Com’è triste Roma nel Natale di guerra


FRANCESCO GRECO
- Non ci sono zampognari in centro e nemmeno in periferia. Ne hanno adocchiato uno in un centro commerciale a Boccea, ma i clienti erano avari e il giorno dopo non s’è più visto.

E non si vedono nemmeno le signore in pelliccia impegnate nella religione del secolo: lo shopping, nelle vie attorno a Piazza di Spagna. Fanno tanto Natale con le loro ingombranti buste e gli occhiali scuri. E facevano tanto boom economico e agiatezza. Anche i caldarrostari sono di meno: in passato a ogni angolo ce n’era uno.

Ma è Natale a Roma? Roma vs Italy?

Prendiamo il taxi per andare al giornale. Sul cruscotto il giovane tassinaro ha attaccato la calamita con la foto dei suoi due bambini. Giusto per rompere il silenzio buttiamo là: “Ma turisti ce ne sono?”.

La smorfia d’amarezza e la pausa contengono la risposta. “E’ già Natale e se non se ne sono visti è segno che non verranno. L’estate passata abbiamo avuto il boom, che è continuato sino all’autunno, ma adesso la città è vuota. Speriamo in primavera...”.

Parliamo della metro C i cui lavori intasano il traffico zona Piazza Venezia e conoscendo l’andazzo, spera che almeno i suoi figli riusciranno a salirci...

Speriamo tutti in questo Natale di guerre, pandemie e povertà diffusa. In effetti gli autobus a due piani che portano i turisti sono radi e in giro si vedono esigue comitive di ragazzi. Gli extracomunitari che vendono i ticket delle visite sono tristi e annoiati. Eppure la carbonara a 8 euro in zona San Pietro dovrebbe invogliare. Come il caffè e il cornetto a 1,10 a Gregorio VII (Vaticano) e il gelato a 1 euro a San Calisto (Trastevere). E’ domenica mattina, facciamo un giro in centro: via del Corso, via Condotti, Frattina, Crispi, via Mario dè Fiori, via Borgognona...

I negozi già fanno i saldi al 70 per cento. I ristoratori aspettano sulla porta radi clienti. Tutte o quasi le attività commerciali hanno personale straniero (a Napoli è l’esatto contrario). Costa meno e quelli asiatici, arabi, africani, latinoamericani sono popoli giovani pieni di energia e amanti del lavoro.

Più che persone vediamo fantasmi. Ognuno con un rovello in testa: come se fosse venuto meno il collante, prosciugata l’energia segreta che tiene insieme una community, atomizzando il tessuto umano e sociale.

Ci sono chiese (a Roma sono oltre 1000) in cui non c’è manco il presepe. Il nostro barista Jacopo offre caffè a tutti sperando di fidelizzare i clienti: hanno appena aperto, start-up di giovani (poi dicono che aspettano il Rdc). Nel quartiere gira una leggenda: in un condominio di professionisti, avvocati, ingegneri, etc., hanno staccato i riscaldamenti per morosità. La famosa classe media risucchiata in basso.

I consumi sono calati: non lo dice il Censis nè l’Istat, lo diciamo noi. Poca gente al centro commerciale aperto 8/20. Chiediamo dove sta Patrizia, rispondono: cassa integrazione. E Marcello? Idem. E Sofia? Pure lei. Il nero monumentale che a largo Argentina, davanti alla Feltrinelli ci vende un libro di poesie di autori africani sussurra: “Abbiamo figli da mantenere”. Costa 7.90 e vorrebbe darci il resto.

In Piazza San Pietro poca gente (il Bambibello sarà deposto in una pila di pietra). Carino il prese dell’AMA (gli spazzini), inaugurato dal Papa e in attesa della visita del sindaco Gualtieri.

Intanto a Castel Sant’Angelo (fu la prigione dei Papi) la Signora degli Anelli celebra la festa di Atreju e vanta un anno di successi, diffusi dall’informazione tossica: quelli delle banche grazie ai mutui cresciuti, le aziende dell’energia con le bollette aumentate che calano solo con le veline del Tg1, dei produttori di armi, della sanità predatoria. E poi Rc auto più 26 per cento, benzina più 21, spesa più 24...

Mentre si riparla del ripristino dei vitalizi, in Puglia un rettore vuole quintuplicarsi lo stipendio e alla Regione non sanno come fare per incassare il tfr. A votarli si rischia quasi l’accusa di favoreggiamento.

Di guerre, pandemia, povertà, sempre festa è: e perciò ai nostri Lettori, Buon Natale!

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