'Sentirsi in alto mare' per ritrovare se stessi a Torre Pali


DELIO DEMARTINO - Il 2020 è stato un anno di svolta anche nel settore turistico. La fine del lockdown ha portato ad un modello di turismo definito di “prossimità”, che consente di riscoprire le bellezze più vicine fisicamente e ancora poco valorizzate. Ma allo stesso tempo l’estate post-Covid 19 può essere l’occasione per approfondire la conoscenza di se stessi e delle proprie emozioni e profondità interiori.

Lo dimostra Sentirsi in alto mare. Riconoscere e gestire le emozioni per costruire relazioni efficaci, un week end formativo residenziale tenutosi a Torre Pali (Marina di Salve, Lecce) dal 17 al 19 luglio organizzato dall’associazione psicopedagogica Agribimbi, presieduta dalla dott.ssa Adalgisa Romano, e supportato da uno staff psicosociopedagogico composto da docenti universitari di tutta Italia: Alessandro Gennaro, Ezio del Gottardo, Francesco Paolo Romeo, Pier Paolo Tarsi, Salvatore Patera, Andrea Tarantino.

Si tratta di un tipo di vacanza che unisce la possibilità di un viaggio alla scoperta di Torre Pali con un viaggio interiore alla scoperta delle proprie fragilità emotive con l’obiettivo di imparare a gestirle e a migliorare il proprio benessere e le proprie relazioni. Come chiarisce il titolo, “sentirsi in alto mare” è una sensazione comune che proprio quest’anno abbiamo provato in una dimensione nuova ma che può aiutarci a scoprire l’altro di noi stessi e dimensioni della nostra psiche ancora sconosciute. Nel corso delle tre giornate si sono succedute una serie di attività che hanno consentito la creazione di un gruppo nel quale scoprire la propria interiorità attraverso diverse esperienze pratiche e di riflessione psicologica e pedagogica.


Le attività sono state tutte incentrate sulla “metafora”, figura retorica per eccellenza, indispensabile per il linguaggio umano e per la letteratura e l’arte, ma anche utilissima per procedere alla scoperta di se stessi in maniera efficace. La metafora è sempre un tuffo nell’ignoto, nell’ambiguità semantica ed emotiva che ci porta a creare nuove connessioni di senso senza mai definire nettamente l’oggetto. In particolare si è scelta la metafora del “mare”, con lettura di citazioni letterarie e di proverbi incentrati sulla navigazione quale metafora della vita, da Ulisse in poi: per esempio “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” (Seneca), “Se vuoi costruire una nave […] prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato” (Saint-Exupéry), “Il cuore di un uomo è molto simile al mare” (Van Gogh), “Siamo come isole nel mare, separate in superficie, ma collegate nel profondo” (William James).

Il secondo giorno sì e focalizzato sulla metafora della “rete”, quale strumento in cui rimaniamo impigliati ma che ci mette anche in relazione con l’altro e ci consente la pesca. Proprio a partire dalla questa suggestione ognuno ha costruito la propria rete con i “pesci” dei funzionamenti e degli schemi disfunzionali. Per ogni pesce disfunzionale ciascun partecipante ha costruito un antidoto, un galleggiante che consentisse di bilanciare i pesci che ci hanno intrappolato. Ma la rete è anche strumento di pesca. L’esperienza di imbarcarsi su un peschereccio ha permesso di scoprire un lavoro antichissimo e fondamento della cultura pugliese, ma anche di sfidare le proprie paure imparando a liberare i pesci dalla rete senza ferirsi. Un’azione che insegna che imparare ad allargare le maglie della nostra mente senza focalizzarsi troppo sul problema può essere un metodo efficace e stimolante. Infine al tramonto è stata raggiunta dal mare l’Isola della fanciulla, il cui panorama è dominato dal relitto di una nave, una location suggestiva per riflettere e confrontarsi sulle personali esperienze e fragilità attraverso la metafora dell’acqua, elemento basato sui legami deboli dei suoi atomi e in continua trasformazione come la vita. L’isola è stata anche il teatro naturale scelto per la recitazione della più famosa poesia moderna incentrata sulla metafora della “navigazione-vita”: Itaca di Kavafis.


L’ultimo giorno invece è stato dedicato ad un insolito approdo in alto mare, alle secche di Ugento, dove è stato possibile spingersi sott’acqua per pescare i piedi di capra e per riflettere sulle proprie secche emotive e sulla necessità di sfidare e superare le proprie paure con l’azione e con la relazione con l’altro.

L’esperienza ha coinvolto anche il gusto: il ristorante Stella del Mare, gestito da Andrea Tarantino, ha consentito ai partecipanti di aprirsi a nuovi sapori non convenzionali. Le tre giornate sono state rallegrate dalla simpatia di Francesco Mauro, attore di improvvisazione teatrale, mentre il fotografo Carlo Bevilacqua ha documentato con i suoi scatti l’intera esperienza.

Il week end dell’associazione Agribimbi è un esempio di eccellenza del territorio pugliese che dimostra come la Puglia sia capace di rispondere alle sfide di in un’epoca così complessa attraverso strategie integrate. Non meraviglia che nello staff degli organizzatori del corso basato sull’esperienza e sull’azione fisica ci sia il Prof. Ezio del Gottardo, responsabile del Centro e-learning dell’Università di Foggia, una realtà accademica che, grazie alla spinta all’innovazione del suo rettore Pierpaolo Limone, si è dimostrata tra le più capaci di reagire all’emergenza sanitaria attraverso l’attivazione della Didattica a distanza, già abituale in quell’Ateneo. È la dimostrazione che puntare sulle tecnologie e sull’innovazione didattica non esclude ma completa l’esperienza di crescita formativa in presenza e include una particolare attenzione a uno dei fattori più fondamentali non solo dell’apprendimento ma più in generale della vita: l’emozione.
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