Bettino Craxi, un leader in attesa di riabilitazione

di NICOLA ZUCCARO - Mercoledì 19 gennaio 2000, alle ore 17, un dispaccio dell'Ansa diffonde la notizia della morte per arresto cardiaco di Bettino Craxi, avvenuta presso la sua residenza tunisina di Hammamet. A distanza di 18 giorni dall'ingresso nel terzo millennio con l'aggravamento delle sue condizioni di salute, la parabola discendente del leader socialista fu ulteriormente discendente verso quell'ultimo stadio della sua vita non solo fisica ma anche politica.

Condannato nel 1994 per corruzione e finanziamento illecito ai Partiti e nella fattispecie al PSI (del quale fu Segretario dal 15 luglio 1976 all'11 febbraio 1993), "Il Presidente" (così soprannominato per aver anche ricoperto dal 4 agosto 1983 al 17 aprile 1987 la carica di Capo del Governo Italiano) aveva lasciato l'Italia, scegliendo l'esilio forzato ad Hammamet.

Questa decisione gli consentì di sottrarsi all'arresto ormai imminente. Tanto è stato detto e molto è stato scritto in questi ultimi giorni, ma poca luce è stata fatta sulla sua statura di statista e sul suo carisma politico, al punto da richiedere la pubblicazione di un'enciclopedia biografica quale mezzo attraverso cui poter conoscere l'altro Craxi, ovvero quello del pre-Tangentopoli.

Dal no agli Americani in quel di Sigonella nel 1985, passando per la firma 1'anno prima della revisione del Concordato Italia-Santa Sede alla politica economica del suo esecutivo che determinò, dal 1983 al 1987, l'abbassamento dell'inflazione dal 12,30 al 5,2 %. Ricordare questi avvenimenti potrebbe corrispondere a quella onestà intellettuale e per certi versi anche ad un atteggiamento politicamente corretto per la riabilitazione della figura di "Statista" e di esponente politico di spicco della Prima Repubblica.
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