I canti di Natale nella valle della ‘vestale’ Grazia Galante


La notte di Natale

La notte di Natale/ non si deve dormire,/ si prende il colascione ( antico strumento musicale a tre corde)/ e si va in giro suonando.

Lli lli tirilulì/tredici pecore e un cardellino/e mannaggia al pecoraio/ che le vende così care!/

E’ nato, è nato/ è nato il Redentore che ci ha creati!

Tredici pecore e un cardellino/ saltano di qua e di là/ dicono è nato/ è nato il Redentore che ci ha creati!


LIVALCA (continua) - Finalmente alle ore 19,58 di lunedì 21 dicembre 2020, liberato non solo in senso metaforico di ogni ‘legaccio’, mi appresto a materializzare fra le mani il secondo volume che Grazia Galante, la vestale dei canti popolari del Gargano ( Vox populi, vox Dei), ha dedicato a “ La vadda de Stignane” di San Marco in Lamis.

Per inveterata abitudine - mio padre Mario quando mi lamentavo, perché ritenevo mi mancasse qualcosa, soleva ripetermi ‘mettiti nei panni di quelli che ti stanno dietro, gli ultimi’ - sono partito sempre dall’ultima posizione, qualsiasi cosa avessi deciso di fare o intraprendere, forte della considerazione lapalissiana che se parti in coda puoi arrivare primo, ma se parti in prima posizione oltre non puoi andare, anzi rischi di perdere posti ( Erunt primi novissimi).

In virtù di questo ‘dogma’ ho deciso, oltre mezzo secolo or sono, di iniziare a leggere giornali, riviste e libri in questo modo : controllo la prima pagina e poi parto dall’ultima per una prima veloce, ma spesso accurata, verifica. Dopotutto San Marco, come ci racconta Grazia, è il paese dei ‘canti alla rovescia’ e quello (circostanza accertata da Livalca) in cui spesso comprendono il contrario di quello che tu intendi esporre in virtù della scarsa propensione all’ascolto, non per mancanza di educazione, ma per la convinzione, spesso ma non sempre, giusta di sapere già tutto. Per alcuni si tratta di diffidenza, ma una volta instaurato il sano rapporto sono tutti sani…anzi Siani e Tusiani ( Questo innocente ‘svago’ che avevo proposto a Tusiani mi consente di citare Cosma Siani, docente di Inglese all’Università Tor Vergata di Roma, che recentemente ha pubblicato un e-book stimolante e avvincente dal titolo « Il dialetto in letteratura. Recensioni, Schede Incontri», il testo è suddiviso in sei capitoli, di cui ricordo solo cinque “ Roma, Puglia, Achille Serrao, Panorami e Altre Italia”, pubblicato dalla Cofine di Vincenzo Luciani. Cosma qualora possedessi i versi briosi-spiritosi che Joseph dedicò ai vostri cognomi, fine 2015 o 2016, ti sarei grato per l’invio. Dimenticavo va bene l’inglese ma l’e-book perché non l’hai chiamato ‘libbre’? Avrebbero capito anche ad Ischitella e ti avrebbero celebrato con quel Premio ideato dal tuo editore. Conflitto d’interesse? Ormai in Italia pochi ci fanno…caso).

Andando a ritroso il libro si chiude con una suggestiva incisione su lastra di zinco “ Contadino di ritorno dal bosco” che si deve all’artista Giuseppe Ciavarella. Questa calcografia del maestro Ciavarella non possiede la maestosità del Mantegna, ma può benissimo essere annoverata fra coloro che si ispirano alla ‘maniera larga’ del Pollaiolo. La Galante si occupa di molti tipi di canti : religiosi, alla rovescia, dei soldati, dei politici, del lavoro, del ballo, comici e satirici e quelli ispirati alla quotidianità, ossia voglio scrivere una lettera ma manca la carta, lavarsi al mattino, indossare una nuova gonna…in attesa della minigonna, il vento ( l’amante che bussa alla porta) sbagliando orario ecc. ecc.

