Regione 2020, c’è Fitto


di FRANCESCO GRECO - BARI. Ci sarà un altro competitor alle elezioni regionali della primavera 2020. La news è ben schermata, ma è vera. Della serie “A volte ritornano…”, è un ex di casa in Regione e non da oggi, per diritto divino, di casata: Raffaele Fitto.
   
La “voce” girava già all’indomani delle Europee del 26 maggio, dove l’ex presidente della giunta regionale ed ex ministro agli Affari Regionali dell’ultimo governo Berlusconi, contro le più rosee previsioni, e per grazia ricevuta da santa Giorgia (Meloni), ha avuto un’ottima performance, toccando le 80mila preferenze con Fratelli d’Italia dov’è confluita la sua nicchia di “Conservatori e Riformisti” ormai alla deriva. A Maglie si è stappato lo spumante: i Fitto vanno famosi per il braccino corto...
   
E ora trova conferma, sebbene in termini di rumors insistenti. Il parlamentare europeo infatti non si sarebbe confidato al bar sport, ma con un uomo di Chiesa, il consigliere spirituale “storico” della famiglia, Padre Roberto Francavilla, dei frati Minori. Fitto ancora ieri ha negato, ma è mera tattica.
  
Appena la news è giunta nei corridoi infuocati di via Capruzzi, ci sono state delle fibrillazioni e qualcuno ha esclamato: “Evvai! Solo don Rafè può sconfiggere Emiliano…”. E nei chiaroscuri delle voci c’era un senso di liberazione come se l’ex magistrato fosse un pedante tiranno. E già inizia il posizionamento, il carro del vincitore annunciato. 

Andrea Caroppo, anti-Fitto per vocazione (anche lui parlamentare europeo, in uscita da Forza Italia, è stato eletto con la Lega), sinora sembrava essere stato investito direttamente dal vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che tempo fa a Bari fece outing, lasciando capire che con una candidatura “forte” il Carroccio avrebbe potuto impadronirsi anche della Regione Puglia. In stand-by ci sono altri nomi, ma forse alludeva proprio a Caroppo, anche se non ha molto quid (non usa felpe ma ama i rosari e i santini): è giovane, si farà, gli serve un istruttore per i social e i selfie.   

Due candidature della stessa area: il centrodestra. Una del tutto inedita e sulla cresta dell’onda (Caroppo, di  Minervino, a due passi da Maglie, anche lui figlio d’arte, 50mila voti e Lega che sale nei sondaggi) e l’altra, Fitto, proposta dai numeri per certi versi sorprendenti sortiti dalla competizione elettorale europea. Il primo a non  crederci era proprio lui: non si aspettava tanto masochismo, perché tutti i numeri della Puglia sono in rosso (produzione, disoccupazione, inquinamento, cervelli in fuga, ecc.). Ma ogni popolo si sucida come vuole. Infatti pare che abbia portato ex voto e acceso molti ceri a san Nicola. Anche perché la sua carriera ha avuto uno step prestigioso: è co-capogruppo di “Conservatori e Riformisti”, una casa in cui è ospite.
  
Se vogliamo applicare un minimo di sociologia e psicologia alla politica, potremmo affermare, senza tema di smentita, che il centro-destra non avrà una candidatura unica, in grado di fare sintesi. A meno che non sia oggetto di trattativa a livello nazionale e perciò imposta dall’alto. Cosa al momento improbabile. E comunque le carte le darà Salvini, Moscopoli si sgonfierà a livello di “Mamma, lo vedi quello?”.
   
Ciò indubbiamente, sulla carta, avvantaggerebbe il governatore uscente, posto che anche Emiliano – che in questi anni ha tessuto una fitta ragnatela finendo col perdercisi dentro - non “subisca” un altro competitor (lo speaker Giorgino inviso ai sovranisti del Tg1?): la vocazione della sinistra alla scissione dell’atomo è storica, dna. 
   
Avremo una lunga campagna elettorale. Quella subliminale è già in corso: quasi ogni mattina Fitto mena randellate alla ministra Barbara Lezzi, ma un po’ di galateo suggerirebbe di non sparare sulla Croce Rossa. Obiettivo sbagliato: i Cinquestelle pugliesi e i suoi peones ormai fanno solo scenografia. Li si sopporta per buona educazione. Generali senza un esercito, tornano al rango di nerd. Sic transit gloria mundi… 
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