Un bersagliere per amico!

LIVALCA - Nel 2036 saranno passati due secoli da quando una banda composta da baldi, arditi e spavaldi giovani uscì dalla caserma Ceppi di Torino, con in testa un copricapo nero ornato da un ciuffo di penne di gallo, suonando solo ottoni (trombe, filicorni e bassi) a passo di corsa cadenzato. Sono ormai 185 anni che quella fanfara, senza mai fermarsi, ha percorso tutte le strade del mondo ovunque riscuotendo consensi e plausi e regalando allegria, felicità, atti di eroismo e orgoglio di appartenenza sempre a passo di carica «Quando passano per via, sento affetto e simpatia…l’Italia in mezzo secolo copertasi di gloria…».

La storia della famiglia dei Bersaglieri parte intorno al 1750 quando Celestino Ferrero, principe dI Masserano e marchese di La Marmora, sposa Raffaella Argentero di Bersezio e la coppia mette al mondo 13 figli, di cui quattro saranno generali e protagonisti delle vicende del Risorgimento nazionale. Da questa completa squadra di calcio di figli noi estraiamo Alessandro La Marmora che, nato a Torino nel 1799, fu un paggio della Corte imperiale francese sotto la non meno famosa Paolina Bonaparte; avviato alla carriera militare ebbe l’idea di formare una compagnia di fanteria leggera e studiò attentamente, con esercitazioni sul campo, tutto ciò che era legato alla cura del tiro al bersaglio e si impegnò per rendere più pratiche e meno pesanti le armature. Nacque così il corpo dei Bersaglieri, istituito nel 1836 da Carlo Alberto, e si racconta che il battesimo del fuoco avvenne nel 1848 a Goito, dove fu ferito alla mascella il nostro Alessandro. Durante la convalescenza scrisse il trattato «Istruzioni provvisorie per i Bersaglieri». A Genova conobbe nel 1852 la donna che avrebbe sposato solo un anno prima di morire e fu proprio nell’assistere i malati di colera, ricoverati negli ospedali liguri, che decise di scrivere un libretto dal titolo «Cholera Morbus». Gli fu fatale la spedizione in Crimea, dove morì nel 1855, proprio per il colera.

Ho dato vita a questa sintetica (per piacere AMICI BERSAGLIERI evitate le critiche, anche se costruttive, una testata online ha enormi esigenze di spazio) e brevissima cronaca perché ho ricevuto dal comm. Riccio, attivismo da oltre mezzo secolo al servizio di tutto ciò che riguarda l’organizzazione di eventi e ricorrenze in modo da non far scendere l’oblio sulla storia e le vicissitudini del corpo, un invito-segnalazione per omaggiare il 7 Reggimento Bersaglieri per l’anniversario dei 150 anni della costituzione, per intenderci stiamo parlando di quello famoso con il nome di “Leggendario”. Il dr. Riccio, i premi e le cariche cumulate in tanti anni di ‘carriera’ lo qualificano come il più noto ‘piumato’ d’Italia, invita tutti coloro che sono stati Bersaglieri, o sono amici dei Bersaglieri, o amano i Bersaglieri ad inviare una cartolina augurale al COMANDO 7 REGGIMENTO BERSAGLIERI - CASERMA TRIZIO - STRADA VICINALE VILLA SERENA, 4 - 70022 ALTAMURA. Di tale testimonianza sarà felice il Comandante Col. Giovanni Ventura e tutti coloro, presenti ed assenti, che hanno avuto l’onore di indossare la ‘magica’ divisa.

Nella stagione 1975-76, nell’ufficio di maggiorità cui ero stato destinato per essere disponibile con le esigenze non solo della caserma ma anche dei ragazzi appena arrivati, vi erano il col. Carmignani e il maggiore Gambino che ricordavano a tutti che una volta indossata la divisa di Bersagliere…era difficile ‘sfilarsela’. Restava attaccata alla tua pelle, era parte integrante del tuo quotidiano, ti donava eventuali diritti ( io sono bersagliere!), ma anche quel rispetto per il dovere che è una disciplina del vivere civile ed un ‘male’ necessario. Ho fatto parte, come semplice bersagliere, del 1 Reggimento Bersaglieri Corazzato, che all’epoca si trovava ad Aurelia (Civitavecchia). Da allora consiglio a tutti: UN BERSAGLIERE PER AMICO!

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