Il filosofo Bagnardi si avventura ‘Sul sentiero dei trecolori’ sempre con la Levante editori

di LIVALCA - Siamo al 42° volume della collana Ethos, diretta da Francesco Bellino e Irene Cavalli. Si tratta del nuovo libro di Donato Bagnardi “Sul sentiero dei tre colori.Dal neoliberismo alla cultura del dono” (Levante editori – Bari).

La prefazione è del prof. Mauro Mantovani, Rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e ordinario di Filosofia teoretica. Leitmotiv dell’opera: la critica al neoliberismo, additato come il principale responsabile della crisi odierna. Di esso si rilevano i postulati, si ricostruiscono la genesi storica e filosofica e il complesso cammino di affermazione. Ma se ne individua anche un sentiero di superamento. È il sentiero tricolore che abbina il rosso alla lotta per la giustizia sociale, il blu all’aspirazione alla libertà, il verde alla speranza che si genera dal dono. Giustizia sociale, libertà e dono fanno, così, da assi portanti del libro. Ma il ruolo decisivo è affidato al dono che riconnette libertà e giustizia sociale, a risanamento del loro scollamento ora in ottica collettivistica dove la giustizia separata dalla libertà giustifica il conflitto, ora in ottica neoliberistica dove la libertà scollata dall’equità motiva il profitto.

Il libro vuole così inaugurare una cultura del dono, per lungo tempo ostacolata o negata sia in un dare per dovere (visione statocentrica) che in un dare per avere (visione neoliberistica). Soprattutto, intende promuovere un “nuovo pensare” capace di dar luogo a una nuova visione di vita, alla base di un “nuovo umanesimo”.

Tantissimi i riferimenti e gli incroci culturali che Bagnardi procura, riportandosi a correnti ed autori, filosofi, sociologi ed economisti che, in diverso modo, accoglie e critica in parte o in tutto, quali: Marx, Polanyi, la Scuola di Francoforte, Hayek, Lyotard, il “pensiero debole”, Bruni e Zamagni, Demaria.

Numerosi anche i rimandi alle Encicliche della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, pur rimanendo il testo, come sottolinea il prefatore, «“sanamente” laico, e aperto al dialogo sul terreno proprio della cultura e della società. Lo stesso Mantovani riconosce che il libro rappresenta un significativo contributo ad una lettura attenta dell’attuale situazione culturale e sociale, per offrire una prospettiva di orientamento e di indicazioni rispetto alle principali sfide che stiamo vivendo. E conclude affermando: Lavorare per passare dal neoliberalismo alla cultura del dono, ci mostra dunque l’autore, può essere senz’altro un modo per rimanere nel ricordo come persone che non hanno abdicato dal proprio compito nella storia di oggi, davvero […] “stupenda e drammatica».

Il libro, ponendosi in continuità con i due precedenti lavori di filosofia dell’Autore: Costruttori di un’umanità nuova - 2007, e Luci sul terzo millennio - 2012), editi con gli stessi tipi di Levante editori - Bari, completa una trilogia di studi che va significativamente ad arricchire il quadro delle ricerche filosofiche contemporanee. Specie in un momento in cui ancora a fatica si intravede la luce alla fine tunnel. Il tunnel della crisi del pensiero e dell’economia.

Al termine della faticosa, anche se piacevole, lettura di questo colto saggio sono andato a rivedermi un vecchio volume su Giuseppe Mazzini e ho trovato quello che cercavo; afferma il patriota, politico, giornalista e filosofo: “Il pensiero è la comunione dell’anima vostra con l’anima dei vostri fratelli ed è l’unica via di progresso che abbiamo”. Ad oltre un secolo e mezzo da questa affermazione ritengo che quella prospettiva sia sempre valida.

In tema di economia Jean Mistler, uno dei grandi numi tutelari della cultura francese, era solito affermare: “È difficile mettere qualche cosa da parte: i cibi si guastano, i vestiti si tarlano, i soldi si svalutano e la virtu’ si irrancidisce”.

Se Lucano Marco Anneo intorno al V secolo a. C. affermava: “La virtù è tanto più dolce quanto più ci è costata” vuol dire che 2500 anni poco hanno insegnato alla popolazione del mondo. Il professor Bagnardi ha avuto il potere di mettermi in crisi: dopo il voto di Napoli, Roma e Milano rileggerò il suo libro. Nell’attesa mi piace evidenziare che il filosofo ha ottenuto dalla sua città natia il Premio Locorotondo nel 2014 con una motivazione che ci rivela un uomo non solo con la testa fra le nuvole, come vengono amabilmente‘apostrofati’ i filosofi, ma validamente e produttivamente radicato sul territorio:’…per il contributo alla realizzazione del legame generazionale nella propria comunità, attraverso i suoi studi filosofici e le numerose pubblicazioni di storia locale’.

Amico lettore, per un mero refuso tipografico, a pag.110, nono rigo, vi è scritto ‘sostituita’, invece di ‘sostituito’: il perfezionista Bagnardi mi ha telefonato per evidenziare l’involontario errore. L’autore di queste note ha conosciuto tanti emeriti studiosi precisi, caparbi, ostinati, ma non gli era ancora capitato una persona che pensasse che possa essere pubblicato un libro senza ‘refusi’. Illustre professore Bagnardi mi auguro che negli anni in cui ha insegnato non abbia sottoposto i suoi allievi ad una precisione tanto maniacale e ossessiva, perché ai nostri giorni sarebbe definita…persecutoria. Si goda la gioia di aver pubblicato un libro raffinato ed elegante che il suo editore porterà in giro per il mondo, compresa la vocale sbagliata. La sua telefonata mi ha fatto ricordare una splendida frase di Oscar Wilde che, probabilmente non placherà la sua ansia da perfezione, ma le farà capire che è un uomo fortunato: “Le uniche cose che non si rimpiangono mai sono i propri errori”. Chiaramente il fortuito ‘errore’ della vocale lo attribuiremo all’editore, nella speranza che non abbia rimpianti di percorso, perché il filosofo Bagnardi è infallibile, nei limiti in cui gli esseri umani riescono ad esserlo.

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