Dal Salento all'Africa all'India: la guerra di Borrello

di Francesco Greco - La forza gliela diede l'amore per la famiglia e per la patria, ma anche la speranza in un mondo migliore, la fiducia nel prossimo, la fede. Durante la prigionia chiedeva i libri a Firenze (dove nel 1936 si era diplomato al Liceo Artistico), scrivendo al paese (Gagliano, sud Salento, il paese di Vincenzo Ciardo): pensava a quando tutto sarebbe finito. Quando (dicembre 1940) fu fatto prigioniero dagli Inglesi in Africa, a Sidi El Barrani (nonostante gli italiani di stanza fosserro220mila e gli inglesi appena 40mila) perse tutto: salvò solo qualche foglio di carta dove tenne un diario.

Così Francesco Borrello riuscì a tornare a casa, a darsi un futuro, come uomo e come professionista: si laurea nel 1952 in Architettura a Firenze. E oggi abbiamo il ritratto di un uomo vero, un meridionale orgoglioso che crede nella forza delle idee, nel fuoco della cultura per aprirsi un varco nella vita, nella speranza e nella lotta che tengono vivo qualsiasi uomo. Fu più forte della guerra e restò padrone del suo destino.

E oggi, grazie al figlio Piero, abbiamo quelle pagine di diario, lettere, foto, disegni (persino il campo di concentramento di Yol, in India, alle falde dell'Himalaya, dove trascorse la prigionia dopo che gli Inglesi ebbero preso Sidi El Barrani, fine 1940). Efficaci, essenziali come di quelle dei grandi inviati di guerra, da Montanelli alla Fallaci. “Memorie di Guerra” (Diario e lettere di Francesco Borrello, 1939-1946), Pensa Multimedia editore, Lecce-Brescia 2013, pp. 180, euro 13 ha la forza vivida della presa diretta, senza alcun filtro. Un uomo è solo con se stesso, la disperazione sta per afferrarlo, ma non ci riesce, perché egli è più forte.

E poi Borrello dava grande importanza ai rapporti interpersonali.

“L'idea di questo lavoro è nata dal mio desiderio di salvare dal tempo e dall'usura il diario, le lettere, le foto e altra documentazione utile del periodo che papà trascorse in armi durante la seconda guerra mondiale”, osserva nell'introduzione Piero, uno dei cinque figli (gli altri sono Maria Cristina, Roberto, Paola, Anna) che ha curato il riordino e la pubblicazione del materiale. Per ovvie ragioni, molta corrispondenza non ci è pervenuta: la censura l'ha bloccata.

Il sottotenente Borrello (era nato a Barbarano del Capo il 18 dicembre del 1913, primo di dodici figli, se ne andò ancora giovane, il 5 maggio del 1977: non superò un intervento chirurgico) è una bella penna, e ha una anche una bella calligrafia. E' un uomo curioso, dotato di una intelligenza vivace: nota ogni sfumatura, sia del paesaggio che sulle facce dei commilitoni e della vita militare (ricopia in inglese un menù inaspettato nei primi giorni in India), sa di strategie militari, di armi.

A suo modo è un intellettuale. Si può dire che vive una doppia vita: in Africa e poi in India e al suo paese: intrattiene infatti una fitta corrispondenza con la famiglia, soprattutto un sacerdote, don Vito Lecci (fratello della madre Filomena), parroco di Salignano (frazione di Castrignano del Capo). Dal deserto africano, giugno 1940, alle montagne indiane (dall'aprile 1942), Borrello costruisce il suo futuro. A Gagliano ricordano ancora il suo matrimonio (nel 1963, con Silvana Muscatello), ma anche la bravura di architetto, che firmò il progetto dell'ospedale “Daniele-Romasi”, della scuola media, la caserma dei CC, il mercato coperto e altre opere in tutta la Provincia leccese. Ecco un uomo che deve essere consegnato alle nuove generazioni affinché sappiano di cosa è impastato il sangue che scorre nelle loro vene.

1 Commenti

  1. https://www.facebook.com/MemorieDiGuerra
    https://www.youtube.com/results?search_query=memorie+di+guerra+borrello

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