Xylella: lettera del Consiglio regionale al Senato della Repubblica

BARI - “Vi prego, respingete, e pure con sdegno, l’esame in Commissione agricoltura della proposta De Bonis + 50 sulla istituzione di una Commissione d’inchiesta sull’emergenza Xylella fastidiosa in Puglia”. È l’appello che il presidente della Commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati, ha affidato ad una lettera indirizzata ai Senatori della Commissione agricoltura. 

“Dietro la parola inchiesta si cela l’intento di indagare e processare il mondo del sapere scientifico che parla fornendo la prova di ciò che dice. L’iniziativa parlamentare in esame è invece diretta, ancora una volta e pure esplicitamente, ad assecondare non meglio specificati “responsabili scientifici”, le cui sperimentazioni dimostrerebbero “che è possibile curare il fenomeno del disseccamento al di là della presenza o meno del batterio”, con la conseguenza che la “Xylella fastidiosa non necessariamente è da considerare responsabile del fenomeno”. 

Il trionfo dell’irrealtà – prosegue Amati. Una modalità tragica di procedere e agire, che sino ad oggi ha portato la distruzione del patrimonio olivicolo delle provincie di Lecce, Taranto e Brindisi, e che ora cerca di attecchire con il suo carico di malefico proselitismo anche in provincia di Bari”. 

“Se l’intento è quello di usare l’indagine per sobillare una nuova stagione di pesanti interferenze con le decisioni delle istituzioni, vi prego di non prestarvi e di respingere la proposta. Ne avrete la gratitudine della Puglia per aver negato il vostro consenso ad un disegno solo politico, formulato per fiaccare la resistenza all’avanzata del batterio, distruggere il paesaggio, colpire a morte le realtà produttive affette da Xylella e già debilitate per il tempo perso dietro a opinionisti e stregoni, e porre in discussione la credibilità delle istituzioni. Il tempo sta scadendo: ambientalisti (veri), olivicoltori, vivaisti e frantoiani sono già sul piede di guerra, che messaggio vuole dare il Parlamento? Assecondare i santoni? Spero di no” – conclude”. 

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