Come salvare il dialetto barese
di Vittorio Polito - La Gazzetta del Mezzogiorno nella pagina de “La Gazzetta di Bari” dell’8 agosto scorso ha posto all’attenzione dei lettori una foto con la scritta «Salvate la lingua barese».
Il dialetto barese è scritto da sempre in modo differente dai singoli autori, ognuno dei quali ha adoperato proprie regole, dal momento che norme condivise non esistono. Stiamo parlando di autori del calibro di Francesco Saverio Abbrescia (canonico e docente di materie letterarie), di Vito Barracano (laureato), di Giuseppe Capriati (ragioniere e funzionario del Comune di Bari), di Peppino Franco (giornalista), di Giuseppe Lembo (avvocato e giurista), di Natale Lojacono (farmacista e giornalista), di Davide Lopez (avvocato e dialettologo), di Antonio Nitti (avvocato), di Agnese Palummo (educatrice), di Gaetano Savelli (poeta in lingua e scrittore, autore, tra l’altro, della Divina Commedia tradotta in dialetto barese), di Giuseppe De Benedictis – Giudebbe – (medico e scrittore). Per non parlare di Pasquale Sorrenti, Giovanni Panza, Arturo Santoro, Domenico Triggiani, Francesca Romana Capriati, Vito De Fano, Nicola Gonnella, Vito Antonio Di Cagno, Marcello Catinella, Vito Maurogiovanni, Luigi Canonico, tutti autori di gran pregio che hanno scritto il dialetto barese “a loro modo”, apprezzati dai lettori per la loro produzione letteraria e dal pubblico che ancora oggi assiste con gradimento alle rappresentazioni delle opere teatrali in dialetto barese.
Nella nota citata si parla di una sola grammatica che non è certo il Vangelo, in realtà ve ne sono altre (Davide Lopez e Adamo Lacalendola) che vengono sistematicamente ignorate. Nella nota del quotidiano, Felice Giovine ha dichiarato che «Chi crede che il dialetto barese possa scriversi come si vuole è un presuntuoso ed ignorante. Esiste una grammatica - curata dallo stesso – che molti ignorano e personalmente mi sento offeso come credo lo siano tutti i baresi che vogliono bene alla propria città».
Non è credibile che tutti coloro che scrivono il dialetto “a modo loro” siano “presuntuosi e ignoranti”, come dice Giovine, non considerando che egli stesso usa solo le regole della grammatica da lui curata.
Alla luce di quanto sopra va detto che per mettere fine a queste inutili polemiche l’unica grammatica che potrà essere adottata dovrà avere l’ufficialità di dialettologi e studiosi di chiara fama e non essere imposta da 2-3 persone: tutto ciò ha sapore di faziosità e non salva affatto la lingua barese.
Allo stato attuale Centri Studi, Accademie, Seminari e presunti Comitati per la difesa della baresità non hanno approdato ad alcun risultato concreto sull’argomento, anzi hanno complicato ancor di più la questione.
Pertanto in attesa della grammatica ufficiale, con un po’ di umiltà, senza salire in cattedra, senza arroganza, senza presunzione e senza sentirsi depositari della verità, si potrebbero unire le forze nel tentativo di salvare almeno in parte il nostro dialetto.
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