Intervista al Direttore Artistico del Premio Lunezia, Beppe Stanco




Da otto anni ricopre il ruolo di Direttore Artistico del Premio Lunezia e, insieme al Patron Stefano De Martino, sostiene il valore musicale e letterario delle canzoni. Beppe Stanco, foggiano, è un artista poliedrico, nasce come cantautore e durante il suo percorso artistico si specializza come produttore ed autore, nonché come Direttore Artistico di varie manifestazioni in Italia e in America.


Domenica 29 ottobre alle 21.30, al Teatro Civico di La Spezia, andrà in scena l'ultimo appuntamento dell'edizione 2023 del Premio che vedrà la partecipazioni di molti artisti del panorama musicale italiano.

Il Premio Lunezia sarà conferito a Edoardo De Angelis per i suoi album più recenti, l'ultimo dei quali prodotto da Francesco De Gregori. Tra i big premiati l'artista inglese Sophie And The Giants, in vetta alle classifiche europee, Max Pezzali celebrato per i suoi grandi successi, Sergio Caputo icona cantautorale degli anni ottanta che riceverà il Premio Lunezia Antologia per i 40 anni di un Un sabato italiano. Il Premio Lunezia 2023 prevede anche un omaggio a Toto Cutugno, con la presenza del figlio Niko.

Da otto anni ricopre il ruolo di Direttore Artistico del prestigioso Premio Lunezia. Come seleziona gli artisti? 

Collaboro con il Premio Lunezia oramai dal 2015 ed è sicuramente una delle mie collaborazioni più importanti. I big vengono selezionati in base al valor musical letterario delle loro opere, che siano recenti o meno recenti, come nel caso di Max Pezzali per il suo brano “L’universo tranne noi” che quest’anno compiva il suo decimo anno dalla pubblicazione ed abbiamo voluto celebrarlo.

Che ricordi ha dei suoi inizi? Ha fatto la cosiddetta “gavetta”? 

Io penso che senza la giusta gavetta, non si riesce a costruire una solida carriera. Le carriere lampo, per me, lasciano un po' il tempo che trovano.  Sono partito con il sogno di fare il cantautore ed oggi mi ritrovo produttore, con la mia etichetta discografica indipendente, e direttore artistico di varie manifestazioni. Di acqua sotto i ponti ne è passata dalle porte in faccia iniziali alle delusioni lavorative nel corso della vita. Oggi posso dire che sono soddisfatto di quello che faccio ma sicuramente non ci accontentiamo.

Ricordiamo anche quando portò al successo i Freeboys ad X Factor. Com’erano quei tempi? 

Quei tempi erano molto belli, era prima di Spotify, la radio era molto importante e la televisione fatta bene ti dava quella visibilità che ti permetteva di avere un pubblico. L’esperienza con i Freeboys nasceva ancora prima di Xfactor, a Io Canto su canale 5, dove Enrico, Kevan e Simone si conobbero e li mi scattò la scintilla di unirli in una boyband. Abbiamo girato praticamente tutta Italia con decine e decine di concerti sempre con tantissime fan e devo dire che è stato uno dei progetti che più ho voluto e spinto e ci siamo tolti grandissime soddisfazioni.

Quale vantaggio ha portato il digitale nella musica? 

La musica digitale ha portato sicuramente il vantaggio di rendere le canzoni “eterne”. Sai che sono li, che sia Spotify o Youtube, e le vai ad ascoltare ogni qualvolta vuoi.  Ha “resuscitato”, anche in termini economici, vecchie hit oramai che ascoltavi ogni tanto in radio o in tv; questo per quanto riguarda le piattaforme di streaming.  Il digitale invece inteso come tecnologia, nel lavoro della musica e promozione musicale, ha rivoluzionato tutto. Pensa che riesco a collaborare con musicisti straordinari dall’altra parte del mondo, grazie appunto alla tecnologia. Proprio qualche giorno fa ho registrato una batteria dal vivo con un batterista che ha il suo studio ad Hollywood…dal punto di vista della promozione si sono aperti dei canali che prima non esistevano ed un artista puo’ gestire la propria fanbase in modo del tutto autonomo e questa cosa ha un potenziale enorme.

(Beppe Stanco con Angelina Mango)


Uno sguardo all’attuale panorama musicale italiano. Cosa le piace? 

Oggi ci sono tantissimi artisti molto validi. Gli artisti ad oggi hanno molte piu’ possibilita’ di migliorare e di studiare che fino a venti anni erano impensabili. Come detto prima grazie alla tecnologia ed il lavoro quotidiano si possono arrivare a dei risultati incredibili ed ascolto molti progetti davvero interessanti. Le produzioni sono sempre piu’ accativanti, a volte pero’ manca un po’ di “verità” nei brani, cioè, mancano un po di strumenti suonati da vivo che secondo me fanno ancora la differenza

In quale direzione sta andando la musica? 

La direzione ovviamente non te la so dire di preciso però posso dirti che andiamo un po troppo verso l’usa e getta. I brani purtroppo durano una o due settimane se non diventano delle hit dichiarate. Anche un brano di un artista non ai vertici delle classifiche, ma comunque noto, se non rientra in alcune dinamiche di playlist o di circuiti paralleli, anche se è un brano molto bello va a finire che nemmeno l’artista lo promuove durante le sue date…e questo fa si che escono migliaia di brani a settimana e quelli che davvero restano nel tempo sono pochi.. Dovrebbe esserci una regola per la quale un’etichetta non può pubblicare più di “x” brani all’anno per far emergere i progetti migliori già alla sorgente.


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