Treviso, il padre la ripudia ma lei lo sa 40 anni dopo
TREVISO. Per 43 anni ha portato un cognome che non le apparteneva piu', ma la signora Rossana Fanny Uva (oggi Paganelli come la madre) l'ha saputo solo oggi. A quasi mezzo secolo di distanza, quindi, dal pronunciamento del tribunale, quello di Trani. La vicenda - di cui riferisce 'Il Gazzettino' - e' rimasta dal 1967 ad oggi sepolta negli archivi del tribunale pugliese, al quale il padre della donna, dopo la separazione dalla moglie, si era rivolto per il disconoscimento di paternita'.La richiesta fu accolta nel maggio del '67, ma mai comunicata all'interessata.
A causare il ritorno a galla di quella lontana decisione è stata, pochi mesi fa, la morte del padre biologico. E' stato in quel frangente che, al tribunale di Trani, si sono "ricordati" di dover avvisare il Comune di Milano, dove Rossana risultava residente, di quella lontana sentenza. E così, dal capoluogo lombardo, le carte sono arrivate anche al Comune di Casier. "Adesso non sono nessuno - commenta amaramente la donna -. Oltre alle spese da sostenere, è a livello morale che la cosa è devastante". Rossana Fanny dovrà ora andare a richiedere la carta d'identità con il nuovo cognome, Paganelli, ma annuncia un ricorso al Tribunale per danni morali. Nella speranza di non dover attendere mezzo secolo.
A causare il ritorno a galla di quella lontana decisione è stata, pochi mesi fa, la morte del padre biologico. E' stato in quel frangente che, al tribunale di Trani, si sono "ricordati" di dover avvisare il Comune di Milano, dove Rossana risultava residente, di quella lontana sentenza. E così, dal capoluogo lombardo, le carte sono arrivate anche al Comune di Casier. "Adesso non sono nessuno - commenta amaramente la donna -. Oltre alle spese da sostenere, è a livello morale che la cosa è devastante". Rossana Fanny dovrà ora andare a richiedere la carta d'identità con il nuovo cognome, Paganelli, ma annuncia un ricorso al Tribunale per danni morali. Nella speranza di non dover attendere mezzo secolo.
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