Amministrative Barletta: a Paolillo, Vitobello e Dipaola il primo round

di Nicola Ricchitelli. All’appello vi mancava il solo Rino Dibendetto (Voglio Te) – pare che al momento la linea scelta dal famoso fotografo barlettano sia proprio quella di non parlare in pubblico - per il resto hanno risposto tutti presente all’invito di Bipress.tv ieri sera nel primo confronto pubblico tra gli otto candidati sindaco che a Maggio proveranno a spodestare Nicola Maffei dallo scranno più alto di Corso Vittorio Emanuele. Il responso del primo round dice inesorabilmente Mariagrazia Vitobello (Pdl), Giuseppe Paolillo (Io Sud), e il senatore Giuseppe Dipaola (Mida-Udc). Per la prima gioca a favore l’aver sin da subito redatto il programma elettorale le risposte quindi prendono spunto proprio dai suoi dieci punti, il secondo – complice anche una minor propensione all’esposizione mediatica – si rivela essere la vera sorpresa della serata, il candidato del partito della senatrice Adriana Poli Bortone intraprende sin da subito la strada del realismo preferendola a quella della demagogia spesso imboccata dai suoi colleghi, mentre per il senatore Dipaola parlano la lunga storia politica e la profonda conoscenza della città. Per il resto da rivedere Enzo Torre (Il Futuro è Oggi) – interessante il suo Piano d’azione bioetico ma le risposte alle tre domande sono risultate essere qualunquistiche, nonché a volte ovvie e popolari – stessa cosa per Sabrina Salerno – il quale paga forse l’emozione della prima uscita pubblica e l’esordio in assoluto in una campagna elettorale – mentre bocciati Michele Rizzi – il quale non riesce ad andare oltre i soliti discorsi ideologici e populistici legati alle sue battaglie – ma soprattutto Ezio Spina più folcloristico che altro, il suo progetto politico “Insorgenza Civile” convince poco, alla fina risulta essere un vero e proprio corpo estraneo, privo di idee se non discorsi retrogradi e privi di soluzioni, una presenza ancor oggi da giustificare visto che pare proprio che alla fine dovrebbe fare un passo indietro e appoggiare il sen. Giuseppe Dipaola. Nel mezzo Nicola Maffei, per il sindaco uscente una serata sostanzialmente tranquilla, certo gli attacchi non mancano, ma l’ingegner – professore si difende per quel che basta in pubblico per poi mostrare i denti tramite Facebook attaccando “alibito” la professoressa Vitobello: «Sono allibito: la Vitobello critica la gestione del modello cultura da me sostenuto e però nonostante, come lei dice, sia all'opposizione, è ancora oggi presidente della commissione cultura di un'amministrazione di centrosinistra». Si parte dalla questione ambiente, inevitabilmente l’accento cade sulla parola Timac e Cementeria, per molti la soluzione tra incoerenza e demagogia è la delocalizzazione, nel mezzo la posizione del sen.Giuseppe Dipaola:«Barletta dopo vent’anni avrebbe bisogno di essere rivoltata come un calzino.Quando si vuole qualcosa è giusto che si baratti, oggi però è giusto rivedere la questione, ma soprattutto realizzare un Pug che ha come oggetto il recupero e il riuso del territorio al fino di riutilizzare la zona industriale», ma soprattutto dell’avv. Giuseppe Paolillo:«Nella domanda c’è la risposta, immaginiamo di dover trasferire questi due aziende, bisogna innanzitutto trovare le aree dove localizzarle, trasportare apparecchiature, macchinari, chi pagherà questi costi? La cosa è irrealizzabile, bisognerebbe quindi salvaguardare i barlettani in un altro modo e quindi attraverso le innovazioni tecnologiche. Inoltre solo investendo sulla ricerca scientifica e sullo sviluppo tecnologico sarà possibile creare nuovi posti di lavoro». Di diverso avviso la posizione della professoressa Vitobello:«Questioni come salute pubblica e vivibilità sono contenute nel punto 8 del mio programma. Timac e Cementeria sono due questioni risolvibili, ma bisogna dare comunque dare delle risposte alle aziende, e pensare come riqualificare quelle zone. Inoltre bisognerebbe pensare a delle zone per il verde pubblico, bisogna individuare delle zone Pirp che io individuerei in Via Foggia, bisogna creare un equilibrio tra interessi della città e interessi delle aziende». Da Enzo Torre arrivano riferimenti al suo Piano d’azione Bioetica, per Sabrina Salerno la situazione cementeria è risolvibile ma deve essere preceduta da step che portino l’insediamento produttivo a diventare centro di riciclo e riqualificare quindi le professionalità dei lavoratori. Quando poi si arriva alla questione vivibilità - argomento oggetto della seconda domanda – da molti arriva tutto fuor che una risposta chiara e precisa, ognuno tira in ballo la prima cosa che gli viene in mente sia che essa si chiami Bar.s.a. sia che esso sia un attacco al sindaco Nicola Maffei. Proveranno a rispondere ancora una volta il senatore Dipaola:«Dobbiamo recuperare da questa città i suoli inutilizzati specie dalle parti di Via Barletta», quindi la professoressa Vitobello che si richiama al suo programma elettorale, Enzo Torre:«vivibilità può significare anche agricoltura biologica, e quindi tutte quelle iniziative che servono per salvaguardare aria e acqua», che ne ha anche per la Bar.s.a. «la Bar.s.a. perché si occupa di tutto? Dovrebbe avere un indirizzo ben preciso, e lasciare ad altri le attività in eccesso», sulla stessa lunghezza d’onda Michele Rizzi:«privatizzare significa limitare i diritti dei lavoratori. La Bar.s.a. andrebbe municipalizzata. In ottica di federalismo demaniale perché non costituire cooperative di dissocupati per la gestione delle spiagge?» e quindi l’avv. Paolillo: «Nessuno ha parlato di programma per la città che coinvolga amministrazione e cittadini. Non vi sono progetti per riutilizzare il Parco dell’Ofanto, delle Saline e delle Murge. Sulla riviera di Ponente perché non pensare a delle aree piene di verde e prive di cemento?». A chiudere la questione lavoro, per il senatore Dipaola:«questa città va rifondata. Da una parte c’è l’accentramento delle attività, dall’altra il nulla. Tutta Barletta deve essere vivibile», l’avv. Paolillo:«questa città è in una situazione tale che è facile da poterla riprogrammare, deindustrializzazione, pesca morta. La soluzione? Barletta, non può essere intesa come una contrada, ma ha bensì il diritto di avere esponenti che la sappiano valorizzare». Insomma alla fine ne vengono fuori ben 200 minuti di noia ed apatia complice anche un meccanismo che ha spesso imbavagliato i candidati, ma che in vista di iniziative future andrebbe rivisto.

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