Vita da reclusi, la quotidianità al tempo del Covid-19. Parla la psico-antropologa Giuliana Cazzato

di FRANCESCO GRECO - La vita quotidiana al tempo del coronavirus. Fra paure e fake-news. Ci hanno reclusi fra quattro mura come se questa fosse vita e non portasse altre patologie devastanti. Sarà facile gestire anziani, malati cronici, disabili, bambini con la primavera in arrivo?

Di questa solitudine coatta, come viverla e degli inevitabili riflessi sulla nostra psiche, parliamo con la dottoressa Giuliana Cazzato, psico-antropologa (studio ad Alessano, t. 3806809288).

DOMANDA: Dottoressa Cazzato, essere costretti in casa può portare delle patologie psichiche irreversibili?
Risposta: "La reclusione coatta, ovviamente, non fa bene a nessun essere umano o creatura che sia, tuttavia, come ogni evento sconvolgente, l'essere in cattività, fa approdare a mete alquanto soggettive. Ogni essere ha la sua determinata reazione. La paranoia, lo stato depressivo, l'attacco di panico, per essere ottimisti, in questo stato militarizzato e forzato, sono all'ordine del giorno.
Per dirla tutta, ho ricevuto a tal proposito, tantissime telefonate, email e messaggi, dove mi veniva esposta la disperazione per la reclusione (in effetti, se riflettiamo, ci accorgiamo di essere stati incarcerati ai domiciliari), sofferenza che ha avuto sui miei pazienti e le persone tutte, compresi gli animali domestici, effetti devastanti per la psiche e per il corpo.
Una paziente era in preda alla disperazione poiché il marito abbastanza ingombrante e violento, sarebbe rimasto a casa, procurandole terrore e disagio. Un'altra ancora era preoccupata per gli anziani genitori che vivono un pò più lontani dal luogo di residenza della stessa, una madre si sentiva in colpa per i figli che, costretti in casa, non potranno avere un'adeguata formazione culturale, c'è poi chi è disperato per il lavoro vedendo dissolversi i propri sacrifici.
Tutte queste emozioni, sommate al terrore che continuamente ci pervade a causa della sconosciuta pandemia, sicuramente porterà a uno stato di prostrazione paranoica, i più fortunati, mentre le persone oltremodo sensibili potrebbero sviluppare D.O.C. (disturbi ossessivi compulsivi) che potrebbero rivelarsi duri a retrocedere.
A casa ho una Basset-Hound che sta soffrendo molto per questa forzatura, anch'essa ha sviluppato paranoia e depressione per la reclusione forzata. La situazione di questo passo sicuramente tracollerà".

D. Chi è più a rischio: bambini, anziani o adulti?
R. "Psichicamente e socialmente parlando siamo tutti a rischio, i bambini purtroppo dovranno fare i conti con il loro sviluppo cognitivo, sociale e psichico, nonché con le vicissitudini della vita.
Oggi il bimbo, il fanciullo, l'adolescente, si trovano in uno stato di deupaperazione forzata dove, solo il nucleo famigliare, ovvero la cellula prima, interagisce coi meandri mentali socio-personali del soggetto.
L'adulto bene o male sembra il più forte e risoluto, ma, sa che deve aggiungere, ai propri problemi quotidiani, questa emergenza tragica, dolorosa, spaventosa. Le problematiche nell'adulto, oltre che socio-personali, divengono, altresì, economiche in molte categorie, l'umore diviene pessimo, le aspettative catastrofiche. Ed è qui che potrebbe sorgere l'intoppo: l'adulto, uomo o donna che sia, potrebbe divenire violento, crudele, insoddisfatto, il momento divenuto clou andrebbe a rasentare la catastrofe, stato in cui il proprio io non viene tenuto a bada dalla coscienza forte e volitiva propria dei tempi sereni. Vi lascio intuire a questo punto, quanto un soggetto psico-patologico potrebbe soffrire in questo stato di coercizione.
L'anziano, paradossalmente, al di là del profondo terrore, in cui, è proiettato è, addirittura colui che soffre di meno. Egli si preoccupa per le persone amate, ma di solito sente meno la reclusione. Ovviamente, emozioni di tale portata, danneggiano chiunque: bambini, adulti o anziani che siano".

D. Come affrontare questa situazione senza divenire pazienti psichiatrici?
R. "Beh..., per fortuna un provvedimento limitante e coercitivo per ciò che riguarda la libertà, non potrà certo portare a psico-patologie che riguardano il corredo genetico o le complicazioni innate, tuttavia potrà ledere l'autostima e il concetto di libertà riguardante ognuno di noi. L'autostima in particolare poiché privati della nostra libertà d'azione, molti di noi, non potranno procacciarsi il necessario per vivere e agire in piena libertà. La società ci farà sentire inermi e sbandati".

D. Quando tutto sarà passato, resteranno 
tracce nella nostra psiche, temporanee o definitive?
R. "Intanto, dobbiamo sperare, che tutto si dissolva come in una bolla di sapone, poi, dovremmo porre rimedio alla miriade di danni causati. Molti soggetti non hanno problemi a rimuovere eventi traumatici e sconvolgenti (fortunati loro!), ma, la maggior parte delle persone, tende a rievocare con più facilità un vissuto tragico che non un ricordo bello e piacevole.
La rievocazione dà luogo a fratture coscienziali che fungono da black-out della memoria con conseguente default. Il "default mode network" è una modalità dove va la nostra mente nel momento in cui per essa si presenta una minaccia. E' ovvio che questa modalità, lascia delle profonde cicatrici nella psiche, in quanto reazione a un assedio iatrogeno.
In breve questa detenzione forzata e coatta potrebbe in termini psichici produrre malattie sia transitorie che permanenti, la cui durata dipende dalla risposta emotiva di ciascuno di noi".

D. Se questa reclusione dovesse essere troppo lunga. a cosa andiamo incontro?
R. "Uno dei capisaldi dell'etica, recita che l'uomo, nasce libero per diritto naturale, quindi, già il parlare di coercizione ci riporta a un gesto contro natura e privo di essenza, se poi aggiungiamo la componente "minaccia per la nostra incolumità", come il Covid-19, possiamo facilmente dedurre che i rischi per la mente e per il corpo ("Mens sana in corpore sano") si amplificano.
In questi giorni, paradossalmente, mi sono trovata ad essere molto più vicina del solito ai miei pazienti, in quanto si è stabilito tra di noi una comunicazione via cavo (Skype, Whatsapp e vari social) con cui ho potuto monitorare i miei cari assistiti. Da questo ho dedotto che le ossessioni. si insidiano impossessandosi della mente delle persone per motivi specifici di cui il primo in assoluto è la paura.
La gente ha paura della solitudine, di un contatto troppo a lungo protratto con i famigliari più intimi (con cui si potrebbero verificare conflitti e dissapori), dell'ignoto (Covid-19 in questo caso), dei disagi e così via...
Queste ansie porteranno a delle inevitabili fratture sociali, affettive e famigliari. Il suddetto tour de force potrebbe costare caro all'umanità, tutto viene meno e ogni cosa verrà messa in discussione: affettività, lavoro, salute, stima, autostima, lealtà e così via.
Quando si perde la bussola, l'orientamento viene meno, non controlliamo più la rotta della nostra vita.
Auguriamoci vivamente di tornare alla normalità, quella "normalità" che abbiamo tanto odiato e schivato, ma che finora ci ha garantito la sopravvivenza e la sussistenza in quanto il protrarsi di questo status potrebbe ucciderci più del tanto temuto Covid-19".
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