Per il ‘Gruppo amici di San Nicola’… l’avVENTURA può ripartire


LIVALCA - Una frase molto significativa di Papini, «Piace  immensamente a tutti quanti battere il mea culpa sul petto degli altri», ritengo possa essere applicata al ‘dramma’ sportivo-economico che si è abbattuto su una città ancora incredula per l’accaduto e al momento incapace di reagire. Mi riferisco allo sfumato approdo in serie B, che per una città come Bari sarebbe il minimo sindacale. Procediamo con ordine, ma solo per gli addetti ai lavori preciso che non mi riferisco al noto giornalista sportivo… Ordine Franco.

Il ‘Gruppo Amici di San Nicola’ composto da padre Ciro Capotosto, Gianni Cavalli, Marco Ciccone, Antonio Di Leo, Giuseppe Giordano, Michele Mancini, Michele Petruzzelli, Luigi Papa e Nicola Simonetti si è riunito domenica 19 luglio, come sempre presso la Basilica del nostro Santo, e valutando che, una tantum  si era al completo, su sollecitazione di chi scrive, si è affrontato il tema dell’impegno che vedeva il 22 luglio la nostra squadra del cuore affrontare la Reggiana per la promozione in serie B. Qualcuno ha invocato la benedizione di San Nicola, ma, come giustamente ha fatto notare padre Ciro, a Reggio Emilia vi è San Prospero, un nobile  soldato romano  che, convertitosi al Cristianesimo, lasciò prestigio e potere donando ai poveri i suoi beni; martire per decapitazione durante la ‘grande persecuzione’ del 304, periodo in cui era  imperatore Diocleziano. Giustamente Ciro ci ha fatto notare che era saggio tenere fuori i due patroni, da una contesa ‘frivola’.  Chiaramente tutti erano fermamente convinti che il Bari calcio avrebbe centrato l’obiettivo, nonostante le due partite disputate in precedenza fossero state non all’altezza del ‘blasone’ (nello sport del calcio conta solo per…certi arbitri e squadre: affermazione di chi  scrive) e del potenziale che una squadra allestita per vincere, doveva esprimere. 

Io grato al presidente Luigi De Laurentiis per quello che ha fatto per Bari e i suoi tifosi, non potevo  fare a meno di rilevare che per, affetto, erano stati commessi degli errori.  Abbiamo vinto il campionato di serie D con una squadra che definire ‘corazzata’ era  un eufemismo, ma nel corso dell’anno avevamo visto poco calcio, con la scusa che in D si ‘lotta’ e si gioca poco. Per questi motivi io non avrei riconfermato Cornacchini, ma avrei varato da subito un piano con un giovane, ma già affermato,  allenatore che ci avrebbe portato dalla C alla A ( Stroppa, De Zerbi). Purtroppo siamo stati costretti a cambiare in corsa il trainer, con il risultato che è stato osannato troppo un onesto professionista che ha conquistato molti pareggi,  dimenticando che contano le vittorie.  Con Vivarini abbiamo visto una squadra compatta, mai ‘spumeggiante’, che si reggeva sulle individualità dei singoli. Per questo motivo ritenevo un errore la riconferma, temendo,  in una eventuale serie B, un cambio in corsa di allenatore (film già andato in onda nella stagione passata!).  Comunque abbiamo votato  tutti e nove per stabilire se la società, la squadra e l’allenatore avessero fatto il possibile fino a quel momento o avessero deluso le aspettative; il sottoscritto avrebbe votato per ultimo, tenuto conto che gli veniva riconosciuta una certa esperienza-professionalità in materia (unico in Italia nel 1966 in un articolo ben motivato a prevedere una possibile sconfitta con la Corea, cosa poi puntualmente arrivata,  e a criticare Edmondo Fabbri, l’allenatore della squadra italiana). Destino ha voluto che ho dovuto esprimermi sul punteggio di 4-4, per cui il mio voto era determinante.  La coscienza - attenzione non la scienza - mi imponeva  di affermare che erano stati commessi errori da parte di tutti, assolto solo il ‘grandioso’ pubblico di Bari. Chiaramente ho tifato Bari il 22 sapendo  che  nel calcio, come nella vita, puoi anche perdere pur non meritando la ‘sconfitta’.

Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione, evidenziando una serie di imperdonabili errori di natura tecnica, anche durante l’incontro perso contro il Reggio Audace. Il presidente De Laurentiis venerdì in una nobile e sofferta lettera dedicata  ai tifosi ha ammesso di ‘non essere stati perfetti’. Presidente, mi creda, ammettere come lei ha fatto è un grande atto di umiltà, che va considerata una virtù e ciò le fa onore.  Detto ciò  Io non sono ‘super partes’, ma sono, come l’allenatore del Bari Vivarini, una persona onesta e sincera, per cui mi pongo alcune domande. Vorrei sapere quale giustificazione tecnica aveva la cessione di Ferrari, dal momento che le punte Simeri e Antenucci  non avevano degno sostituto…almeno secondo il ‘credo’ di gioco del nostro allenatore? Una squadra che punta alla promozione e che, come nel caso del Bari, era costretta  ad inseguire la Reggina  doveva tenere una terza punta pronta ad ogni evenienza;  avevamo inteso tutti che D’Ursi non entusiasmava il timoniere e speravamo vi fosse qualche giovane di belle speranze da lanciare. Chi ha partorito l’idea di far marcare Kargbo, l’uomo più veloce di tutti i tre gironi della serie C, al povero Sabbione?  Che senso aveva sostituire l’infortunato Simeri con Costantino, non era più intelligente affiancare Laribi ad Antenucci e immettere subito Bianco in cabina di regia? Dovevamo vincere o arrivare ai rigori?  Pensate Antenucci da solo ha fatto un quasi gol e tre tiri che meritavano maggiore fortuna. Innegabile  nel calcio tutto è molto relativo, ma se uno pensa che una squadra possa vincere nove scudetti consecutivi solo perché è aiutata da ‘forze esterne’ e investe moltissimi soldi…ha bisogno di essere curato ( Non sono mai stato tifoso della Juventus, ma  non posso non riconoscere che il “Medicus curat, Juventus sanat”). Una cosa voglio precisare qualora avessimo vinto, avrei fatto gli stessi rilievi, ma con meno amarezza.

Penso di rappresentare bene il  pensiero del ‘Gruppo amici di san Nicola’ evidenziando una necessità che al momento deve essere priorità assoluta per il gruppo dirigente del Bari : Bari sportiva necessita di uno stimolo che la faccia sognare e…ricordare. Recuperare nella memoria  le immagini del Bari di Gian Piero Ventura è  un atto che fa bene non solo ai tifosi di fede, ma anche ai tifosi che amano la poesia del calcio, quella poesia che, pur adoperando sempre le stesse parole, ci regala emozioni nuove e mai uguali.

Ventura ha sposato una barese, la signora Luciana Lacriola, per cui da genovese sa che la sua salsa - nonostante le tante ‘pesto(e)’ e corna sprecate nel periodo della grande amarezza - è valida solo se vi è il tocco magico della baresità. Ieri la Salernitana del Mister ha perso in casa con l’Empoli e noi non vogliamo interferire nel sogno degli amici di Salerno. Aspetteremo  con pazienza e poi  ‘dulcis in fundo’ vedremo come procedere e come trasformare un grande impedimento in giovamento.

Per amor  di verità io ho sempre affermato che un eccellente allenatore come Ventura, come è stato possibile  non si fosse accorto che suoi giocatori non facevano per intero il proprio dovere in campo?

Un grande ex calciatore, conosciuto tramite l’amicizia di giornalisti sportivi che hanno raccontato gli ultimi 50 anni di storia agonistica, mi ha ammonito :« La spiegazione possono darla solo coloro che sono stati calciatori di prima fascia». Mi è rimasta strozzata in gola la battuta…’ ho sempre giocato con la fascia di capitano’, forse perché inadeguata. Il bravo direttore Ferri mi aveva consigliato giovedì di evitare di intervenire su una ferita ancora aperta e di attendere qualche giorno. Ho atteso.

Comunque sia speriamo che l’avVENTURA possa ripartire, magari con l’aiuto di Domenico Modugno che nel 1965 scrisse “ Come bella l’avventura/un cavallo e una chitarra/ogni punto della terra/per fermarsi e per andar…”.  Forza Bari e grazie presidente Luigi De Laurentiis.
Nuova Vecchia

Modulo di contatto