Amati: "I dissalatori non sono una risposta emergenziale alla siccità"

BARI - “I dissalatori non sono una risposta emergenziale alla siccità. Riguardano semmai una scelta diretta ad introdurre nel lungo periodo un processo industriale nuovo e dotato di necessaria continuità funzionale. In altre parole, non può esistere un dissalatore che a fronte degli alti costi di gestione sia indirizzato ad uso sporadico, cioè in funzione nei momenti di scarsità e quindi d'emergenza, perché i periodi di inattività pregiudicano il suo funzionamento proprio nel momento del bisogno. La risposta emergenziale è invece contenuta in ciò che già si sa e purtroppo non si fa, per numerose implicazioni extraregionali, a cominciare del problema irrisolto della nuova missione da dare all'ente d'irrigazione”.
Lo dichiara il presidente della Commissione regionale bilancio Fabiano Amati.

“Sono diversi anni che non si scioglie il bandolo della matassa sull'Eipli per egoismi autonomisti, si direbbe con espressione alla moda, come se l'acqua fosse una questione di apporti fiscali delle singole regioni in cui l'acqua sgorga e non un processo idro-geologico.
Ne deriva che ci ricordiamo del problema offrendo efficaci soluzioni solo quando stiamo per precipitare nel baratro, per poi dimenticarci dello stillicidio su cui abbiamo marciato non appena il buon Dio si fa prendere dalla nostalgia e ritorna a restituire grandi piogge.
Ricapitoliamo allora per sommi capi. La risposta emergenziale sta in una moderna organizzazione della grande adduzione che investa risorse - senza perdere tempo - su almeno 4 interventi:
A) Rimettere in piena funzionalità gli schemi idraulici, consentendo ad ognuno il massimo invaso e la massima distribuzione. Sul punto dicono niente alcuni bacini in sotto portata per carenza di opere di manutenzione o la vicenda della condotta Sinni 2?
B) Accordarsi con Enel sull'utilizzo emergenziale delle acque del Cogliandrino.
C) Piena funzionalità dell'invaso Pappadai con destinazione ad usi prevalentemente idro-potabili, considerato peraltro che l'uso esclusivo per l'irrigazione non trova nessun ente al servizio dell'agricoltura nelle condizioni di sopportarne i costi di gestione.
D) Riconfigurazione della diga inutilizzata del Rendina, con la realizzazione di un manto di tenuta esterna, così da recuperare con facilità - considerate le statistiche pregresse - 40 milioni di metri cubi di acqua.
Accanto a questo bisogna pure dire, senza temere le critiche, che la questione della siccità investe la necessità di dare maggiore efficienza al settore che più utilizza l'acqua: l'agricoltura.
Le gestioni agricole in una terra esposta alla siccità devono modulare le coltivazioni sulla penuria idrica, per esempio limitando al solo autunno-inverno la produzione di colture possibili nella versione quattro stagioni. Mi rendo conto che ciò scombussola l'utilissimo e apprezzabile doppio raccolto, ma lo spettro della siccità impone sacrifici, non colmabili con le iniziative utili ma ad effetto placebo della riduzione di pressione e dell'installazione di autoclavi.
Occorre altresì portare al massimo sviluppo l'affinamento dei reflui, accogliendo e generalizzando le tecniche di potabilizzazione (in via di sperimentazione presso il Lago Forcatella di Fasano) degli stessi reflui, aprendo così la strada all'irrigazione per aspersione, allo stato vietata con l'utilizzo delle acque semplicemente affinate.
Ed infine l'argomento reso futilmente tabù: la genetica, in grado di assicurare le medesime produzioni con minore dispendio di risorse idriche, e la digitalizzazione dell'agricoltura. Una resistenza culturale e non avvalorata da alcuna evidenza scientifica, ci porta a mettere a tavola quotidianamente (importandoli) ciò che ci rifiutiamo di produrre, con grossi effetti sbilanciati sulla produzione e sulla siccità.
Ma quest'ultima è purtroppo una storia che non riguarda la Puglia, ma politiche oscurantiste di avversione alla scienza che contagiano il nostro Paese e che comunque prima o poi svaniranno sotto i colpi inarrestabili del progresso sensato, col misero risultato di aver solo perso tempo prezioso in termini di competitività con gli altri paesi”.

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