In uscita il 'Bollettino di San Nicola' marzo-giugno 2022

LIVALCA - Il 1952 è stato un anno importante per tante cose, ma, al momento, sono in grado di ricordarne solo tre: la Germania Est che iniziava la costruzione del confine fortificato con quella Ovest; la nascita della CECA (Comunità europea per il carbone e l’acciaio), organismo che vedeva alleate la Repubblica Federale di Germania, i Paesi Bassi, Francia, Belgio, Lussemburgo ed Italia per stabilire un mercato comune per il carbone e l’acciaio nei paesi membri, il cui trattato fu ratificato proprio nel luglio del 1952 da tutti componenti; a Bari, esattamente 70 anni fa, veniva registrato presso il Tribunale il “Bollettino di San Nicola” il 18 giugno del 1952 con il numero 79.

Dico ciò perché da poche ore fr. Giovanni Distante OP, il priore più ‘manager’ che la storia ‘nicolaiana’ ricordi, mi ha inviato per mail il numero 2-3/2022 del “Bollettino di San Nicola” e la mia attenzione è stata attirata da una creazione artistica presente in copertina: appare un volto di San Nicola elegante, parlante e ‘splendente’ grazie alle sapienti luci della ditta nostrana Domenico Paulicelli, vanto del settore anche fuori dei lidi italiani. Non va trascurato il particolare che il disegno dell’opera si deve ad un docente del liceo artistico “G. De Nittis Pascali” di Bari: Paolo Ricchiuti (Tanti anni fa intervistai un presidente della Provincia di Bari, il professore Domenico Ricchiuti, che era stato già sindaco di Bisceglie, che mi fece una buona, direi ottima impressione: il mio richiamo che va, solo in apparenza, ascritto al consueto ‘volo pindarico’ mi serve per spezzare una lancia in favore dei politici che operano e lavorano, quindi possono ‘sbagliare’perché l’errore fa parte del vivere quotidiano, onestamente… se poi hanno già una professione cui tornare, dopo il loro servizio reso alla democrazia cui nessuno li ha obbligati, meglio).

Il numero si apre con un messaggio di Papa Francesco, estrapolato dall’intervento che ebbe in udienza generale il 13 aprile 2022, che mi sembra coerente e calzante con quello che è successo nei mesi successivi:«La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata:mai! Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo. E’ così che si porta la pace di Dio nel mondo. Ecco perché l’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo. Sempre la guerra è un’azione umana per portare all’idolatria del potere».

Subito dopo vi è un intervento-precisazione di fr. Distante circa il ‘trasferimento temporaneo’ di una reliquia di San Nicola, a partire dal 21 maggio 2017, da Bari a Mosca fino al 13 luglio e da questa data fino al 28 luglio a San Pietroburgo. Andata e ritorno in aereo secondo un accordo-capitolato scritto e confermato da Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari Bitonto e Delegato Pontificio della Basilica, e Sua Em.za Hilarion Metropolita di Volokolamsk e Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca. Attenendosi ad un modus operandi collaudato, sempre mantenuto da tutti coloro che sono stati chiamati negli anni a reggere il ‘peso’ degli eventi che riguardano San Nicola e la Basilica, il priore ha risposto con atti mirati, inoppugnabili ed incontrovertibili ad illazioni e congetture che una società mediatica, come quella attuale, spesso immette nell’etere.

Da segnalare l’articolo di fr. Gerardo Cioffari OP dal titolo “Le Chiese di San Nicola a Kiev”, in cui lo storico della Basilica con la consueta precisione non solo conferma il suo scritto, ma con un po’ di sarcasmo, amabile per chi lo conosce bene, ‘asprigno’ per chi male interpreta l’ironia di quel sorriso che pare aver esaurito la dose di pazienza, ci informa che nello scritto apparso il 9 maggio di quest’anno sulla Gazzetta del Mezzogiorno aveva attribuito a Kiev 15 chiese dedicate al culto di San Nicola. Con umiltà Gerardo afferma :«Qualcuno mi potrebbe obiettare: qual è la tua fonte». In verità qualche addetto ai lavori aveva avanzato il dubbio che avesse esagerato, invece Cioffari, dopo una ricerca attenta, ha appurato che un ucraino anonimo aveva stilato un elenco che porta a 25 chiese (padre Gerardo un nostro comune amico sta preparando un opuscolo che darà alle stampe a maggio del prossimo anno…al momento è fermo a 23, ma dispone del tempo sufficiente per dare ragione al tuo ignoto informatore). Nel suo generoso articolo Cioffari ci regala interessanti notizie su Kyjiv (questo il nome originale): città capitale del primo principato russo (Rus’) e che vide il gran principe Vladimir (i grandi nomi hanno sempre un loro peso, solo che a volte invece di innalzare il livello, lo abbassano …forse perché ‘incapaci’ di sostenerne il carico) nel 988 far battezzare la sua gente nel fiume Dnepr. Leggetevi l’articolo di Cioffari, amici lettori, e poi inviatemi le vostre riflessioni, vi risponderò anche in forma privata.

