'Genio e follia 2.0', evento all'Oncologico di Bari

BARI - Il genio e il folle sono stati sempre avvicinati nell’immaginario collettivo. C’è una conferma scientifica per questo accostamento? E su che basi si può spiegare?

Sono alcuni dei quesiti affrontati nella monografia di Liliana Dell’Osso e Primo Lorenzi, Genio e follia 2.0 (FrancoAngeli), che verrà presentata da Michele Mirabella venerdì 31 maggio alle ore 18.30 presso la Sala Conferenze dell’Istituto Tumori di Bari “Giovanni Paolo II”, via Orazio Flacco, 65. Dopo l’introduzione del Direttore Generale, Antonio Delvino, interverranno il Direttore del Dipartimento Materno-infantile, Antonello Del Vecchio, e gli Autori, Liliana Dell’Osso, Direttore della Psichiatria dell’Università di Pisa e Primo Lorenzi, psichiatra e psicoterapeuta.

Un saggio sulla eccezionalità umana, su quelle esistenze “al margine” ove si trovano concentrati, talvolta anche in contemporanea, i vertici e gli abissi del nostro esistere: dall’eroe del mondo antico, al santo me-dioevale, al genio del Rinascimento, ai leader carismatici della contemporaneità, tutte accomunate da un più facile accesso a forme di pensiero “divergente”. Più originale, più inconsueto, più aperto alla creativi-tà, ma anche alla bizzarria, alle anomalie comportamentali, alla malattia mentale. Le capacità eccezionali, l’originalità di pensiero che sono proprie del genio emergono dallo stesso fondo neurobiologico che è alla base anche della follia. Attestato di “diversità” e premessa di quell'originalità che ha nella bizzarria uno dei possibili sbocchi, ma a cui si possono ricondurre alcune delle più alte manifestazioni umane. In questo crogiolo, le competenze eccezionali in un’area hanno spesso, come contraltare, ipocompetenze in altri ambiti. Così la via che porta alla genialità appare essenzialmente la stessa che può portare alla follia.

L’area che si viene così a definire unisce insieme disturbo e potenzialità, difficoltà ed iperadattamento. In quest’ottica visti come due dimensioni di un’area matriciale comune a cui la Psichiatria è chiamata a porre attenzione, con uno sforzo paziente, accurato e costante.Da queste premesse è scaturito un libro che si fa leggere da un pubblico non solo tecnico. Dunque una lettura interessante, che affronta di petto il le-game fra follia e doti eccezionali, cercando di dare risposte chiare ed insieme alludendo ad un'ulteriorità problematica che suscita curiosità e nuovi quesiti. Quale è, ad esempio, il confine fra genio e psicopatia, fra pensiero divergente ed agiti criminali?

Chiude il libro una breve, gustosa “intervista impossibile”, che i due autori impongono a un riottoso Sig-mund Freud, immerso nel fumo del sigaro nella sua casa viennese. Il dialogo, suggestivo, si conclude quando lo spettro del geniale padre della psicoanalisi si dissolve, pronunciando la mezza (auto)diagnosi di “una leggera forma di autismo”. E così si chiude il cerchio di Genio e follia 2.0. Ma si apre il dibattito.

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