Le 77 pillole di (lunga) vita di Rocco Matarozzo

di  LIVALCA - “Tira più un filo di benevolenza che cento paia di buoi” potrebbe essere cambiato in “Tira più Rocco Matarozzo che cento parole sprecate da Gianni” per convincerlo a rendere più corpose le ‘pillole’ con cui voleva far sapere al mondo che lui ‘a ru cavallu jestimate luce ru pilu’ (a cavallo che riceve imprecazioni luccica il pelo) e sempre a quel Cavalli che, letti in anteprima i raccontini di vita vissuta, ha dovuto ammettere che un calabrese di Laureana di Borrello cerca e trova “agiallu va due truva granu” (l’uccello va dove trova il grano).  Conosco un’altra sola persona così decisa nel perseguire l’obiettivo prefissatosi e, neanche a dirlo, è nato a Bivongi nel 1931 e si chiama padre Damiano Bova, ex priore della Basilica di San Nicola.

Magari padre Bova non ha il problema di Rocco che, da sindacalista ancora in attività come segretario della Uil Pensionati di Puglia, non dimentica mai un proverbio che non ha bisogno di traduzione “ Si pecora ti fai, lupu ti mangia”, ma con altre ‘armi’, non ho detto stile, rivendica il suo spazio.

Matarozzo  per l’editore Cacucci ( Nicola un principe dell’editoria al servizio quasi sempre dell’Università di Bari) ha pubblicato un libro dal titolo ‘Una tira l’altra-77 pillole di vita’, che si avvale di una sontuosa, avvincente e stimolante presentazione del professore Gaetano Veneto. Veneto sembra quasi avere una premonizione e ci regala un periodo di grande sensibilità, un richiamo etico che non è un grido disperato ma un cenno  sincero a trovare soluzioni - il caso Cina interessa il mondo intero - in maniera integrale : «…Questa trascrizione della realtà si trova nella tragicamente stupenda opera cinematografica di Fritz Lang del 1929, nella prima lettura della Seconda Rivoluzione Industriale in Europa, finora per nulla ostacolata e combattuta dai Governi della terra e dai comportamenti singoli degli uomini, nonché sempre dalla crescente insicurezza del lavoro, della salute e della protezione sociale….» (con tante ‘teste d’uovo’ disponibili, possibile che il futuro del nostro Paese debba  essere nelle mani di gente, per carità anche onesta e volenterosa, che mastica poco di lavoro e di rivoluzione industriale!).

L’Amico Nicola Cacucci (a cui come ho testimoniato personalmente ‘invidio’, un poco, solo il figlio maschio!) e gli eredi del mitico Umberto e del ‘simpaticone’ Matteo Ragusa, amico sincero dal giorno della conoscenza fino alla scomparsa, mi devono consentire una piccola, benevola affettuosa osservazione : perché non compare il mese di stampa nel libro?  Solo l’anno è generico, anche in caso di partecipazione ad un premio si può essere esclusi, inserire l’ISBN non esime da questa piccola, civile incombenza. Non è da considerarsi un appunto, ognuno può continuare a comportarsi come meglio crede, ma ritengo sia una necessità utile  anche per l’editore, magari ai fini fiscali.

Il libro di Matarozzo si apre con la pillola “FUJITINA’ in cui il nostro calabrese ci tiene a far sapere quanto sia stata precoce la sua ‘mascolinità, eppure, qualcuno che conosce bene Rocco, mi ha riferito che il nostro solo a cinque anni ha iniziato a camminare da solo (amico lettore per ‘capire’ lo spirito di questa puntualizzazione devi leggerti il libro).  Questa prima pillola ingoiata mi permette di darvi qualche notizia sul numero 77, che non penso Rocco abbia scelto a caso…quando ho letto il manoscritto erano  72 ora che ci penso.  Il numero 77 è un numero problematico avendo molti risvolti, viene denominato ‘evangelico’ e racchiude poteri spirituali. Per la Bibbia il numero sette è importante, lo scorrere del tempo in sette giorni, nella storia delle religioni stupore per il sette.  Si tratta di un numero composto da un sette, il numero della creazione, più un altro sette, le stelle dell’Orsa. Ora voglio diventare, solo in apparenza, più scolastico e vi dico che  la somma di 7 più 7 produce 14, ossia 1 più 4 = 5, considerato numero mediano tra cielo e terra.  Mi fermo qui altrimenti Rocco, ritenendosi un  predestinato della letteratura, nel 2021 potrebbe regalarci un romanzo; la qual cosa è una ‘iattura’ alla luce della statistica che afferma che su dieci italiani: otto scrivono libri, uno non legge mai libri e uno legge tutti quelli pubblicati.  E’ anche vero che la statistica quasi mai può rivendicare l’esclusiva della certezza.

