Cos'è e a cosa serve il quantitative easing di Mario Draghi

di Piero Chimenti - In questi giorni si sente spesso nei tg nazionali che lo spread è sotto quota 100: non raggiungeva tale valore da oltre cinque anni, prima che la crisi colpisse gli Stati membri. Merito di questa discesa è del Presidente della Bce Mario Draghi, che ha dato inizio al quantitative easing, un'operazione straordinaria avente lo scopo di rilanciare su più fronti nell'immediato l'economia dei Paesi della Ue, con effetti immediati; per questo la manovra è definita "bazooka".

Consiste nella creazione di moneta con il quale acquistare titoli di Stato dei Paesi Ue, comportando come primo effetto il deprezzamento della moneta, favorendo (con il continuo calo dell'euro sul dollaro) le esportazioni. I primi titoli ad essere acquistati sono stati quelli tedeschi, seguiti da quelli francesi e da quelli italiani e così via. Per tutti i titoli dell'Eurozona, si calcola che entro il 2016 verranno investiti circa più di 1.000 miliardi.

Il piano prevede la sua fine entro l'autunno del suddetto anno o comunque quando il livello dell'inflazione tornerà ad aggirarsi sul 2%, rispetto all'attuale -0,3%. I titoli greci al momento non potranno essere acquistati fin quando il Governo centrale ellenico non raggiungerà l'accordo con la Troika (Ue, Fmi, Bce) sulla restituzione dei prestiti. Tsipras avrà tempo fino all'estate se vorrà beneficiare di questa manovra. Le borse europee, forse preoccupate della crisi greca, "accolgono il Qe con freddezza, registrando dei cali su tutte le maggiori piazze fatta accezione per Milano, in cui si segnala in crescita". Effetti positivi si avrebbero anche per l'economia reale, in quanto con l'acquisizione dei titoli le banche potranno concedere maggiori prestiti a famiglie e imprese che lo richiedono.

Purtroppo questo tipo di manovra può riservare delle sorprese negative. Infatti, nei Paesi in cui è stata utilizzata (Usa, Giappone e Gran Bretagna) ha dato risultati diversi tra loro contrastanti, disattendendo su alcune economie i risultati sperati. Gli Usa sono lo Stato in cui il quantitative easing ha dato maggiori benefici in quanto l'economia è sostenuta dal mercato di capitali, a differenza di quella dell'Eurozona basata su quella delle banche; col rischio che gli istituti di credito possano speculare sull'aumento dei capitale per aumentare il proprio profitto, rendendo inutile per l'economia e per i piccoli risparmiatori questo tipo di operazione, mettendo in difficoltà lo stesso Governatore della Bce che non ha preparato preventivamente un piano alternativo, puntando decisamente sul buon esito dello stesso. Uno degli effetti del flop del piano Draghi comporterebbe un crollo degli investimenti, in quanto risulterebbe più conveniente investire fuori dalla Ue piuttosto che in titoli di Stato a breve termine.

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