Yara: alibi Bossetti sempre più debole

Non è solo il dna ad 'inchiodare' Massimo Giuseppe Bossetti. Il gip non è convinto nemmeno delle dichiarazioni fatte dal muratore, tanto da disporre il carcere per omicidio aggravato. Il 44enne continua a negare tutto, riferendo di non aver mai conosciuto la 13enne e ricostruisce i suoi spostamenti, anche in quel triste 26 novembre 2010: se li ricorda perchè lui - ha spiegato, secondo quanto si legge nell'ordinanza firmata dal giudice- "conduce una vita normale e ripetitiva".

"Ricordo che cosa feci quella sera - avrebbe detto - perchè passando davanti al centro sportivo vidi furgoni con grosse parabole e ne fui attratto". Ma questo non può essere vero perchè il caso di Yara, quella sera, non era ancora "esploso" a livello mediatico: il padre ne avrebbe denunciato la scomparsa solo la mattina seguente, sabato 27 novembre.

A Brembate - avrebbe spiegato poi - ci andava spesso perchè lì abitano il fratello e il suo commercialista. Ma entrambi lo hanno in pratica smentito: Fabio Bossetti avrebbe riferito agli inquirenti di non vedere spesso il fratello perchè "è un tipo solitario, veniva pochissime volte, io non sono mai andato a casa sua". Prudente anche il professionista: "Sarà venuto una volta al mese, quando mi portava le fatture da registrare".

Intanto Bossetti rimane in carcere in isolamento. L'uomo ha accusato un malore: è stato trasferito in infermeria per un episodio di tachicardia che non ha richiesto particolari interventi medici.

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