Non sempre leggendo questi scampoli di vita di Matarozzo si riesce a dare un significato agli avvenimenti : sono accaduti al protagonista e lui li racconta senza aggiungere niente che possa giustificarli, spingendo i lettori più volenterosi ad applicarsi per  trovare un possibile: ‘Sogno infranto’, ‘Non è vero ma ci credo’,’Un testamento spirituale’, ‘Un matrimonio riparatore’,’Il ritardo’…( sono tutti titoli tratti dalle pillole di Rocco).

E’ stata proprio la  semplice apparente superflua lettura della pillola ‘Il ritardo’  che mi ha fatto imbattere nella chiave per entrare in sintonia con la mentalità di un calabrese di nome Rocco. Una mamma che chiede a ripetizione al marito l’orario perché il figlio tarda a rientrare e un marito spazientito (ce rutt ù cazz) che dice al figlio di anticipare di 60 minuti il rientro su quello pattuito con la padrona di casa, sono la chiave per capire che Rocco ‘scrittore’ continua il cammino intrapreso da un troppo presto dimenticato narratore di Cosenza : Nicola Misasi.  Il quale Misasi (1850-1923) è stato redattore del «Fanfulla» e un esponente di spicco del gruppo di talenti che si raccolse intorno al «Sommaruga».  Rocco e i suoi brevi racconti possono rientrare nel verismo regionale, di cui Misasi è stato capostipite in Calabria. Entrambi parlano di costumi, leggende, superstizioni e di primitiva psicologia e forse Rocco è più forbito rispetto alla sciatteria (voluta?) dello scrittore di Cosenza. Entrambi cercano l’effetto, partono dalla curiosità per rifugiarsi nell’indiscrezione; tutto ciò che appare folklore locale, loro, lo trasformano in ingerenza, oserei dire  ‘sfacciataggine’.  Misasi ha scritto molto e il suo capolavoro ha per titolo «Devastatrice» (che non ho letto), ma rifacendomi all’anticipazione che mi sono permesso di fare prima, dal personaggio di Laureana di Borrello potrebbe arrivarci un ‘Devastatore’.

Matarozzo ha studiato bene Tommaso Campanella, il cui padre era un ciabattino analfabeta, e anche lui, come il filosofo di Stilo, ha rischiato di entrare in un ordine religioso e non è dato sapere se per lui «La città del sole» sia stato un punto di partenza o un prossimo approdo.  Fuor di metafora Rocco si rivela con la pillola numero 77, dove comprendi che, se ha ritenuto di doversi sposare una seconda volta, deve aver trovato la sua ‘ Santa Mariella Madre della Consolazione’.

Ho conosciuto la signora Mariella e mi sono sempre chiesto come mai una brillante, piacente signora abbia potuto accettare di condividere la vita con un uomo ‘nascosto’ dietro una  improbabile capigliatura, afflitto da un sarcasmo così esasperato che non sai mai se vi è un fondo di verità o solo ‘moine, da una parlata che offende la Calabria senza premiare la Puglia, da una andatura che definire pigra insulta le tartarughe, da un fisico parente lontano dei Bronzi di Riace,  ma, superati questi dettagli, ti trovi al cospetto di un sorriso contagioso per cui passi, dal volerlo mandare a quel paese, al ringraziamento per averti regalato attimi di felicità, che, come deve aver appreso bene dalla vita la consorte Mariella, è costruita su ‘infelicità evitate’.

Di rito negli spogliatoi dopo ogni partita persa, bisogna analizzare le cause della sconfitta e il vostro cronista deve ammettere che, la sua valutazione del lavoro del segretario Uil Pensionati Puglia, era poco deferente della Calabria rappresentata da Matarozzo. Se fossi un perfetto ‘animale’ direi ho sbagliato avanti il prossimo, ma, dato il mio ruolo umano,  potrei salvarmi precisando ‘tutti sbagliano, ma solo i migliori lo ammettono’. La verità però è un’altra. Io non sapevo che Rocco facesse sul serio quando mi ha parlato di pubblicare le sue ‘amenità’, tenuto conto che avevo consigliato - cosa che faccio sempre quando mi imbatto in individui che non sono professionisti della scrittura - di far passare minimo tre anni fra le pubblicazioni.

Un filosofo di cui non ricordo il nome soleva ripetere che : « In molti libri non vi è nulla di necessario e spesso abbondano di superfluo» non è il caso del nostro Rocco dal momento che non spreca un sostantivo, un aggettivo, una virgola, un punto per spiegare il suo punto di vista. Lui espone il fatto e  il lettore deve trovare una logica ragione al racconto.  « Un uomo ragionevole non conclude mai nulla» penso sia il pensiero del nostro scrittore che conclude il suo lavoro editoriale con questo breve periodo: « Mariella, mia moglie: “ Chi ti ha autorizzato a parlare di me?”».

Domenica mattina mi aspetto una chiamata da Rocco la cui ‘apertura’ sarà :« Chi ti ha autorizzato a parlare di me?». Per una volta faccio il Matarozzo della situazione, lasciando al lettore l’interpretazione ( in riferimento alle pillole, preciso che non so ‘ingoiare’, quindi, mastico…’amaro’).
Nuova Vecchia

Modulo di contatto