Governo: superato il voto Romano, ora c'è la prova dell'economia


ROMA. L'appuntamento di oggi per la maggioranza e' il seminario sulle dismissioni che si tiene presso il Ministero del Tesoro a cui parteciperanno anche Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. L'iniziativa segue il confronto con le parti sociali che si e' tenuto ieri per verificare un largo accordo sulle prossime scelte economiche da parte del governo.

L'incontro al ministero del Tesoro ha l'obiettivo di definire un piano di vendita degli immobili di proprieta' pubblica in modo da avere ulteriori introiti da destinare al taglio del debito pubblico. Secondo le indiscrezioni, il governo si orienta a escludere la cessione di quote di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna mentre l'attenzione e' rivolta in particolare alle municipalizzate.

Il seminario si inserisce nel lavoro del ministro Tremonti che sta preparando i decreti volti a favorire la crescita che dovrebbero essere approvati da una riunione del Consiglio dei ministri entro due settimane e che saranno discussi in modo preliminare gia' nel Cdm fissato per domani sera alle 20.

Sara' interessante verificare nella giornata di oggi se tra Berlusconi e Tremonti si e' ritrovata davvero una positiva sintonia dopo il faccia a faccia dei giorni scorsi e il vertice di maggioranza di martedi'. Il premier, in quella occasione, aveva rassicurato i critici verso l'operato del ministro dell'Economia assicurando la massima collegialita' nelle scelte economiche dell'esecutivo e aveva escluso una cabina di regia con il compito di controllare l'operato di Tremonti.

Il governo ha intanto superato un altro scoglio. Ieri la Camera con 315 no e 294 si' ha respinto la mozione di sfiducia dell'opposizione nei confronti di Saverio Romano, ministro delle Politiche agricole, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. L'esito del voto ha confermato ancora una volta che il governo ottiene la maggioranza ogni volta che la Camera e' chiamata a una verifica.

Nel Pd e' invece polemica per il voto di astensione sulla mozione di sfiducia dei 6 deputati radicali eletti come indipendenti nelle proprie liste. Quest'ultimi, per protesta nei confronti del voto del Senato che ha respinto all'unanimita' l'ipotesi di una amnistia per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, tema su cui da tempo e' impegnato Marco Pannella, hanno deciso di dissociarsi dal voto del Pd sul ministro Romano in modo da rendere piu' visibile la propria posizione. La scelta dei radicali e' stata fortemente stigmatizzata da Dario Franceschini, capogruppo del Pd, che per oggi ha convocato l'assemblea dei deputati piddini dove si discutera' anche del caso verificatosi ieri nell'Aula di Montecitorio.

Potrebbe essere votato in questa sede un documento di censura sul comportamento dei radicali o addirittura potrebbe essere messa ai voti la proposta della loro espulsione dal gruppo del Pd.

Superato il voto sul caso Romano per il governo c'e' gia' un altro problema da affrontare. Resta infatti aperto il nodo Bankitalia. Non c'e' infatti accordo sulla nomina del nuovo governatore. Giulio Tremonti insiste su Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. Berlusconi non ha cosi' potuto avviare la procedura per la nomina, che sembrava scontata, di Fabrizio Saccomanni, appoggiato da Mario Draghi, governatore uscente e in procinto di guidare la Banca centrale europea.
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