Michele Emiliano alla presentazione di "Agroalimentare: alternativa possibile?"

BARI. Il sindaco Michele Emiliano ha partecipato questa mattina alla presentazione del Convegno “Agroalimentare: alternativa possibile?”, in programma il prossimo 3 dicembre presso l’aula magna “Aldo Moro” della sede universitaria di Taranto.
“Questo convegno servirà ad aprire una riflessione tra imprenditori, università, istituzioni, professionisti, associazioni e cittadini - ha spiegato il promotore dell’iniziativa Patrizio Mazza, consigliere regionale della Puglia - per il rilancio dell’agroalimentare. Le potenzialità dell’agroalimentare rappresentano una leva trainante dell’economia pugliese, e crediamo rappresentino il futuro specialmente dell’area di Taranto”.

“L’industrializzazione deve adattarsi ai tempi e va affiancata in questo percorso - ha spiegato il prof. Vito Santamato dell’Università degli Studi di Bari - occorre potenziare il sistema di servizi e turismo; e in quest’ottica l’agroalimentare è un tassello fondamentale, considerando che questo settore si attesta al 35% del Pil pugliese”.

È intervenuto in conferenza stampa anche Antonello Del Vecchio, della segreteria nazionale Slow Food, che ha detto: “Slow Food è un movimento culturale che è riuscito a rivoluzionare il campo dell’educazione alimentare. È  necessario puntare sulla formazione a livello giovanile in agricoltura, se si considera che oltre il 60% degli operatori del settore ha superato i sessant’anni e solo il 7% sono giovani. Inoltre, se vogliamo rilanciare l’economia agricola in questo Paese, dobbiamo rilocalizzare produzione e consumi. Accorciare la filiera significa ridurre il numero di intermediari e portare i prezzi a livelli abbordabili, con un risparmio complessivo per produttori e consumatori. Le associazioni possono supplire solo in parte alle carenze istituzionali, ma la politica deve fare la sua parte”.

Le conclusioni sono state affidate al sindaco di Bari Michele Emiliano: “A Bari stiamo tentando di attuare questa politica di riduzione della distanza fra consumatori e produttori anche utilizzando la tecnica dell’orto urbano, che mira ad abitare tutte quelle aree di campagna abbandonate o improduttive. Aree che passano spesso inosservate ma che possono essere riutilizzate e recuperate. Speriamo che questo tipo di impostazione serva soprattutto a diffondere un messaggio culturale. Credo infatti che le economie moderne debbano essere fondate sulla capacità di tenere insieme un modello di sviluppo sostenibile che coniughi crescita economica e rispetto dell’ambiente. Lo sviluppo non può costare la vita delle persone e questa riflessione collettiva non può che partire da Taranto”.

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