Le passioni di Costanza, la marchesa rivoluzionaria


FRANCESCO GRECO -
Escatologico e iconoclasta: l’Ottocento “secolo lungo”. Che ci ha lasciato in eredità il mondo di oggi, ispido di contraddizioni, diseguaglianze, orrori.

La marchesa Costanza Trotti Arconati ne fu indiscussa protagonista. Nacque a Vienna, visse a Parigi, Torino, Milano. Fu esule col marito in Belgio.

Un’icona sfaccettata, polisemica, mitteleuropea. Proposta dalla scrittrice lombarda Ketty Magni nel romanzo storico “Costanza” (La libertà della Marchesa), Bellavite editore, Lecco 2024, pp. 128, euro 16.00.

La “scrittrice dal taglio liquido” è nata a Desio (Milano) ed è anche giornalista (“Corriere Vinicolo”). Ha esordito nella narrativa con “Riflessi” (2006), a cui si è aggiunto “Il pontile sul Lario” (2007). Si è dedicata al romanzo storico, la sua vera passione, con “Teodolinda il senso della meraviglia” (2009) e “Adelaide imperatrice del lago” (2011).

A sfondo storico-culinario ha composto “Il Principe dei cuochi” (2011); “Il cuoco del Papa” (2013); “Arcimboldo gustose passioni” (2015); “Rossini la musica del cibo” (2017); “Artusi il bello e il buono” (2020). In qualità di docente ha pubblicato “Manuale di scrittura creativa” (2018).

Lei ha scavato a fondo la personalità della marchesa: quali sono i suoi aspetti caratterizzanti?

Coraggio, gentilezza, determinazione, tolleranza, passionalità sono le doti principali di Costanza che si esplicano nella quotidianità dei sorrisi e degli abbracci. Ama coltivare le sue passioni politiche perché, pur essendo nata a Vienna, si sente patriota italiana nel profondo dell’anima e attraverso una fitta rete epistolare scambia opinioni e tesse trame intricate con esponenti di spicco della nobiltà europea dell’epoca, i quali la stimano e tengono in grande considerazione le sue opinioni. Donna dotata di intelligenza vivace, protagonista di vicende personali amorose e della storia risorgimentale, la marchesa Costanza esalta lo spirito libero e nelle lettere imprime sempre il suo motto “Libertas”. Studia insieme al figlio Carletto e auspica una maggiore acquisizione dei diritti femminili attraverso la costruzione di un ambito educativo che offra più spazio alle donne, relegate unicamente a svolgere compiti familiari.

Possiamo quindi dire che la nobildonna incarna l’irrequietezza, le ansie di modernità, di autonomia, di futuro del secolo in cui visse?

Sicuramente. La marchesa Costanza figura emblematica dell’Italia risorgimentale, incarna in sé l’essenza di un’epoca di cambiamenti, di lotte per l’indipendenza e per i diritti civili, e racchiude tutto il fascino romanzesco del periodo Ottocentesco. Ad esempio, si esprime a favore dello sviluppo ferroviario, che in quegli anni inizia a diffondersi in tutta Europa, respirando un clima di apertura verso la modernità, pur con i dubbi e le incertezze che accolgono ogni novità.

Il suo atteggiamento rivoluzionario in pubblico quanto libertino nel privato era diffuso nella nobiltà italiana ed europea dell’Ottocento?

L’atteggiamento libertino era molto diffuso nella nobiltà a quel tempo e di frequente nascevano relazioni extraconiugali, alcune segrete, altre dichiarate pubblicamente con tanto di fuga romantica. Durante l'esilio forzato in Belgio, lei e il marito- cugino Giuseppe Arconati Visconti ospitano molti esuli italiani, e la coppia si distingue per l’immensa generosità. I loro salotti letterari e i ferventi circoli patriottici di Parigi, Milano, Torino, rappresentano un’occasione di incontri e alla bella marchesa i letterati dedicano ardite composizioni poetiche. Con l’amica rivale Cristina Trivulzio di Belgioioso, Costanza si contende gli ospiti, ma risulta più discreta ed equilibrata, legatissima agli affetti familiari e mai provocatoria negli atteggiamenti. Il suo sentimento è l’espressione della libertà assoluta.

La sua personalità ha aspetti moderni, che possono essere traslati nel mondo di oggi benché forse più complesso?

Il mio romanzo e in particolare il personaggio di Costanza vogliono rappresentare un invito a riflettere sulle radici del nostro presente, sulla lotta per i diritti e sull’importanza dell’impegno individuale nella storia collettiva. La marchesa si spende in prima persona per raggiungere la libertà dal dominio straniero e il conseguimento dell’Unità d’Italia. Segue il marito “Peppino” in esilio e si rende disponibile ad accogliere gli amici esuli italiani nel suo castello in Belgio, dove nel salotto culturale continua a promuovere le idee patriottiche. Sogna, palpita e viaggia in Europa, con la “sua” Milano nel cuore alimentando un odio smisurato verso il dominio straniero, insieme ai personaggi illustri che hanno lottato con lei e contribuito ad affrescare quel quadro storico risorgimentale. Nel contesto contemporaneo, dobbiamo comprendere i sacrifici per ottenere la libertà e la pace e non dare mai nulla per scontato.

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