L’urlo di Gaetano contro 'Le regole degli altri'

di FRANCESCO GRECO - TRICASE PORTO (LE). “Se vuoi mangiare/ devi andare a lavorare/ ogni mattina…”. Ha una password più sociale e politica, si direbbe dylaniana e a tratti anche filosofica, il terzo lavoro del cantautore pugliese (di Tricase) Gaetano Cortese, evidente già nel titolo “Le regole degli altri”.

L’intimismo e l’esistenzialismo del primo lavoro, “Siamo quel che siamo”, 2012 (il secondo si intitolava “Gae”, 2016), resta sullo sfondo e irrompe una rabbia in cui privato e politico si contaminano reciprocamente, in un gioco di echi molto suggestivo e coinvolgente.

Arricchito dalla sapienza di armonie che si reggono sui ritmi e l’elettronica, tesi a dare enfasi ai testi di denuncia di una società violenta, che formatta le diversità, le percezioni (“La mente mente”), le sensibilità, e tende a omologare e commercializzare tutto riducendolo a mero business (“Una gran voglia di emigrare…”).

“Non mi importa della gente/ delle sue opinioni…”. Undici brani graffianti, un “urlo” alla Edward Munch, sospesi tra una rabbia sociale un po’ anni Settanta (fra Edoardo Bennato e Rino Gaetano) e la reazione al mondo globalizzato e “liquido” del secondo decennio del XXI secolo, che ha formattato diritti elementari e conquiste storiche, per ridurre tutti al ruolo di cloni impotenti e nudi.
“La tua dignità/ non te la regalerà nessuno…”.
 
Contro questa condizione alienante e diremmo pure umiliante, il menestrello Cortese scaglia versi cool e destrutturanti, di denuncia amara ma mai nichilista (“Il mondo non è solo un cesso…”), dettati da un io lacerato e offeso insofferente al sistema. Perché un artista si impregna del mood del suo tempo che finisce nei suoi versi e accordi (“Viviamo in simbiosi/ con tv e cellulare/ e abbiamo paura del sole…”). 

“Quel tuo sorriso/ apre le porte al mio paradiso…”.

Ma il cd contiene anche brani più “soggettivi”, autobiografici, intrisi di un romanticismo crepuscolare, come al tramonto di sentimenti svaporati e su cui pure si era puntato molto, se non tutto. Emerge comunque anche in questo lavoro la personalità di un artista che riecheggia il Dylan prima maniera e persegue una sua poetica del tutto  originale e ricca di input ben dentro il tempo che attraversiamo.

DOMANDA: Fra primo e il terzo lavoro c’è continuità?
RISPOSTA: “Assolutamente no, c’è un evidente salto di discontinuità, una ricerca di qualcosa di nuovo, di una maggiore freschezza, espressività. Sono canzoni per ritrovarsi…”.

D. Con l’obiettivo di raggiungere un pubblico più vasto dal punto di vista generazionale?
R. “Esatto, dai 18 ai 65 anni: vorrei farmi ascoltare da un target più ampio rispetto a quello del mio primo lavoro. Le canzoni sono molto dentro all’attualità quotidiana”. Il cd, prodotto da Michele D’Elia, registrato da Michele D'Elia e Mauro Esposito presso “Soul Man Studio” di Tricase, pubblicato da Radici Music Records, è stato presentato alla stampa specializzata a Tricase Porto (via Amalfi, 11), presso gli studi di registrazione.
C’erano anche i cantautori Enza De Rinaldis (diplomata in canto lirico, un passaggio al Festival di Sanremo) e Mino De Santis (“Scarcagnizzu”.) Al lavoro hanno collaborato validi strumentisti: Luca Accogli, Antonio Bruno, Salvatore Cafiero, Roberto Esposito, Lorenzo Marzo, Alessandro Piscopello, Marco Puzzello, Donato Verardo.

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