Adamo e Barattolo: "Sviluppo Bari non può prescindere dal Lungomare sud"


di REDAZIONE - "Il futuro sviluppo della Città di Bari non può più prescindere dal Lungomare sud" - hanno dichiarato Sergio Adamo, Commissario dell’Unione di Centro per la Città di Bari e Filippo Barattolo, Segretario provinciale dell’Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro. "E’ stato fissato un punto irremovibile da troppi anni. Un fermo politico e culturale, che per porre un argine allo sfruttamento delle speculazioni edilizie, ha privato la Città del tratto di mare a Sud. Una cautela che è diventata eccessiva negli anni. Si è fissato un punto troppo fisso. E allora da dove ripartire per rimuoverlo? Dal dialogo tra amministratori e cittadini. Un confronto interrotto anch’esso da troppi anni. Trent’anni di bellezza e degrado tra colate di cemento,amianto e quartieri scollegati dalla città, da Japigia a Sant’Anna sono le risposte che il redigendo piano regolatore deve ai cittadini. Rigenerare questo tratto di costa urbana significa dare un’anima a questi non luoghi. Ci sono aree come la stazione di Torre Quetta, la nuova sede della Regione Puglia di via Gentile e il polivalente scollegate dalla città. Una pista ciclabile che colleghi Santo Spirito con Torre a Mare andrebbe incontro ai desiderata di molti cittadini del capoluogo. Una città metropolitana più unita, colleggata e usufruibile per i cittadini baresi. È il sogno dell’Unione di Centro per la Città di Bari. MEMORIA- STORICA La città di Bari, sin dalle sue origini non ha mai potuto prescindere dal suo rapporto con il mare e quindi con la costa. Dagli inizi del Novecento in poi tutti i progetti di ampliamento realizzati per la città dovevano confrontarsi con la fascia costiera a sud di Bari, considerata da sempre una parte importantissima dell’immagine stessa della città. Il piano regolatore del 1913 è dell’ingegner Arrigo Veccia, in cui il disegno di pianificazione deve ormai confrontarsi con la realtà della linea ferroviaria. Successivamente Concezio Petrucci fu incaricato di redigere un nuovo piano regolatore per Bari, redatto nel 1938. L’elaborato includeva, all’interno di quello che era definito “Quartiere di Levante” anche la frazione di San Giorgio. Qui il lungomare viene completamente disegnato, con l’affaccio al mare caratterizzato da un tessuto di isolati a costruzione intensiva e un ampio viale alberato realizzato sul sedime della ferrovia. Il disegno proposto da Petrucci è però irrealizzabile e contraddittorio, perchè quando il modello viene presentato gli spazi per organizzare questa parte di città sono ormai compromessi ed edificati. Dall’inizio degli anni trenta del secolo scorso, si avvia concretamente la realizzazione monumentale del secondo tronco del lungomare di levante. Nella retorica fascista Bari aveva il ruolo di testa di ponte commerciale e industriale per l’Oriente, grande metropoli dell’Adriatico, affidando la trasmissione di questo significato simbolico proprio al lungomare monumentale. Una cortina di edifici di notevole valore architettonico oltre i quali si nascondeva una realtà scomoda al regime fatta di un tessuto urbano retrostante scadente e disordinato, di strade e abitazioni economiche realizzate spontaneamente, senza alcun disegno urbano. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, e dopo i bombardamenti che hanno interessato soprattutto il porto e la costa, Bari è una città in agonia. In questo scenario sarà determinante l’affidamento, negli anni cinquanta, del nuovo piano regolatore generale agli architetti Marcello Piacentini e Alberto e Giorgio Calza-Bini che pregiudica definitivamente il disegno della città. Il nuovo strumento urbanistico si caratterizzò da subito come incompleto perché non considera, se non marginalmente, il problema del superamento della ferrovia che viene risolto con un modesto sovrappasso pedonale a Japigia. Di fatto ai quartieri che si andavano a realizzare, sarà a lungo negato l’accesso al mare. Da allora questa parte urbana, la strada per San Giorgio, sarà un luogo ancor più di degrado e destinato ad ospitare una umanità dolente ed emarginata. Con il crescente fabbisogno di alloggi, si costruirono i primi abitati nelle diverse periferie ai margini della città di Bari. A questo periodo si fa risalire la formazione del primo nucleo di abitazioni a Japigia, già nel 1952, furono realizzati tremila vani solo in questo quartiere. Già dall’inizio del secolo scorso, come dimostrato da una nutrita documentazione fotografica storica, questo tratto di costa è da sempre ritenuto ideale per impianti di stabilimenti balneari organizzati a luoghi di svago per i cittadini che hanno sempre considerato questo tratto di costa come la spiaggia della città. Negli anni cinquanta del Novecento, lungo questo litorale urbano, furono concesse numerose licenze per queste attività, alcune anche con ambiziosi progetti di strutture per ricezione e ristorazione, basti pensare al Lido Marzulli, contribuendo a caratterizzare l’immagine della città di Bari come città di “mare”. Ludovico Quaroni viene incaricato di redigere una variante generale al piano Piacentini Calza-Bini, che verrà approvato dalla Regione nel 1976. Quaroni propone alla città una variante generale del piano autenticamente innovativo e moderno, con la realizzazione di un imponente porto turistico di fronte al lungomare monumentale. Ma nemmeno questo piano, che pure prefigura una nuova e inedita organizzazione per il lungomare a sud di Bari, incide sulla sorte di questa parte di città. Nel 2008 vengono terminati i lavori di bonifica dell’area di Torre Quetta, con la costruzione di una scogliera sommersa e il rinascimento del litorale. Il termine indica l’apporto di nuova ghiaia, ciottoli e sabbia al litorale. Un metodo che si è rivelato efficace e dal basso impatto ambientale per mitigare i problemi causati dall’erosione delle coste. In questo modo la spiaggia avanzerà di circa 30 metri in mare".

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