La mia isola deserta, una storia lunga 80 anni



MASSIMO IAVARONE - A partire dagli inizi degli anni 70, le riviste musicali  (Rolling Stone su tutte ) iniziarono a pubblicare, con una cadenza quinquennale, ''I migliori album di sempre''. Chi ne menzionava 100, chi 50 ma in molti casi il limite erano i classici 10.

I titoli elencati furono decisi per una scelta oggettiva delle opere, infatti, per alcuni decenni, si ritrovavano sempre i soliti nomi come Led Zeppelin IV o Pet Sounds dei Bech Boys. Solo negli ultimi anni alcune nuove uscite, o alcune riscoperte, hanno scalzato dalla vetta titoli storici come The dark side of the moon dei Pink Floyd o Sgt. Pepper dei Beatles, che per anni hanno dominato le classifiche.

Le All time Top Ten dell’ultimo decennio hanno visto inserirsi nuovi titoli come Nevermind dei Nirvara o riscoperto album storici come What’s going on di Marvin Gaye, cambiando radicalmente le classifiche. Questo perchè il cambio generazionale dei critici e degli ascoltatori, ha permesso di scoprire nuovi titoli e nuovi territori musicali.

In questo evolversi di gusti musicali, in tanti hanno iniziato a pensare ad una propria classifica dettata dal proprio gusto personale e, che spesso, non coincideva con la definizione classica di ‘pietra miliare musicale’. Da qui nasce l’idea dei 10 album da portare su un'ipotetica Isola Deserta.

Per essere precisi, l’idea nasce nel 1942 da un presentatore radiofonico delle BBC, Roy  Plomley che iniziò ad invitare famosi personaggi dell’epoca e chiedeva loro di indicare i loro 8 preferiti dischi gramofonici ( i vecchi 78 giri) che avrebbero ipoteticamente portato con se su un’isola. Il 33 giri doveva ancora nascere come fenomeno commerciale e nel giro di tre lustri avrebbe poi soppiantato il 78 giri.

Sul finire degli anni 70, i critici pensavano che la creatività dell’ultimo ventennio si era esaurita. Ma si sbagliavano perchè il decennio che stava arrivando sarebbe stato uno dei più creativi di sempre. 

Ecco un disco da portare sulla mia isola deserta:

Elton John, Goodbye yellow brick road

Il 1973 è un anno molto prolifico per Elton John. Dopo il successo dell’album Don’t shoot me I’m only the piano player, che includeva le hit Crocodile rock e Daniel, l’artista inglese pubblica quello che venne definito il suo capolavoro.

Inserito dalla rivista Rolling Stone tra i primi 100 album più importanti di tutti i tempi, il progetto è composto da un doppio album contenente una quantità di successi incredibili, dalla canzone simbolo dell’artista Candle in the wind a Saturday night’s alright (for fighting) passando per Grey Seal, la titlle track, Bennie and the jets e il medley capolavoro prog Funeral for a friend/Love lies bleeding. I generi nei quali EJ spazia in questo album sono moltissimi, dal rock al prog, dal Jamaica style al rock ‘n’ roll, dal pop al sound americano.

Questo disco è un caledoscopio di tantissimi stili musicali che lo rende unico nel suo genere. I singoli estratti da questo album sono 5 ( quelli citati in precedenza) e tutti sono stati riproposti nel sul tour di addio chiamato appositamente Farwell Yellow Brick Road.

L’intro prog strumentale di Funeral for a friend è un capolavoro di stile, la ballata agro-dolce dedicata a Marylin Monroe Candle in the wind ( ripresa poi in memoria della principessa Diana e divetato il singolo più venduto della storia), il rock hard di Saturday night alright, l’up tempo di Grey Seal ( già pubblicata anni prima ma con un arrangiamento meno accattivante) , i lenti Sweet painted lady e Goodbye yellow brick road, rendono questo un album imprescindibile nella discografia di qualsiasi collezionista.

Questo disco sarà il trampolino di lancio che porterà EJ ad essere l’artista più venduto nel mondo nei 5 anni, a seguire prima della della profonda crisi personale e compositiva che lo colpirà per molti anni.E' un disco che consiglio vivamente a chi si vuole avvicinare al suo mondo, ma in generale a chi vuole iniziare a comporre la propria discoteca ideale.

Delle varie edizioni pubblicate quella edita da Spekears Corner e dalla Mobile Fidelity, sono tra le più rare e ricercate per il loro suono nitido. 

Per completare l’ascolto di Elton John consiglio ''Blue Moves e The One''.

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