Amore e unioni al tempo del Covid-19

SANTA FIZZAROTI SELVAGGI - Eduardo De Filippo scrive: “Scusate, sapite l’ammore ched’è?”“L’ammor’ è na cosa /c’addora di rosa…/ca rosa nunn’è/nduvinache d’è?” “E’ rosa?… E scusate, sapite pecché?/“E’ rosa o culore/che serve pammore./L’ammore nun c’è /si rosa nunn’è. ”(omissis)“)“Nun c’è…pecché ‘ammore / èforte delore,ca pare nacosa /c’addora di rosa”.

In questi giorni di preoccupazione e confusione dovuta a un Virus che la fa da padrone e che probabilmente un po’ viene strumentalizzato (il Signore mi perdoni…) ho ritrovato quanto il grande Eduardo ha scritto sulla natura dell’amore. Natura umana sempre assai misteriosa e multiforme, ma l’amore è stato ghettizzato per lasciar posto ad un atto che pur naturale necessita di integrazione con la persona nella sua interezza: non può ridursi ad una parte al posto del tutto. In questi giorni convulsi di piccole “chiusure”, di tragedia economica, di terrore psicologico c’è chi ghettizza sempre di più il sentimento che appartiene agli esseri umani, risultato di evoluzione. In alcune dichiarazioni si invita all’onanismo, in altre a discernere una serie di cose…Mi sembra a volte di essere in una sorta di girandola in balia dei venti. Il sesso è sempre stato “un luogo difficile” vale a dire il luogo delle tante mancanze, frustrazioni, ossessioni, inibizioni, paure, desideri: non è casuale che oggi si tenda ad una dicotomia del sesso dall’amore fino alla pornografia. Con la dicotomia c’è meno coinvolgimento, più consumo, meno pensiero. Un godimento al quale essendo stato attribuito un senso peccaminoso e trasgressivo sembra essere diventato l’unico acme del piacere e di una illusoria libertà. La questione è complessa: si fa l’amore o si ama? E mentre l’amore non esclude la fisicità, il sesso tout court finisce per escludere quella parte fondamentale dell’affettività, del rispetto, del rispecchiamento di sé nell’altro che diviene oggetto di consumo. Oggi Tizio e domani Sempronio…L’amore bisessuale, omosessuale transessuale: certo Amare non è reato ma di amore deve trattarsi, un amore che non leda nessuno e che non turbi alcuno. Sua Santità si è espresso circa le “unioni civili” tra persone dello stesso sesso e se è vero che è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa, bisogna opportunamente riflettere e qualche considerazione forse può essere fatta con il dovuto rispetto per tutti. Da Freud apprendiamo che alla teoria popolare della pulsione sessuale corrisponde assai bene il mito poetico della divisione dell’uomo in due metà – uomo e donna – che aspirano a ricongiungersi nell’amore. Le cause delle identificazioni sessuali sono state oggetto di osservazione in maniera continua e copiosa ma non organizzata. Esse sono troppo varie e siamo tutti troppo strettamente coinvolti in esse per arrivare ad una conclusione univoca e definita. Tra l’inizio del 1905 e la fine del 1926 Freud scrisse un “magnum opus” e durante tale lavoro ebbe l’insight di percepire chiaramente la connessione intima tra sessualità infantile ed adulta e tra le manifestazioni della sessualità precoce e le identificazioni sessuali. (Cfr : Il medico e la condizione del transessuale, S. Fizzarotti Selvaggi, A.Giannakoulas, F.P. Selvaggi , 2000). Questo suo contributo, al di là delle periodiche resistenze, rimane fondamentale per la sessualità, come per perversioni, devianze, transessualismo, bisessualità, omosessualità, feticismo, violenza, sadismo, masochismo, esibizionismo, voyerismo, prostituzione ecc...Freud afferma esplicitamente che una fantasia di tale natura è inequivocabilmente collegata a semplici residui del grande processo evolutivo della sessualità infantile e in particolare a quello che lui ha chiamato “complesso edipico” e a varie forme di difesa contro di esso. In questo lavoro suggerisce, tra l’altro, che si potrebbe scoprire che la relazione con il complesso edipico ha una validità generale per tutta la sessualità infantile e le implicazioni sessuali. E il desiderio, che egli riferì alla sessualità infantile, non è altro che il precursore ed il paradigma della sessualità adulta.” (Cfr: Ib). Ma le convenzioni e le varie dimensioni sociali, i pregiudizi e le difese sono sempre molto complesse e multiple per poter essere facilmente abbandonate .Ma per Freud l’individuo è bisessuale di natura e l’aspetto omosessuale può comprendere ogni sfumatura: dal sentimento alla concretizzazione carnale.

