San Nicola, simbolo di pace e di ecumenismo

di Vittorio Polito. Molte testimonianze confermano che San Nicola ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d'Occidente, in quanto simbolo di pace e riconciliazione fra gli uomini, segno di unità nella chiesa, punto di convergenza e di irraggiamento nell’ambito degli itinerari giubilari sulla rotta dei due Poli. Egli è uno dei Santi più popolari del calendario liturgico, conosciuto e venerato in tutto il mondo sin dal medioevo, quando la grandezza dei suoi miracoli era nota ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia. È protettore dei bambini, dal momento che, in occasione del Concilio di Nicea, il Vescovo di Mira, invitato insieme ad altri 300 vescovi, si fermò in una locanda: l’oste, grasso e con il viso segnato dal sole, servì della carne prelevata da un tino, conservata in salamoia. Il Santo intuì ciò che il malvagio oste aveva compiuto, aveva cioè sacrificato tre fanciulli e riposto i resti nel contenitore della carne. Il Vescovo chiese di condurlo lì dove conservava le provviste: giunto in cucina, avvicinatosi alla giara sollevò la mano in segno di benedizione, e questa, come per incanto, si scosse, sussultò, tremò, facendo apparire risanati, tra il terrore dell’oste, i tre ragazzi che fuggirono verso il loro villaggio.

Quantunque parta da Bari la più nota ed amata figura del mondo dell’infanzia, come ricorda Nino Lavermicocca nel suo libro “Bari Vecchia” (Adda Editore), per il portatore di doni per eccellenza, Santa Klaus (O Santa Claus), nella nostra città non vengono prese iniziative, al contrario di quanto avviene in Austria, Svizzera, Germania, Francia, Olanda e Belgio. In alcune Università, sin dal medioevo, a Parigi, Orléans, Montpellier, Cahors, Eton, Cambridge, Glasgow, Salamanca, Bologna, Padova, Siena, le associazioni di studenti avevano eletto da tempo San Nicola come patrono e si attendeva con ansia il giorno della festa per inscenare manifestazioni di baldoria e organizzare banchetti. Il nome di Nicola si diffuse in molte parti del mondo e numerose chiese furono dedicate al glorioso santo.

Bari, città-culla di San Nicola, nonostante disponga di notevole patrimonio religioso, storico, tradizionale e folklorico, fa poco o nulla per rilanciare il grande Santo con tutte le attività che potrebbero essere a lui legate, anche dal punto di vista culturale e commerciale. A questo proposito Lavermicocca ricorda che a Nancy, Strasburgo, Friburgo, Magonza, Colonia, Amsterdam, Bruxelles, Gand, San Nicola è diventato il buon vegliardo che distribuisce doni, per cui si formano tra il 5 e 6 dicembre, cortei piccoli e grandi che girano casa per casa per raccogliere fondi. In genere i padri vestono i panni del Santo, apparendo nell’insolito abbigliamento ai figli stupiti. In altre città sono i giovani ad indossare i panni del vescovo. La stessa cosa si potrebbe fare a Bari coinvolgendo bambini e scuole. Anzi, si potrebbe dedicare al nostro protettore la serata dell’inutile notte dei fantasmi, meglio conosciuta come Hallowen, il cui unico significato è meramente commerciale. E perché non coinvolgere venditori di dolciumi a preparare, come a Losanna, i biscotti di San Nicola, o vendere pacchettini del Santo contenenti riproduzioni in cioccolato della moneta detta “Nicolino d’oro”? E perché non richiedere agli erboristi o ad altri distillatori di preparare un Elisir di San Nicola, come fanno in molti altri Santuari?
Nel Mediterraneo numerose città (Antalja in Turchia, Leon in Spagna, Venezia, Rimini e Genova), sostengono di possedere spoglie del Santo. Sicuramente la città di St. Nicholas de Port, presso Nancy in Francia, conserva, nella sua Basilica alcune reliquie nicolaiane. La Cattedrale dei Vichinghi in Groenlandia è consacrata a San Nicola, mentre gli spagnoli chiamarono “guado di San Nicola” l’attuale Jacksonville.
D’altro canto un Santo come Nicola non poteva che dimorare a Bari, dal momento che la nostra città, al di là di curiosità e leggende, nella sua triplice dimensione di città ecumenica, europea e mediterranea, reca nella sua storia i tratti del sovrapporsi di molteplici civiltà e culture: romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna, angioina, aragonese, ecc., identificando il suo destino in quello di San Nicola, Santo universale.
E dal momento che San Nicola è anche patrono della Russia e della Grecia, protettore dei fanciulli, degli avvocati, dei mercanti, dei marinai, dei prigionieri e degli studenti, viene spontanea la domanda: perché non proclamare San Nicola anche Patrono e protettore del Mediterraneo?

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