Casarano, pensionato sfrattato e casa venduta all’asta

FRANCESCO GRECO - Dai social, Emma Margari, scrittrice, con parole lacerate: “Oggi abbiamo toccato il fondo”. Folli storie di cose, di case, i casi e casini della vita. Che si accavallano e si confondono in terre barocche: potrebbero offrire lo spunto per il plot di una serie Netflix.

La casa topos di una vita, meritevole di immensi sacrifici, da lasciare a chi verrà dopo, è al centro di questa storia, con l’ennesima variante sul tema. Leggiamo di anziani usciti a far la spesa, che tornano e la trovano occupata e dalla giustizia ottengono risposte vaghe. Vecchi dignitosi, ma senza diritti. 

Questa di Casarano (Lecce) è una storia vera, protagonista un pensionato che per qualche debito contratto con la sua attività (ha gestito il cinema cittadino per decenni e poi un negozio di mobili sulla via per Matino), forse non riuscirà a morire fra le mura dove ha vissuto tutta la vita e dove i ricordi dei giorni belli, suoi e della famiglia, sono vivi, rimandano alle “ombre amiche” che il poeta salernitano Alfonso Gatto vedeva nella dimora di Girolamo Comi, a Lucugnano.

Dura Emma: “Oggi io e mio padre abbiamo subìto uno stupro, una violenza, una tortura…”.

Storia di ordinaria, italica burocrazia acefala, farraginosa, incardinata su codici e codicilli, residui feudali che scattano come trappole implacabili. Ma anche di avvocati di paese, di banche deteriorate e di impotenza del cittadino gentiluomo, onesto, lavoratore per tutta la vita, padre esemplare: un uomo vero.

Alla velocità della luce, la sua casa è stata venduta all’asta e Mario Margari è stato portato fuori dai CC. Ma fuori in strada ha trovato una folla partecipe del suo dramma. La stessa che, gennaio 2021, al cinema di famiglia, su iniziativa del maestro di teatro e di vita Paolo Rausa (nato a Poggiardo, vive in Lombardia), aveva manifestato solidarietà, dimostrando che il collante che unisce le comunità è ancora vivo e presente, la merce è divenuta centrale, ma l’uomo regge, non si arrende: sta sul pezzo. “Una procedura assurda”, dice il prof . Rausa da Milano interrompendo la lezione di italiano agli stranieri.     

Meccanismi infernali, spettacolari, che schiacciano come panzer la buona gente, che nessuno riesce a fermare. Pur titolare di altre voci patrimoniali, com’è possibile risarcire i creditori partendo proprio dalla casa di proprietà, svendendola (solo i lampadari valgono quanto l’immobile), peraltro mentre i parenti hanno trovato i soldi per coprire il debito? Possibile che la normativa sia così tranchant e non conceda deroghe, nel paese dove talvolta prima si fa l’inganno, poi si acconcia la legge? 

Digiuni in materia, non ci riguardano le dinamiche giudiziarie, però a Casarano e dintorni tanti si chiedono se ancora è possibile  fare qualcosa: “Ci sono irregolarità oggettive e determinanti, stiamo cercando di far valere i nostri diritti, vedremo…”, dice al telefono Francesco, imprenditore, l’altro figlio di Mario, un pensionato che richiama l’”Umberto D.” di Vittorio De Sica. E i versi del poeta uruguajano Jules Laforgue: “O uomini, che pena infinita che mi fate!”. 

 Amara Emma: “Disumano è colui che non riconosce il valore dell’altro…”. Come non condividere la disperazione dell’autrice di un bel romanzo (I libri di Icaro, Lecce 2021), dal titolo quasi profetico: “Portami al sicuro”?

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