La Manna di San Nicola

di VITTORIO POLITO - San Nicola, patrono di Bari, rappresenta un punto di riferimento non solo per i baresi e gli italiani, ma anche per molti Paesi stranieri, soprattutto per la Russia, mentre alla Manna spetta il primo posto tra le devozioni nicolaiane.

La presenza a Bari delle reliquie di San Nicola, e quindi del miracoloso “sacro licor” (manna o myron nel mondo greco o miro per i russi), ha influito non solo sulla storia della città, ma ha alimentato notevolmente l’interesse, la devozione ed il pellegrinaggio verso la Tomba del Santo, sia da parte dei baresi e degli italiani, sia da parte del mondo ortodosso e soprattutto del popolo russo, che riconosce in Nicola “il Santo”.

San Nicola, come tutti sanno, è protettore del mare, dei bambini, degli operatori commerciali, e quindi della Camera di Commercio. In sostanza, il Santo di Mira (anzi di Bari) rappresenta per la nostra città, e non solo, un punto di riferimento per l’incontro tra i popoli, per gli scambi culturali, commerciali e per l’ecumenismo. San Nicola è anche motivo di avvicinamento della Chiesa cattolica a quelle Ortodosse, come testimoniato il 7 luglio 2018 dallo storico incontro di Bari tra Papa Francesco, accolto da una popolazione in festa, ed i rappresentanti delle Chiese orientali, salutati uno per uno e ringraziati per aver accettato il suo invito. Al termine del saluto ai patriarchi, è entrato in chiesa ed ha salutato uno per uno i padri della comunità domenicana che custodisce le reliquie del santo taumaturgo di Mira, retta oggi da padre Giovanni Distante o.p.

La rivista “Nicolaus – Studi storici”, diretta da padre Gerardo Cioffari o.p., realizzata da Levante Editori per il Centro Studi Nicolaiani, riporta nel n. 28, 2004, un interessante capitolo dello stesso padre Cioffari, storico della Basilica, nel quale tratta della devozione per la “La Manna di S. Nicola”, attraverso testimonianze storiche, riferendo nelle sue note alcune curiosità. San Nicola, ad esempio, non è l’unico Santo a cui è connessa la devozione della manna (il liquido variamente designato, è in realtà “un’acqua quasi pura”). Prima di lui fu celebre San Menas, un soldato romano di stanza in Palestina e in Siria, che rimase folgorato dall’insegnamento di Gesù e si convertì al cristianesimo; ma con l’avanzare della devozione nicolaiana, cedette il passo a San Nicola considerato il “Santo per eccellenza”. Le testimonianze in tal senso non si contano e vengono da molto lontano e certamente l’attrattiva della sua figura, come sostiene padre Cioffari, è legata proprio a questo fenomeno.

Cioffari sostiene anche che il termine “manna”, da tempo in uso nella chiesa occidentale e specificatamente riferito a San Nicola, è alquanto fuorviante. Il pensiero va, infatti, a quel cibo leggero piovuto dal cielo per salvare dalla fame gli Israeliti che in fuga dall’Egitto erano diretti alla Terra promessa. Il domenicano colto parla anche della manna nel mondo greco, come fattore trainante per i pellegrinaggi, dell’antica liturgia ed anche di alcuni componimenti poetici sull’argomento.

Non va dimenticato che la manna, spesso, rappresenta l’ultima ancora a cui i malati ricorrono dopo l’esaurimento dei metodi della medicina scientifica, «prescindendo dal problema se si tratti di miracolo o meno, quest’acqua ha le caratteristiche della reliquia. Il fedele nel berla o nell’ungere la parte malata del corpo, crea una vicinanza del proprio corpo a quello di San Nicola. A questo punto tutto passa in secondo piano, scienza, arte, letteratura, per fare spazio alla fede; non la fede cristiana in quanto tale, che non viene messa in discussione dal credere o meno ai miracoli connessi alle reliquie, ma la fede come fiducia nell’aiuto del Santo». E i miracoli sono una risposta alla richiesta di aiuto.

Va precisato, infine, che l’acqua che viene distribuita in boccettine nella Sala delle Offerte non è totalmente l’acqua che si è formata nella tomba del Santo durante l’anno. Infatti, normalmente si raccoglie una quantità media di qualche decilitro, e quindi su migliaia di devoti se ne potrebbero accontentare ben pochi. Quella che viene distribuita proviene da grandi boccioni di acqua benedetta, in cui è stata versata la “manna” raccolta il 9 maggio di ogni anno.

Il padre domenicano Pio Scognamiglio, nel 1925, fece analizzare la Manna dal prof. Riccardo Ciusa, direttore pro tempore del Laboratorio di Chimica Generale dell’Università di Bari, consegnando due campioni, del 1810 e del 1925, dai quali risultò che la composizione era pressoché simile, come si può rilevare dal sottostante certificato.

1 Commenti

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