Caporalato, Cisl: "agire subito". 15mila in piazza a Bari

BARI - Un lavoro regolare, tutelato ed equamente compensato: lo hanno chiesto i braccianti e gli operai agricoli che questa mattina a Bari sono scesi in piazza in occasione della manifestazione nazionale indetta da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil per dire no al caporalato, allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro. Ad aprire il corteo di oltre quindicimila persone i segretari generali di Fai, Flai e Uila, Luigi Sbarra, Ivana Galli e Stefano Mantegazza.

"In quindicimila oggi abbiamo detto basta al caporalato e allo sfruttamento sui campi; abbiamo rilanciato la centralità della contrattazione e del contratto nello sviluppo del settore; abbiamo inviato un messaggio a istituzioni e rappresentanze datoriali. Serve un'alleanza, un patto per il riscatto del lavoro agricolo che non può prescindere da tre azioni: l'approvazione immediata del ddl di novembre contro l'intermediazione, una più giusta normativa sui voucher e lo sblocco dei contratti provinciali del lavoro".
Lo ha detto Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai Cisl, intervenendo a Bari alla manifestazione nazionale unitaria contro il caporalato organizzata da Fai, Flai e Uila, che ha visto sfilare oltre 15 mila braccianti provenienti da tutta Italia.

“Il ddl 2217 annunciato quasi un anno fa in recepimento delle richieste del sindacato va approvato immediatamente. Si individui una corsia preferenziale o si consideri l’ipotesi di procedere con decretazione d'urgenza: le condizioni ci sono tutte. Tra pochi giorni migliaia di braccianti saranno sui campi per le grandi raccolte. Quello che il governo non può fare è starsene fermo in attesa di nuovi eventi luttuosi".
Duro il giudizio sull'innalzamento a 7 mila euro la retribuzione mediante voucher disposto recentemente dal Cdm.  “E' macelleria sociale, il senso è: più voucher, meno contratti, un colpo micidiale ai diritti, all’assistenza, al Tfr, alla malattia, agli ammortizzatori sociali. I contratti provinciali agricoli sono già estremamente flessibili: non  c’è alcuna ragione per destrutturarli in questo modo. Il governo torni sui suoi passi e affidi alla contrattazione la definizione delle nuove regole”.

Attenzione va posta sulle "centinaia di migliaia migranti che lavorano senza alcuna tutela nei campi. È verso di loro che si esercitano le forme più violente di paraschiavismo. Un’onta per l’Italia e per l’intera Europa. Chiediamo ai Prefetti di convocare subito sui territori i tavoli di coordinamento previsti dal Protocollo del 27 maggio. Dobbiamo passare alla fase operativa, mettendo in campo progetti di sistema che rilancino integrazione, sicurezza, trasporti, politiche abitative”.

“Chiediamo una svolta sulla Rete di qualità, con il coinvolgimento della bilateralità sui territori. Troppo poco è stato fatto finora dalle associazioni datoriali per promuovere la Rete, ma è anche vero che manca premialità, con forme di decontribuzione per chi rispetta legge e contratti e il taglio dei finanziamenti per chi non segue le regole. Abbiamo aziende indagate per caporalato che hanno intercettato Fondi europei: un scandalo assoluto. Vanno anche per questo attuate le funzioni provinciali della Cabina di regia per orientare in modo collegiale le ispezioni”.

Centrale, infine, il ruolo dei contratti provinciali agricoli: “il settore conferma le sue doti di volano: non ci sono ragioni per tenere fermi i contratti provinciali agricoli. Le nostre strutture hanno già inoltrato alle controparti piattaforme che rispondono alle specificità di ogni territorio. Si sblocchino subito i negoziati e si firmino accordi di profilo alto per innalzare la qualità del lavoro. Dobbiamo ottenere più forti affidamenti sulla bilateralità e rilanciare i salari di produttività. Questo è il momento di mostrare di cosa siamo capaci”.

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