Ma anche se Freud ha legato la bisessualità ad un base biologica, considerava basilare l'influenza della costellazione genitoriale sulla realtà psicologica e sull'identificazione sessuale del bambino. Egli rilevava che il poter internalizzare una rappresentazione simbolica della complementarità dei due sessi richiede una rinuncia del desiderio tipico del bambino di essere o avere entrambi i genitori: la monosessualità, in definitiva, è una rinuncia.

Il classico dilemma di essere di più come la mamma o come il papà implica una rinuncia fondamentale e tutto ciò è molto amletico per tutti. Per l'essere umano, insomma, la monosessualità non è un dato come per l’animale, ma è una elaborazione, qualcosa da raggiungere.

Si devono fare i conti con un desiderio impossibile di incarnare la mamma o il papà.

E' opinione comune che in tutti gli omosessuali vi sia una difficoltà di progredire dall'unità madre-bambino della prima infanzia all'individuazione. Ne consegue che esiste negli omosessuali una fissazione, con la concomitante tendenza alla regressione alla relazione primaria madre-bambino. Questa si manifesta come minaccia di annichilimento personale, perdita dei confini dell' Io e senso di frammentazione.

“Genere ed identità di genere maschile o femminile”, sottolinea Maurizio Fresci ,“non sono sinonimo di sesso maschile o femminile ma connotano il senso soggettivo di essere uomini o donne, mentre sesso maschile e femminile si riferisce alla realtà biologica.

Se la mascolinità e la femminilità fossero il semplice risultato della realtà biologica, questa distinzione sarebbe accademica. Ma non c’è necessariamente una diretta connessione tra sesso ed identità di genere, e quest’ultima dimensione sembra essere essenzialmente il risultato di fattori ambientali ed intrapsichici.” Insomma la questione è complessa come lo sono i rapporti tra uomo e donna , tra tutti gli esseri umani. L’umanità è l’umanità e non vuole pregiudizi ma esige rispetto per tutti, nessuno escluso. In questo senso Sua Santità ha palesato rispettoper le persone indistintamente, siamo tutti fratelli e tutti siamo figli del Creatore. Ma il termine deriva dal latino matrimonium, da mater, madre, e munus, compito. Il matrimonio rendeva legittimi i figli nati dall'unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.I figli necessitano di padre e madre per le varie identificazioni. L’amore tra un uomo e una donna può concretizzarsi in un matrimonio che può generare figli biologici o simbolici , progetti di vita comune e così via…Certo i figli necessitano di identificazioni e di un corpo paterno e un corpo materno: questo deve essere chiaro. Già il bambino è spesso ( anche nella storia) abusato da parte di alcuni, ma con la consapevolezza di oggi non lo si abusi ulteriormente. Le unioni civili sono altra cosa degna di tutto rispetto: l’amore non ha confini, età o altro, non a caso indefinibile è l’amore, ma di questo deve trattarsi. E se non ho compreso male Sua Santità accoglie questa umanità, non la demonizza o penalizza o la ghettizza comprendendo credo le radici delle varie problematiche e tenendo ben presente che l’unione coniugale tra uomo e donna ha altri risvolti e che innanzitutto trattasi per i cristiani di un Sacramento in cui i Ministri sono gli Sposi.

(ANGELA LAZAZZERA 'Tremulo esistere'- 2018 - Olio su tela - 23x20)

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