Libri: ‘Agapimeni mou Kos’ con Santa Fizzarotti Selvaggi… alle sorgenti del sogno

di GRAZIA STELLA ELIA - Ancora versi, ancora poesia, ancora suggestioni in questo nuovo libro, 'Agapimeni Mou Kos… alle sorgenti del sogno' di Santa Fizzarotti Selvaggi, pubblicato da Levante editori di Bari.

Un libro che, sin dalle prime pagine, rivela un fluido, un fiume rapidamente scorrevole di parole, ansioso di raggiungere la foce, per entrare nel mare meraviglioso e magico del sogno. Scorrono infatti, dinanzi agli occhi del lettore, in distici, terzine, quartine privi di punteggiatura, i componimenti: 90 frammenti, come li definisce l’autrice.

Protagonista appare ben presto l’amore, al quale la poetessa indirizza parole di dolcezza, di rapimento, di sogno. La greca Kos, famosa per il platano di Ippocrate, fa da sfondo al palcoscenico amoroso: “A Kos / dalla finestra / delle stelle / in questa notte / di seta / lieve / dolce carezza / giunge al mio cuore”.

Originale la “notte di seta”. Credo che nessuno prima della Fizzarotti, l’abbia vista e definita così. E nuova è la successiva immagine dello stesso componimento: l’immagine della “farfalla / nel cuore ferita / al tramonto / quando il sole / cede alla luna / la dimora del cielo” (bellissimi versi!).

Vi è un “tu” a cui quasi tutte le pagine sono rivolte: un “tu” unico, speciale, insostituibile “principe di giglio”, per il quale la poetessa alimenta “nel cuore / il fuoco / di rubino”.

Ecco tramonti e notti di tribolato amore vissuto in solitudine in ambienti di sogno: è “danza del fuoco”. Accade che “al chiarore dell’alba” abbia “ancora ricolme / d’ogni palpito/ le labbra / arse di sete”. Implora allora l’arrivo del suo “amore”: venga a raccontarle le sue “leggende / e tesori di Colchide”.

Dominante è la tristezza quando ella si “ciba di lacrime in una “sera / di fine estate”; eppure “la poesia / in lei canta”.

Ci si trova a pensare che, subito dopo l’Ode alla Madre, l’autrice ha scritto un canzoniere d’amore: un amore diverso da quello per la mamma, un “Amore / vestito d’azzurro / e di neve “ nelle cui “braccia” vorrebbe “morire”.

E canzone è il componimento di dieci distici a pagina 61, dove i dieci distici sono ritmati e chiusi dalla musicale parola “Amore”.

Si prosegue nella lettura di componimenti sapidi di tristezza amorosa, per giungere finalmente a leggere, a pagina 67, la parola “felicità”: sento il vento / leggero della felicità / muovere dolce / le pagine del destino.”

Arriva con “l’ultima luna / di agosto” nel sogno la presenza materna che nella notte, “nel silenzio / della poesia”, potrà dissetare “il povero cuore” della figlia.

Esplode nostalgica la memoria degli  “anni della giovinezza / tra le acque limpide  / di Creta / e i minareti di Kos” ed è “desiderata felicità” di cui ella vorrebbe “morire” (pag. 70).

Sono tante le pagine ricche di sognanti reminiscenze d’amore: un amore puro, semplice, casto, senza ombra di volgarità o caduta di stile. Un amore grande, che culmina nell’espressione “Senza di te / si eclissa il sole / e si spegne la luna” (forte, pregnante immagine!). Un amore che “vola / sulle ali del vento”.

Del segno che nella poetessa Kos ha lasciato si ha la prova nei versi di pagina 95, che così recitano nell’incipit: “Questa sera di maestrale / lungo il viale / dei ricordi / ho incontrato / l’assoluta bellezza / delle acque di Kos / sulla pelle nuda / della giovinezza”. Si percepisce qui, più che mai, la grecità di Santa Fizzarotti Selvaggi, assaporata e alimentata sin dai primi anni di vita.

Anche Afrodite è “magnetica” una “sera / sul profilo del mare di Zia” e “magnetica / è la terra /di Grecia”.

Posseduta dalla nostalgia, la poetessa va col pensiero alla sua “infanzia” che “ritorna prepotente” nell’attesa del “Natale / nel bosco degli aranci”. Ma la madre dov’è?

