La 'Vespucci' a Taranto: l'orgoglio italiano nel mondo ricorda l’impresa dell’asso della vela Agostino Straulino


BARI – 14 maggio 1965. Taranto, Mar Piccolo, mattino. La secca tramontana, rara sorpresa per il luogo, soffia tra le vele della nave-scuola, “Vespucci”, ammiraglia della marina militare italiana che staziona nel mezzo del piccolo mare. A bordo, il Capitano di vascello, Agostino Straulino, comandante, asso della vela italiana, fiuta il vento e scruta lo sbarramento dell’unica via d’acqua, tra castello Aragonese e città. E’ in attesa del momento propizio, per osare contro l’improponibile. Tutti a bordo sono tesi, concentrati all’unisono, pronti al segnale, per una manovra mai tentata. Il ponte girevole si apre. Un fischio a bordo. Ecco il segnale. Le vele si gonfiano. Il Vespucci si allinea, il vento è a poppa. La prora punta senza indugio il canale navigabile. Lo scafo solca silenzioso il blu, tra vento e schiuma di mare e tutto d’un fiato attraversa con i pennoni che sfiorano la terraferma e gli applausi della gente, il canale per il grande respiro nella rada del Mar Grande.

A 55 anni da quella straordinaria impresa velica, l’Amerigo Vespucci al comando del Capitano di vascello, Gianfranco Bacchi, esperto velista, con a bordo 106 corsisti dell’accademia militare di Livorno è tornato a Taranto il 22 agosto scorso per onorare e ripetere l'impresa, unica nella storia, che compì l’Ammiraglio, Agostino Straulino di Lussinpiccolo, campione mondiale di vela.

Per consentire le operazioni del passaggio a vela del “Vespucci”, classe 1931, questa volta dal Mar Grande al Mar Piccolo, e delle sue quattromila tonnellate per gli oltre cento metri di lunghezza e un albero maestro di 56 metri, è stato necessario un piano organizzativo e attendere naturalmente le condizioni meteomarine necessarie.

Questa impresa infatti, ha necessitato dei giusti elementi meteo-oceanografici, considerando che Nave Vespucci può navigare a vela solo con il vento proveniente dai settori poppieri e che risente molto, a causa della struttura dello scafo e del suo pescaggio di circa 7 m, dell’effetto di deriva delle correnti lungo la colonna d'acqua.

Per pianificare l'operazione, il Capitano di Corvetta Ottavio Patulli, docente di oceanografia fisica presso l'Accademia Navale di Livorno, imbarcato sulla Nave Scuola, ha condotto un'analisi statistica sui dati meteorologici ed oceanografici registrati negli ultimi anni per evidenziare se, per il mese di agosto, questi potessero essere favorevoli all’impresa. In quest’ottica c’è stata la collaborazione con il LIC – Laboratorio di Ingegneria Costiera del DICATECh del Politecnico di Bari (responsabile scientifico il prof. Michele Mossa), che ha fornito i dati anemometrici, correntometrici e ondametrici delle due stazioni meteomarine in Mar Piccolo e Mar Grande.

Fatto questo, non isolato. La consolidata collaborazione del Politecnico a Taranto con la Marina Militare si era espressa già il 7 dicembre 2018 in occasione del delicato passaggio nel canale navigabile della maestosa portaerei, “Cavour”.


Il LIC e Taranto. Il Politecnico, sin dalla sua istituzione, vanta una trentennale e consolidata attività con la città di Taranto nei settori della ricerca, della didattica. Tra i grandi laboratori che operano a Taranto si annovera il LIC – Laboratorio di Ingegneria Costiera del Politecnico di Bari, che dispone di due stazioni meteo-oceanografiche che in tempo reale misurano e comunicano un ampio ventaglio di dati sulle acque dei due mari, utili al monitoraggio dello stato di salute dei due bacini e alla navigazione. La stazione nel Mar Grande è stata realizzata nell'ambito delle attività del progetto bandiera RITMARE (Ricerca Italiana per il Mare) e con finanziamento PON R&C 2007-2013. La stazione, operativa dal dicembre 2013, consta di un profilatore correntometrico acustico Doppler, un ondametro, un fluorimetro, un torbidimetro e di sensori meteorologici. La stazione in Mar Piccolo, invece, operativa dal 2014, consta di un profilatore correntometrico acustico Doppler e un ondametro e da un mareografo a ultrasuoni (quest’ultimo operativo dell’anno 2015).

Tali stazioni sono utilizzate per attività di ricerca nel campo dell’idraulica marittima e costiera, ma sono anche di grande utilità per il territorio tarantino per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto e, con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, per le attività connesse alle operazioni di monitoraggio e di dragaggio del Porto di Taranto e, in generale, per collaborazioni con enti pubblici e privati.

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