2 giugno: parata nel segno dei terremotati. Botta e risposta Colle-Di Pietro

ROMA. Parata del 2 giugno nel segno della sobrietà. Dopo un minuto di silenzio per onorare le vittime del sisma in Emilia, è iniziata la sfilata ai Fori Imperiali per la festa della Repubblica. Presenti in tribuna d'onore il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio, Mario Monti, diversi ministri e le più alte cariche istituzionali.

La Parata, articolata su tre settori, é fortemente contenuta rispetto al passato. Ad un primo taglio di partecipanti deciso nell'ambito della spending review, è stata aggiunto un ulteriore ridimensionamento dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia.

Non sono sfilati così sistemi d'arma, cavalli e non ci saranno i tradizionali sorvoli delle Frecce Tricolori. Al passaggio davanti alla tribuna presidenziale, le bande e le fanfare interromperanno l'esecuzione delle musiche e marceranno con il solo rullare dei tamburi.

Monti, Schifani e Napolitano durante la cerimonia
E' da segnalare il botta e risposta tra Giorgio Napolitano e Antonio Di Pietro sul'evento. Liquidatoria risposta del presidente al leader dell'Idv, che oggi ha criticato i festeggiamenti del 2 giugno, parlando di 'sagra degli sprechi'. "Non sa di che parla", ha tagliato corto il Presidente della Repubblica quando gli e' stato chiesto un commento, mentre passeggiava nei giardini del Quirinale.

Giorgio Napolitano contrattacca ed accusa di tentativo di strumentalizzazione del terremoto quanti avevano chiesto la cancellazione della parata del 2 giugno e del ricevimento al Quirinale. "Alcune polemiche erano vecchie posizioni negatrici del ruolo delle Forze armate e della parata militare", ha detto il Capo dello Stato tirando le somme dei festeggiamenti di quest'anno. "Alcuni - ha aggiunto - hanno utilizzato un po' strumentalmente l'emergenza del terremoto".

"Non so di quali assenze significative ai festeggiamenti si parli", ha sottolineato il Capo dello Stato, "io ho visto molte presenze ampiamente significative. La partecipazione popolare poi e' stata tale da dimostrare che c'era un consenso larghissimo all'idea di mantenere, anche se in tono minore, le celebrazioni". Queste, ha rilevato, si sono svolte all'insegna della "vicinanza alle popolazioni terremotate", mentre molte delle polemiche erano le stesse di "uno, due, cinque anni fa".

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