Benedetto Petrone, vittima del '77 a Bari


di NICOLA ZUCCARO - Bari 28 novembre 1977. E' un lunedì sera di primo inverno quando alcuni militanti della FGCI ( Federazione Giovani Comunisti Italiani) vengono aggrediti da un gruppo di neofascisti, presumibilmente vicini al Movimento sociale italiano, nei pressi di Piazza Massari. Tra essi ci sono il 16enne Franco Intranò e il 18enne Benedetto Petrone. La rappresaglia ha inizio di fronte al Palazzo della Prefettura, dove una ventina di missini, avvistando i giovani comunisti, corrono a chiamare i rinforzi presso la vicina sede ubicata in via Piccinni della Federazione provinciale del MSI. Da essa giungerà un folto gruppo che si scaglierà contro i comunisti.

Gran parte di essi iniziano a scappare, attraversando la piazza e disperdendosi nei vicoli della città vecchia, mentre Benedetto Petrone, a causa dei problemi di deambulazione, resta indietro e viene raggiunto dagli aggressori che si avventano su di lui con oggetti contundenti. Franco Intranò torna indietro per aiutare il compagno, ma viene gettato a terra e ferito da un'arma da taglio che gli penetra l'ascella.

Petrone, giovane operaio barese di idee comuniste, viene accoltellato sotto la clavicola e l'addome da un colpo fatale al successivo decesso e poi certificato in ospedale, dove giunge già privo di vita. Questo agghiacciante e cruento episodio accese i riflettori dell'opinione pubblica e della stampa nazionale su Bari.

Il capoluogo pugliese divenne improvvisamente una delle città simbolo del clima di tensione che si respirava in Italia nel 1977. Un anno caldo perchè contraddistinto dagli scontri che contrapposero i movimenti di estrema destra a quelli di estrema sinistra a colpi di agguati giornalieri, nelle strade e nelle piazze italiane.
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