La poesia immaginifica aleggia continuamente con immagini da Arcadia, mentre lei vorrebbe “rinascere / insieme al mandorlo / nel canto di libeccio” (pag. 111).

Versi, versi e ancora versi, scaturiti dalla vena vibrante della poetessa, la “Fata” che “scrive / di poesia / con il favore / delle tenebre / quando Psiche / nel sogno / incontra Amore” (pag. 121).

Parecchie poesie iniziano con la congiunzione “e”, come a continuare il pensiero dei versi precedenti. D’altra parte il discorso poetico, lungo e creativo, è tutto imperniato sul tema dell’amore, bellissimo e doloroso, croce e delizia soprattutto per chi ha una prorompente sensibilità.

A pagina 123 il pensiero va al Signore, con un incipit che richiama Ungaretti della poesia “La madre”. Così recita, infatti, la prima quartina: “Il giorno giungerà / e mi vedrà in ginocchio, / Signore, / dinanzi a Te”.

Cinque terzine molto belle quelle di pagina 127. E’ il “ Natale che giunge” e “ la luna nuova / riapre il cuore / alla gemma del mandorlo” (vera gemma poetica!).
Il diapason del sogno a pagina 130: “[…] e ti vedevo / amore / verso di me / libero nel vento // eri un Angelo”.

A chiudere la silloge “Il bacio”, versi davvero belli rivolti all’indimenticabile genitrice: “[…] Cercherò il tuo volto / in quella luce / di cristallo / e finalmente // bacerò le tue labbra / Madre mia”. Ma non è finita. Gli ultimi versi vanno ancora una volta a quell’amore cantato e invocato in tutta la silloge: “Mio amore / accendi / la luce / nella mia anima / tutte le notti / perché il cielo / è orfano / di stelle / senza di te”.

Ecco infine l’ Epilogo di Despina Vartholomatou, la quale dice che la poetessa Santa Fizzarotti Selvaggi si racconta a mo’ di pittrice di se stessa: ut pictura poësis.

Nell’ultima pagina le “Note dell’Autrice” con la descrizione della numerologia applicata ai suoi componimenti. Sono parole ricorrenti: amore, vento, anima, pelle, mare, sole, notte, cielo, mare, miele…

A fare da sfondo alla scena poetica è sempre la natura, con il suo trionfo di alberi e fiori e animali, tra i quali l’usignolo, l’allodola, i grilli, le rane, il gatto, il cerbiatto…
Dominano, tra le figure retoriche, le metafore, seguite dalle anafore (pp. 83, 86, 96). Ed è tutta poesia pura, “casta poesia” come la definisce l’autrice.

Creatività, fantasia, immaginazioni originali e peregrine in un panorama poetico che ha spazio di universo. Dei 90 componimenti, 10 sono tradotti in greco moderno da Caterina Pascalidou.

Ha egregiamente commentato le liriche lo psicanalista dottor Giovanni Losito, che è sempre il fedele compagno di viaggio nelle feconde avventure poetiche di Santa Fizzarotti Selvaggi. 

Dotta e puntuale la Prefazione del Professor Francesco De Martino, nella quale si legge tra l’altro: “[…]  è un canto discontinuo, sfaccettato, pensato come un assortimento dei tanti sogni sognati all’alba, al tramonto e sotto i bagliori del sole a Kos. […] In questa raccolta l’isola da sogno diventa l’isola dei sogni”.

Se il libro precedente può essere considerato uno “Straordinario canzoniere d’amore per la madre”, questo “Agapimeni mou Kos” (Mia amata kos) ha tutte le prerogative per essere ritenuto “Un appassionato canzoniere d’amore” che va letto da chiunque ami l’amore, l’amore del sogno, il sogno dell’amore.

Mitologia, botanica, psicologia, ornitologia, numerologia e lunga militanza nel mondo della poesia emergono da questo lavoro della Fizzarotti Selvaggi, una donna che si connota non solo per le sue numerose opere pubblicate, ma anche per le molteplici attività sociali e umanitarie. Felice cammino, dunque, a questa nuova creatura poetica, che è un inno all’amore, un inno alla vita!
                                                                                         

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