Massimiliano Rosolino: «Il nuoto? Un mondo meraviglioso, sano, pulito, fatto di sacrifici ma ricco di soddisfazioni»

di NICOLA RICCHITELLI – Quest’oggi si va idealmente a bordo vasca, lì dove l’ospite di quest’oggi ha scritto pagine storiche per il nuoto italiano: «Il nuoto è un mondo meraviglioso, un mondo sano, un mondo pulito, fatto di sacrifici ma ricco di soddisfazioni…». Accogliamo sulle pagine del Giornale di Puglia il grandissimo nuotatore e campione olimpico Massimiliano Rosolino.

Una chiacchierata che ha in qualche modo il profumo del cloro quella avuta con Rosolino: «L’odore del cloro è una cosa che non ti abbandonerà mai, ho iniziato a nuotare presto e ho smesso molto tardi, non mi sono mai stufato…». Una intervista che passa in rassegna le più di sessanta medaglie vinte: «Tutte sono importanti, perché per ognuna di loro ci hai messo tanto impegno…»; una chiacchierata che non poteva poggiare le sue basi su temi quali nuoto e futuro: «I nostri ragazzi vanno forte, credo che siamo dinanzi alla nazionale più forte di tutti i tempi, possiamo dire che per il nuoto italiano abbiamo un grande futuro».         

Massimiliano, ti manca l’odore del cloro?
R:«In realtà io in piscina ci vado, diciamo che sento la routine meno di quanto si possa immaginare. E' ovvio che sia una cosa che ti rimane per sempre, però un paio di volte a settimana mi butto in acqua e sono felice di questo: alla fine l’odore del cloro è una cosa che non ti abbandonerà mai. Ho iniziato a nuotare presto e ho smesso molto tardi, non mi sono mai stufato, però smettere pian piano è stata una cosa abbastanza naturale. Gli anni non mi sono pesati, però capivo che dovevo guardare anche altrove».

E il tuffarsi in piscina per lottare per i grandi traguardi?
R:«Certo, tuffarsi in piscina con lo scopo di lottare per obbiettivi importanti era bello, ma è anche vero che è una routine che mi manca fino ad un certo punto; il nuoto mi ha dato tanto e non potevo chiedere di più, fortunatamente oggi ho trovato alternative in altri sport, mi tengo molto in forma».

Ad Atlanta la tua prima Olimpiade: come affrontasti quella prima volta?
R:«Beh, la prima Olimpiade non si dimentica mai: mi qualificai un mese prima, era convinto di potercela fare, per molti era già di per sé un grande risultato la qualificazione, ma io già sognavo una medaglia. Ricordo la prima gara dinanzi a quindicimila persone: avevo quasi le lacrime agli occhi, però ho fatto tre finali arrivando a venticinque centesimi dal podio, mi ripromisi di ritornare di lì a quattro anni per vincere».

Ti saresti mai aspettato che proprio a Sydney, in quella terra che è parte del tuo cuore, avresti vinto 3 medaglie olimpiche quattro anni dopo?
R:«Sembrava un qualcosa di già scritto, o forse è meglio dire che sembrava la sceneggiatura di un film: le mie radici, quella che è un po’ la mia terra, tanti elementi giusti nel posto giusto e nel momento giusto».

Fu lì che nacque il tuo amore per il nuoto?
R:«No, in realtà io ho iniziato a nuotare in Italia; in Australia ho vinto, ci sono anche andato a vivere per due anni, ma è in Italia che ho avuto i primi contatti con il nuoto».

Tra più di sessanta medaglie vinte immagino sia difficile scegliere quella che ha un peso maggiore? 
R:«Tutte sono importanti, perché per ognuna di loro ci hai messo tanto impegno. Certo, può succedere che quella o quelle che vengono ricordate non sono quelle che alla fine ami di più. Quella di cui vado maggiormente orgoglioso è quella legata alla vittoria olimpica, quella che tecnicamente mi ha regalato più emozioni è stata quella dei quattro stile dove sono arrivato secondo, perchè ancora oggi, nonostante siano passati vent’anni, rimane un tempo abbastanza prestigioso».

