che sa» e, quindi, ritengo giusto che sappiano che faccio parte della squadra di persone che ha editato questo libro. Un consiglio sempre da parte del tragediografo greco di Colono: «Nel non pensare nulla la vita è dolcissima» …certo si potrebbe obiettare che uno nato in una famiglia ricchissima, con studi ed educazione elevatissima e con nozioni di musica impartite dal celebre Lampro (una via di mezzo fra Andrès Segovia e Franco Cerri) può senz’altro considerare la vita in discesa e…dolcissima.

Questo numero 65 de «le Rane» può essere sintetizzato in due frasi di Federico García Lorca: «Gli antichi sapevano molte cose che noi abbiamo dimenticato» e «Così come non mi sono preoccupato di nascere, non mi preoccupo di morire», di contro la casa editrice Levante, di cui ripeto sono parte integrante, si affida ad una frase di Eugenio Montale abbastanza fedele, nella sua ‘nuda’ semplicità, al loro modo di operare «Il piacere di vivere nasce dalla ripetizione di certi gesti e di certe abitudini».

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