Scuola, lunedì il primo giorno...

di Maurizio Parodi (pedagogista) - Porre il bambino al centro della scuola significa liberarlo da ogni paura, motivarne significativamente il lavoro, farne occasione di gioia condivisa da una comunità di compagni che non siano in competizione, che non appaiano tra loro antagonisti, dare spazio alla sua esperienza, valore ai suoi sentimenti, sostegno alla sua ricerca. Spetta all’insegnante decidere come impostare l’intervento, scegliere tra due opposti orientamenti, e stabilire se agisce per asservire o per liberare.

"La scelta dei docenti – spiega Mario Lodi - avviene il primo giorno di scuola e determinerà e condizionerà tutto il lavoro successivo; di fronte a quel gruppo di bambini sconosciuti essi possono optare per una di queste soluzioni:

a) renderli subito docili, timorosi e formalmente efficienti nella dipendenza dal docente che valuterà via via i risultati operativi e i comportamenti in funzione del programma. In questo caso i bambini svolgeranno esercizi scolastici valutati non tenendo conto del punto di partenza individuale, ma in relazione agli altri. Si crea così una competizione: i più "bravi" saranno gratificati dai docenti e dai genitori, gli altri rischiano la frustrazione;

b) accoglierli come persone che hanno già sei anni di esperienza e di conoscenze, far loro capire, con i fatti, che a scuola si trovano fra amici, tutti diversi, che iniziano l'avventura del vivere insieme. In questo caso la diversità è un valore, ognuno darà secondo le sue capacità. La partecipazione creerà, di giorno in giorno, un ambiente collaborativo in cui ognuno si sentirà valorizzato e stimolato a dare il meglio di sé. Comincia così a delinearsi una piccola società di diversi, uguali nei diritti e nei doveri, che stabiliranno insieme le regole della buona convivenza. Sono i primi passi del "branco" verso la comunità".

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