Bullismo e Cyberbullismo, un’emergenza sociale

(credits: F.Bevilacqua)
di FRANCESCO GRECO - ROMA. Aumentano i comportamenti violenti tra i ragazzi e sempre più spesso le aggressioni si spostano sui social network. 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo on-line verso coetanei, percepiti come “diversi” per l’aspetto fisico (67%), orientamento sessuale (56%), o perché stranieri (43%) (dal Rapporto Ipsos 2014 per “SaveThe Children”).

La Camera dei Deputati di recente ha approvato una legge contro le molestie on-line e gli esperti chiedono più controlli.

Ma che cosa induce un giovane a comportarsi da bullo? E, di contro, come si diventa vittima?
Ne parliamo con Massimo Fersini che da tempo si occupa di  bullismo e cyberbullismo.

DOMANDA: In passato si è parlato di bullismo ora si parla anche di cyberbullismo: quali sono le differenze tra i due fenomeni?
RISPOSTA: “Viene definito bullismo un insieme di atti reiterati e continuativi nei confronti di un soggetto con lo scopo di danneggiarlo e denigrarlo. Il termine cyberbullismo, bullismo on-line, bullismo informatico, bullismo elettronico, indica una delle forme che può assumere il bullismo tradizionale e la sua evoluzione è legata all’avanzamento delle nuove tecnologie”.

D. In sostanza il cyberbullismo è il bullismo che si sposta in rete e si tecnologizza?
R. “Esatto, il cyberbullismo viene perpetrato attraverso i moderni mezzi di comunicazione: e-mail, messaggeria istantanea, blog, chat e/o siti web. Consiste in volontari e ripetuti danni inflitti attraverso l’uso del computer e di altri dispositivi elettronici”.

D. Cosa fa il cyberbullo?
R “Il cyberbullo usa Internet e il cellulare per inviare messaggi minacciosi o denigratori direttamente alla vittima, o per diffondere messaggi o immagini dannose e calunniose”.

D. Il cyberbullismo è più pericoloso del bullismo?
R. “Per chi li subisce la sofferenza è la stessa. Un aspetto che rende il cyberbullimo ancora più   persecutorio è che mentre nel bullismo tradizionale le vittime, una volta rientrate nella propria abitazione, sono al sicuro, nel caso del cyberbullismo, gli strumenti elettronici con cui è praticato permettono ai bulli di infiltrarsi nelle loro case, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi, inviati con i video-telefonini, o pubblicati su qualche sito con l’ausilio di Internet”.

D. Ci sono segnali che possono aiutarci ad accorgerci se nostro figlio è vittima di episodi di bullismo?
R. “Ci sono una serie di segnali che possono aiutarci nella prevenzione o nell’attenzione al problema.
Nella vittima può accadere che emergano i seguenti comportamenti: rifiuto di andare a scuola o trovare scuse per non andarci, a esempio inventando malanni; voler andare a scuola con modalità diverse dagli altri per evitare di incontrare i bambini/ragazzi che gli fanno prepotenza; essere molto teso, di umore diverso e infelice al rientro da scuola; riportare lividi o graffi; raccontare di non avere nessun amico in classe; rifiutarsi di dire ciò che avviene in aula”.

D. Come difendersi e difendere i nostri figli dal cyberbullismo?
R. “Proteggersi, evitando di fornire informazioni strettamente private come immagini personali, indirizzi, numeri di telefono. Evitare di rispondere facendosi agganciare, per non dare al bullo il divertimento che sta cercando”.

D. Non rispondere non può essere letto come un atto di debolezza?
R. “Il bullo, nella fase di ricerca della sua vittima, non ha in mente nulla in particolare, lancia provocazioni e dare una risposta in questa fase iniziale può definire l’assegnazione dei ruoli: tu il bullo, io la vittima.
Non dare una risposta in questo caso significa semplicemente: non ci sto al gioco del persecutore e della vittima.
Ci tengo a precisare che questa è solo una delle dinamiche: il bullismo e il cyberbullismo sono  fenomeni impregnati di implicazioni ben più complesse”.

D. Altre modalità per proteggersi?
R “Ogni caso richiede un intervento ad hoc, ma una ricetta vale per tutti i casi di bullismo e cyberbullismo: chiedere aiuto. Chiedere aiuto non è un atto di debolezza. Il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni che vanno oltre la resa dei conti personali e per risolverli è necessario l’intervento di professionisti preparati che sappiano intervenire nelle scuole: l’esperto in bullismo e cyberbullismo in sinergia con altre figure quali lo psicologo, la polizia postale, ecc.”.

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