Funzionario Regione Puglia ucciso: fermato presunto autore

TARANTO. E' accusato di aver ucciso Giovanni Meo, funzionario della Regione Puglia. Oggi Francesco Cinieri, pregiudicato, e' stato arrestato da agenti della Squadra Mobile della Questura di Taranto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale della citta' jonica, Patrizia Todisco. Il delitto avvenne a luglio del 2008 a Manduria. Cinieri e' accusato anche della distruzione del cadavere attraverso il fuoco, allo scopo di restare impunito, della detenzione e del porto di arma da fuoco e di spari in luogo pubblico.

LA SCOMPARSA - Il 31 luglio la moglie di Meo denuncio' al Commissariato di Polizia di Manduria la scomparsa del marito, impiegato all'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura di Taranto con incarico nel settore fito sanitario. Le ricerche vennero concentrate nella zona tra i comuni di Maruggio e Manduria, coperta dalla cella Vodafone impegnata per ultima dall'utenza cellulare di Meo, che risultava attiva fino al pomeriggio del 30 luglio (data dell'omicidio).
Nella mattinata del 4 agosto i carabinieri della Compagnia di Manduria trovarono, a seguito della segnalazione di un cittadino, i resti carbonizzati della vittima nel bagagliaio della sua auto data alle fiamme all'interno di un fondo agricolo situato in territorio di Uggiano Montefusco (frazione di Manduria).

LE INDAGINI - Gli accertamenti medico-legali avrebbero rivelato che la morte dell'uomo era stata determinata da un colpo di pistola, probabilmente calibro 38, che aveva trapassato il cranio. La scena del rinvenimento (luogo, posizione e condizioni del cadavere) faceva supporre che Meo vi fosse stato trasportato dopo essere stato ammazzato in un luogo diverso.
Le indagini svolte sia dai carabinieri che dalla Squadra Mobile della Questura e dai Commissariati di Manduria e Grottaglie si sono indirizzate verso Cinieri che peraltro era stato scarcerato pochi mesi prima della scomparsa di Meo quando aveva finito di scontare una condanna per omicidio volontario. E' emerso poi che Meo frequentava abitualmente la famiglia di Cinieri ancor prima della scarcerazione di quest'ultimo.
Inoltre il presunto autore dell'omicidio risultava proprietario o, comunque, detentore di un fondo agricolo accanto al terreno in cui venne rinvenuto il cadavere di Meo, luogo difficilmente raggiungibile da chi non conoscesse perfettamente la zona.

IL MOVENTE - Gli inquirenti scartarono altre ipotesi legate alla vita privata e a quella lavorativa di Meo, relative queste ultime in particolare al fatto che si stava occupando di ispezioni fito-sanitarie con il potere di irrogare sanzioni nei confronti di chi ometteva l'abbattimento di piante di palma attaccate dal 'coleottero rosso'. Successivamente hanno scoperto, con elementi raccolti sia nell'ambiente privato che in quello lavorativo della vittima, che Cinieri era in attesa della definizione di due pratiche di finanziamento dalla Regione Puglia in favore dell'agricoltura. Del loro buon esito aveva avuto rassicurazioni da parte di Meo, funzionario nell'Ente regionale che elargisce quel tipo di contributo.
La stessa vittima si era personalmente interessata dell'istruzione di una delle due pratiche. Il movente, delineatosi nel corso dell'inchiesta, e' legato ai debiti che aveva Cinieri, aggravati da una sovraesposizione con le banche, da cui aveva ottenuto un ingente prestito. L'uomo doveva far fronte al risarcimento danni per l'omicidio precedente per il quale era stato gia' condannato. Il buon esito della pratica era una questione di vitale importanza per Cinieri che, nel periodo a ridosso dell'omicidio, appariva ossessionato dalla questione e, conseguentemente, aveva assunto con Meo un atteggiamento piu' che assillante con continui contatti telefonici e personali. Secondo l'accusa, Cinieri avendo visto decadere le proprie speranze nel finanziamento e considerando pretestuose le giustificazioni di Meo, si sarebbe sentito e ingannato da quello che considerava un amico e avrebbe deciso di ammazzarlo.