Molto ‘vissuto’ il canto dal titolo ‘Duce Duce’, ma non mi soffermo perché non vorrei essere coinvolto sul treno di coloro che stanno stazione per stazione, anzi porta a porta, celebrando un libro di un noto giornalista che, giustamente, pubblicizza il suo prodotto. Nel 1988 feci notare al referente di una notissima casa editrice nazionale che la pubblicità dei libri, specialmente sui canali di Stato, andava ‘regolamentata’.

La sua risposta fu un inno molto in vigore in quegli anni «Il potere logora chi non ce l’ha», ma che ancora oggi non trova una, non dico giusta, ma almeno credibile-fattibile-ineluttabile soluzione. Anzi la passerella continua in maniera ‘invereconda’ al pari di quelli che fanno le gare in cui vi è una sola ditta partecipante, per chiamata diretta, e una sola offerta.

A pagina 218 mi sono imbattuto in una pirografia che ritraeva il Convento di San Matteo, opera che mi piacerebbe visionare in presa diretta, che colloca il maestro Ciavarella tra i pochissimi ‘artigiani’ operanti con questo tipo di tecnica. La pirografia (testualmente scrittura con il fuoco) si realizza con una punta metallica incandescente, su un disegno eseguito come base già in precedenza, e avviene su pelle, cuoio o legno. Ritengo che in questo caso si tratti di legno. Molto esclusivi ed autentici tutti gli altri disegni a penna che illustrano il libro, sempre di Giuseppe Ciavarella. Una costante dei lavori della Galante sono il mastering AMP, opera dello studio del professore Ciro Iannacone. Questo regalo, che la Galante propone con il CD allegato al libro, è un atto di tenero, infinito Amore per la propria terra autoctona, ma principalmente uno strumento che, nelle mani dei sammarchesi sparsi in ogni angolo della terra, assicurerà, a questo lavoro testimoniato su carta e disco, cammino di eterna diffusione.

La ricerca antropologica fatta dalla Galante con l’ausilio di un intero paese, anzi di tutto il circondario come viene bene messo in evidenza citando padre Remigio De Cristofaro da Ischitella, dimostra come sia ampio il raggio d’azione preso in esame : non tramandi solo un ‘canto popolare, ma una serie di attività attinenti, per cui sei sociologo, storico, politologo e tanto altro. Ad ascoltare attentamente i canti comprendi come si commercializzavano i prodotti di prima necessità; come il matrimonio fosse la base di un contratto che divideva, senza volerlo, le persone per casta, censo ed età; come l’autorità fosse rappresentata da regole, leggi e tradizioni; non certo per usare un termine astruso reputo ci si possa rilevare un processo di auto-costruzione dell’individuo sociale, quella che si chiama antropopoiesi.

Ho molto apprezzato la citazione del testo «Il palio delle messi» di Leonardo Aucello: uno dei tanti sammarchesi che pur sapendo che si può dare di più, non ha mai lesinato il suo contributo di studioso solitario, ‘legato’ alla sua terra con le famose catene di appartenenza che non tutti possono vedere e solo pochi ‘sentire’ ai polsi.

La notte di Natale è notte santa

La notte di Natale è notte santa/il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

La Notte di Natale è notte santa: nasce Gesù Bambino nella capanna.


Capanna chi era costui? Non posso non finire con i miei proverbiali ‘volo pindarici’ (Pindaro, nato cinque secoli prima di Cristo, è stato uno dei massimi esponenti della lirica orale greca) che tanto fanno ‘inalberare’ (insieme alle citazioni latine!) il nostro valente direttore e che mi serve per precisare che Puccio Capanna è stato un pittore in attività ad Assisi intorno al 1300, considerato un discepolo di Giotto. La sua arte è stata un elogio alla rappresentazione della luce e del colore. Grazia Galante da quella capanna da cui tutti usciamo, e che in seguito abbiamo chiamato San Marco in Lamis, ha portato al proscenio del genere umano una luce e un colore che sono una peculiare e tipica connotazione de “La vadda de Stignane”. (Fine)

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