Le immagini della festa di San Nicola, che la regia di Antonio Minelli ha reso animata, intensa, a tratti sgargiante e pur sempre sobria e fedele al valore storico, sono l’esempio vivente del rapporto simbiotico tra ‘Bari e San Nicola’ e le ‘Istituzioni e i cittadini’: mi sembra il caso di rispolverare “non vi è fede (anche quella bianco-rossa, non a caso lo stadio si chiama San Nicola) che vada in su, che non abbia la sua virtù”. Per una serie di quelle situazioni in cui la volontà non è sufficiente ho mancato di presenziare il 30 aprile di quest’anno alla cerimonia di ringraziamento di padre Ciro Capotosto per il XXV anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ma il “Gruppo amici di San Nicola”, di cui sono componente e che registrava tutti al completo, mi ha fatto sentire comunque presente in modo da vivere ogni istante della manifestazione; spero che fr. Ciro abbia percepito tale adesione non fisica, ma sicuramente spirituale.

Vi è anche un accenno al fattaccio di cui ha parlato l’Italia intera: accadimento che può essere riassunto nel titolo “ Cronistoria di un ‘miserevole’ furto a San Nicola”.

Non si è trattato di un sogno, ma di una tragica realtà enfatizzata dai titoli “ defraudato il tesoro della Basilica”, ma che ha visto nel giro di pochi giorni restituire alla comunità nicolaiana tutti gli oggetti trafugati da parte della Polizia di Stato.

Chiaramente vi sono interessanti e peculiari articoli, forse saggi, come quello di fr. Andrea D’Arcangelo OP su “Sinodalità e missione” (tema affidato al frate in una delle sei catechesi quaresimali, programmate e tenute in Basilica nei venerdì di Quaresima dell’anno in corso) e la colta omelia per la festa della Traslazione delle spoglie di San Domenico che fr. Pier Giorgio Taneburgo ofm.cap. ha vergato con il titolo “La comune missione di Domenico e Francesco: donare luce di verità alla chiesa e al mondo”, per giungere con la giusta predisposizione ad una semplice, schietta e pur coinvolgente ordinazione di un presbitero, il quale racconta i suoi sentimenti, speranze e preghiere nel giorno, al momento, più importante della sua vita. Fr. Francesco Pio M. Narcisi OP racconta in “Fare delle proprie mani, quelle del servo” la sua giornata particolare, concludendo il suo intervento con: «Portatemi nella vostra preghiera, stando certi che io vi porterò nella mia».

Secondo il mio modesto parere il rettore padre Distante vive un momento di altissimo ecumenismo, integrato nell’ambiente in cui vive ma consapevole che l’eco volerà verso altri confini, quando dichiara :« Perciò siamo accorsi numerosi oggi per elevare la nostra preghiera al Padre perché, per intercessione di San Nicola, ‘cessino i pericoli e si plachino le tempeste’ come ci fa cantare un antico responsorio» e « Quest’anno sono ritornate anche le “Frecce Tricolori”. Che il loro rombo sia un ‘fragore’ di pace per tutti».

Come in tutte le famiglie timorate di Dio l’ultima parola spetta a Mons. Giuseppe Satriano, attuale Arcivescovo di Bari Bitonto, che in una partecipata e sofferta omelia conclude:«La manna del Santo di Myra, ancora una volta, scenda su di noi come lavacro di purificazione mentre, con cuore unanime, innalziamo la nostra invocazione di pace per ogni popolo della terra».

Amici lettori dopo aver spulciato l’intero numero dell’ultimo “Bollettino di San Nicola” mi è venuta in mente una frase di Anatole France, premio Nobel per la Letteratura del 1921, che vi riporto secondo i miei ricordi:« Se esagerassimo le nostre gioie come esageriamo i nostri dolori, tanti problemi che ci angosciano perderebbero molta importanza» (Con France penso di avere una certa affinità di vita vissuta: lui parigino di nascita, cresciuto in un quartiere di editori e librai, per giunta la sua stessa famiglia ha gestito una libreria antiquaria… il sottoscritto…).

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