A Bari seminario di studi sulla Xylella

di DONATO FORENZA - Presso l’Agriturismo Lama San Giorgio (Bari) si è svolto un interessante incontro scientifico sul tema “Xylella, cinque anni dopo”, organizzato dal  Rotary Club Bari, presieduto da Giorgio Salvo. La relazione è stata tenuta da Giovanni Martelli, Docente Emerito dell’Università di Bari,  Accademico dei Lincei e dei Georgofili, autore di importanti pubblicazioni nazionali e internazionali, ha illustrato la complessità della diffusione della “Xylella  fastidiosa” che sta provocando gravi danni agli ulivi in Salento. L’infezione da Xylella sta creando notevoli impatti ai sistemi territoriali e paesaggistici, all’economia, alle connessioni con le valenze della filiera agroalimentare del Mediterraneo e del made in Italy. La Xylella fastidiosa è un patogeno che richiede la quarantena; la sua origine è americana. Il “disseccamento rapido dell’olivo” è un’affezione individuata da alcuni anni nel Salento; è presente, a causa di introduzioni (probabile provenienza centro-americana) di essenze vegetali infette anche in zone europee; recentemente è stata segnalata in Corsica, Costa Azzurra, Baleari e Alicante.

 La Xylella fastidiosa è un batterio che, localizzandosi nei vasi legnosi (xilema), di differenti specie di piante arboree ed arbustive, causa l’occlusione degli stessi vasi legnosi; infatti, la colonia dei batteri produce biofilm, che impedisce il rifornimento idrico e causa l’interruzione del flusso vitale di linfa che dall’apparato radicale si diffonde alla chioma delle piante; pertanto, l’organismo vegetale soccombe a causa del progressivo disseccamento della chioma, determinandone la necrosi. Il batterio salentino è stato identificato quale genotipo di “X. fastidiosa sottospecie pauca”, geneticamente identico al genotipo di Costa Rica (possibile origine). La vegetazione infetta trasmette la malattia al territorio adiacente, per la presenza  delle cicaline (nel caso pugliese la “sputacchina” Philaenus spumarius) che, succhiando la linfa grezza dai vasi legnosi, la trattengono nella faringe e, spostandosi sui vasi della vegetazione sana, propagano l’infezione del batterio. Nel Salento risultano infettate varie piante tra cui: mandorlo, ciliegio, oleandro, ginestra, Polygala myrtifolia, Westringia fruticosa, mirto, rosmarino e specie tipiche della macchia mediterranea; sono escluse piante di vite ed agrumi.

Gli studi hanno accertato due vettori (Neophilaenus campestris e Philaenus italosignus) ma Ph. Spumarius rimane il principale e il più efficiente (noto come “sputacchina”), che nel Salento è presente in gran quantità sull’olivo. La cospicua attività di studi nelle Americhe (si ritiene che Xylella fastidiosa risale al 1892) evidenzia un batterio con forte attitudine alla uccisione degli ospiti e ineradicabile quando penetra in ambiente favorevole al suo insediamento. A tutt’oggi non si conoscono sistemi efficaci di cura (risanamento) delle piante colpite e la lotta ai vettori è fondamentale per il contenimento della diffusione del batterio. Necessitano nuovi sistemi di protezione e di eventuale convivenza (se è endemica). Sono stati svolti vari studi, un Piano straordinario, interventi normativi, provvedimenti di legge e esperimenti; altre ricerche sono in itinere. La manifestazione ha registrato notevole interesse e positivi riscontri scientifici. Riteniamo che occorrono continue ed efficaci buone pratiche del suolo, nuove cultivar per abbattere la diffusione del contagio e impianti innovativi di differenti specie di piante di ulivo.

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