Incendi, fumo e ceneri: la periferia di Squinzano (Le) si è trasformata in una camera a gas

LECCE - La periferia di Squinzano si è trasformata in una camera a gas. Con la bassa ventosità di questi giorni, polveri sottili e altri composti tossici si accumulano giorno dopo giorno. Si tratta di una cattiva insana pratica agricola che si ripete ciclicamente ogni anno, quello degli incendi delle ramaglie di ulivo che coinvolgono ancora troppo spesso il limitare dei centri urbani, specie al Centro Sud, con rischi per la popolazione sia nell’immediato, connessi al pericolo dei fuochi e delle alte temperature che si sviluppano, che di intossicazioni e problemi per la salute più significativi a lungo termine. Perché troppo spesso non viene dato fuoco solo a piante secche, roveti e stoppie varie, ma vengono coinvolti rifiuti di ogni tipo, dalla plastica, agli pneumatici fino alle batterie esauste e perfino olii esausti.

Insomma, una miscela letteralmente “esplosiva” per i polmoni, che rende l’aria irrespirabile senza limitazione d’orario e gli interventi dei Vigili del Fuoco o dei reparti dei “forestali” regionali si rivelano spesso tardivi per il gran numero di eventi di questo tipo che si verificano contemporaneamente. Per non parlare poi dei proprietari dei fondi che appiccano incendi che ritengono “controllati” e che col cambiamento dei venti riversano i loro fumi verso i limiti delle aree urbane. Abbiamo tratto spunto per parlare dell’argomento da Squinzano, importante comune del Nord Salento, dove alcuni cittadini della zona 167, ci hanno segnalato il problema e la circostanza di dover rimanere sigillati in casa, a volte anche nelle giornate più calde, e a non poter stendere il bucato per la fuliggine e i fumi sprigionati a causa del fenomeno.

Tutte queste problematiche, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, possono essere semplicemente risolte più che con interventi repressivi, con l’imposizione della prevenzione nei confronti dei proprietari dei fondi limitrofi alle aree urbane che in quanto “custodi” dei loro immobili, sono soggetti a specifiche responsabilità amministrative, oltreché civilistiche in merito. Spetta, in primo luogo, ai comuni questo tipo di vigilanza che, a quanto pare, viene troppo spesso “dimenticata” nonostante le numerose ordinanze emanate in tal senso dagli stessi enti locali che immancabilmente, ogni estate, vengono lasciate nel cassetto. Ordinanze comunali si’ contro i fuochi negli uliveti, ma anche volte a indicare la saggia strada alternativa del compostaggio in loco delle ramaglie! E siccome siamo giunti quasi al termine di questa stagione, ci auguriamo che dalla prossima sia garantito un serio monitoraggio e controllo del territorio e le eventuali sanzioni nei confronti di quei proprietari di terreni che non si adeguano alle imposizioni previste in termini di prevenzione.

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