L’avversario più difficile più che da battere ma da affrontare?
R:«Ne ho battuti tanti ma non tutti. Ti posso dire che quando gareggiavo Elian Torta era di certo uno da inseguire, da battere, non ci sono mai riuscito, ma da lui ho sempre tratto grandissima ispirazione. Sono arrivato a cavallo dell’arrivo di Michael Phelps, ho vissuto molte generazioni di nuotatori e ho avuto la fortuna di misurarmi con molti di loro, da Pieter van den Hoogenband nel 1993 ad Aleksandr Popov, che ho conosciuto abbastanza bene, Ian Thorpe e tanti insomma. Posso dire di aver attraversato diverse età legate al nuoto».

Cosa ti lega oggi mondo del nuoto? 
R:«Sono legato al mondo del nuoto, ne faccio parte, faccio delle direzioni tecniche tra Roma e Napoli, seguo molti giovani per conto della Federazione, seguirò la loro spedizione sia europea che mondiale e quindi tutto il loro percorso. Non ho un lavoro quotidiano nel mondo dell’acqua, perché è un vortice, è un mondo dove ti devi fare coinvolgere completamente. Colgo l’occasione per ricordare che quest’anno lancerò il mio primo Camp ufficiale a Lignano Sabbiadoro – le prime due settimane di Luglio – insomma, il mio impegno è proprio questo: fare comunicazione, essere motivatore in qualche modo, non per forza un atleta deve essere destinato a fare l’allenatore».

Come vedi il futuro del nuoto italiano?
R:«Devo dire che i nostri ragazzi vanno forte, credo che siamo dinanzi alla nazionale più forte di tutti i tempi. Ovvio che poi bisogna portare i risultati a casa, ma se prendiamo le medaglie conquistate a Rio da Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti, siamo di certo dinnanzi a risultati davvero importanti. Aldilà di loro due, però, devo dire che ci sono altri nuotatori giovanissimi che hanno voglia di farsi notare. Alcuni lo hanno già fatto, da Margherita Panziera, Arianna Castiglioni, Ilaria Cusinato, Nicolò Martinenghi; nonostante abbia attraversato un anno sabbatico per via di alcuni infortuni, lo stesso Federico Burdisso, il velocista Andrea Vergani, insomma possiamo dire che per il nuoto italiano abbiamo un grande futuro».       

Possiamo dire che oggi il nuoto ha una maggiore visibilità rispetto magari ai tempi in cui tu ti sei approcciato a questo sport tanti anni fa?
R:«Assolutamente si, oggi è tutto cotto e mangiato, diciamo che è una visibilità che oggi c’è e domani non c’è, chiaramente tutto dipende sempre dai risultati, se sei un atleta che riesce ad esprimersi, ad essere continuo, cavalchi l’onda che ti porta poi ad avere grandi soddisfazioni, fuori e dentro l’acqua, ma è pur vero che non bisogna mai mollare. Quello che manca delle volte al giovane di oggi è un po’ la tenacia, si tende ad abbattersi dopo magari sei mesi dove non si vedono miglioramenti. Ecco, da giovani bisogna farsi la buccia, il mio primo allenatore – Riccardo Siniscalco – me lo ripeteva tutte le volte che vedeva i tempi abbassarsi. Oggi purtroppo succede questo, i non miglioramenti vengono visti come fallimenti».

Massimiliano, perché scegliere il nuoto?
R:«Il nuoto è un mondo meraviglioso, un mondo sano, un mondo pulito, fatto di sacrifici ma ricco di soddisfazioni. Molti dicono che è uno sport monotono, altri dicono che sia un mondo crudele per via dei tanti allenamenti per disputare poche centinaia di metri, però non è uno sport da fare due ore al giorno, bisogna vivere per questo sport».     

Chiudiamo parlando di futuro: toccato il traguardo dei quarant’anni hai capito cosa vuoi fare da grande?
R:«Ma diciamo che uno da grande deve cercare di rimanere un po’ piccolo, piccolo non inteso come eterno Peter Pan, ma essere sempre curioso e saper prendere le opportunità al volo, questo me lo ha insegnato lo sport. Io ero uno stile liberista, e in pochi anni mi sono inventato; se avessi seguito quello che ho fatto per quindici anni chi me lo avrebbe fatto fare. Di lì ho vissuto poi il mondo della televisione, ho fatto tante altre esperienze, oggi attraverso ai social puoi portare avanti progetti sperimentali, avere delle partnership, interagire con il mondo del nuoto, dello sport, del benessere. Mi auguro di avere sempre entusiasmo, perché l’entusiasmo è la chiave del successo. Ecco, questo mi auguro di avere sempre da grande». 

Contacts:
https://www.instagram.com/massi_rosolino/
https://www.facebook.com/MassimilianoRosolinoOfficial/

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