Libri: c’era una volta… Le fiabe svedesi

di FRANCESCO GRECO - C’era una volta Rosellina e Ledaccia. Stesse principesse dagli occhi blu e i capelli d’oro, che aspettano un cavaliere in arrivo, partito dalla dimora paterna in cerca della sua via, bambini e animali impertinenti, vecchi e gatti sapienti, sovrani magnanimi che han sempre figlie principesse da sistemare ma la cui serenità è turbata da megere abili nella stregoneria che arrivano sotto mentite spoglie con le loro figliastre (ma non tutte sono perfide come le mamme), giganti forzuti ma dal cuore grande, troll della montagna buoni o spesso cattivi (sfumature che si possono cogliere solo conoscendo Platone).
 
Le fiabe hanno un sostrato antropologico e fantastico trasversale al tempo, i continenti, le nazioni, i popoli. In ognuna, osservando in controluce, trovi la citazione di un’altra.
 
C’era una volta il luccio meraviglioso... che si fece in otto per portare fortuna la suo pescatore e far tacere la moglie borbottona...
 
Da Esopo a Fedro, dai Fratelli Grimm ad Andersen, La Fontaine e Perrault, le fiabe antiche sono speculari a quelle di oggi, e magari di domani. Viaggiano ancora di bocca in bocca, finché qualcuno non le mette sulla carta (come si iniziò a fare nell’Ottocento, è la teoria di Bruno Berni). E allora diventano topoi dell’immaginario di tutti noi, cultura popolare, memoria di un popolo, percorsi della sua identità che arrivano per fiumi carsici.
 
Ci sono echi e risonanze fra le fiabe di ieri e di oggi, varia solo la location, e la riprova è anche in queste “Fiabe svedesi”, Iperborea, Milano 2017, pp. 192, euro 16 (II edizione), curatela e traduzione dallo svedese di Bruno Berni, studioso delle letterature e le culture nordiche, che firma anche una sapida postfazione, adatta a chi poco e niente sa dell’immaginario dei popoli nordeuropei.

Belle le illustrazioni a corredo del volume: Jhon Bauer (1882-1918). La selezione è ripresa da due autori della seconda metà dell’Ottocento: Gunnar Olof Hylten-Cavallius e George Stephens, che a loro volta le attinsero a fonti orali (“patrimonio destinato in breve tempo a scomparire”, Berni). 
 
Da leggere d’un fiato, davvero deliziose, anche perché inserite in location naturali, incontaminate e pure, d’epoca pre-industriale. Alcune possiamo sovrapporle a quelle da noi conosciute (“Rosellina e Ledaccia” è uguale a “Cenerentola”). Ma sorprendenti sono i troll, che potremmo assimilare ai nostri folletti, con cui condividono la dimensione metafisica, non umana (e che noi sul web siamo riusciti a disumanizzare dando loro una nuova semantica). 
 
Avvertimento ai lettori: se vi avvicinate a vecchie streghe che dentro a grotte cupe rimestano in paioli sconfinati (in Svezia si possono mettere a cuocere anche 18 buoi in una volta!), siate educati e gentili e chiamatele “Mammine!”: ve le farete amiche e la vostra fortuna cambierà da così a così…

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto