Xylella, idea-piretro da Bologna: al via sperimentazione

di Francesco Greco. MINERVINO DI LECCE – I nostri padri e i nonni tenevano le sue foglie sul comodino, la notte: scacciava le petulanti zanzare. Per poter zappare da sole a sole, si doveva riposare, altrimenti si cadeva di sonno nel cuore aperto della terra. E se la soluzione anti-xylella venisse dal passato remoto? Quando il rapporto fra uomo e terra era immediato, diretto, talvolta violento (e comunque non mediato dalla chimica)? Così l'uomo ha maturato una dialettica ricca di semantica, che comprende anche le buone pratiche agronomiche di una volta, molto efficaci e naturali.

Il convegno (“Xylella fastidiosa: per la salvaguardia dei nostri giganti verdi”) svoltosi a Minervino di Lecce - delizioso paese dell'hinterland idruntino che anche con le sue frazioni, Cocumola, città della buona cucina cara al poeta Vittorio Bodini e Specchia Gallone, con una loro vivacità progettuale e associativa, con aziende di successo (olio, vino, ecc.) - è stato il più bello di tutti quelli organizzati sinora, perché ha colto l'ansia dei salentini, la loro paura di perdere identità e reddito, ma anche il desiderio estremo di concretezza, “res non verba”.

E dall'Università di Bologna giunge l'idea-piretro per combattere la maledetta farfalla assassina che sputa sulle nostre anime e sul nostro futuro. Ottimamente organizzato dall'associazione “Help”, dall'architetto “innamorato” del paesaggio Giorgio Bandello e dal Cavalier Fredy Cursano (Consigliere Provinciale Enalcaccia: al posto del solito fazzoletto sulla giacca aveva un germoglio d'ulivo), condotto brillantemente dall'elegantissima Mary Baldari, il convegno è finalmente uscito dalla vuota accademia, dalle passerelle, i “terroristi” e i pesci in barile. Solita assenza dei politici, denunciata dallo psicologo Antonio Biasco: dal ministro Martina a quelli regionali: ma questa non è una novità, si sono chiamati fuori dall'inizio, cavandosela con affermazioni fumose quando non fuorvianti e delegando al commissario Giuseppe Silletti, come se non prendessero i voti sul territorio per farsi casta con tutti i benefit connessi. Son le conseguenze folli del sistema elettorale retto dalle “nomination”, per cui il territorio e le sue problematiche sono ignorati: basta trafficare con i boss dei partiti e la ricandidatura è assicurata. Miserie della politica ormai svuotata d'ogni valore, autoreferenziale.

E ha indicato una via percorribile: i trattamenti degli alberi malati con una sostanza appunto al piretro (i vecchi contadini la chiamano “pistrina”). Il prof. Norberto Roveri, Ordinario di Chimica Generale e Inorganica all'Università degli Studi di Bologna, dove dirige il LEBSC (Laboratory of Environmental and Biological Structural Chemistry) ha spiegato l'effetto positivo ottenuto sui kiwi, alle prese con un batterio simile. Potrebbe funzionare anche sugli ulivi. Poiché non ha alcuna aggressività distruttiva, ma, agendo sul piano della “nutricentrica”, rafforza la pianta.

A breve comunque, assicura Giorgio Bandello (famiglia di antico lignaggio, coltivatori da secoli, stemma gentilizio), partirà la sperimentazione col contributo di “Giuranna Group” di Parabita, la più importante realtà vivaistica del Salento. In che modo questa novità si relazionerà con Silletti, la Regione Puglia (accusata di “catastrofismo”) e l'UE, che delibera abbattimenti di piante (bloccati però dal Tar, come a Oria, nel Brindisino) sulla base dei rapporti provenienti da via Capruzzi, lo si vedrà nei prossimi giorni.

“A Bologna abbiamo tante cose buone, ma non l'olio d'oliva”, recita la slide alle spalle del professore. Che così fa dà eco nazionale alla tematica. E dunque, dall'Emilia Romagna ecco un'opzione che potrebbe dire una parola seria, in alternativa alle eradicazioni selvagge: come se uno avesse il raffreddore e lo si curasse ammazzandolo. Le linee-guida delle sperimentazioni in atto si possono leggere sul sito dell'EPSA (European Food Safety Authority). Ma non è la prima volta che il mondo ha a che fare con tali pandemie. Nel Kosovo nel 1996 decimò le viti e si ebbe il 30% di prodotto in meno. In India, nella regione del Punjab, attaccò il grano e migliaia di contadini si suicidarono per il danno. Come in Brasile.

Per il resto il convegno ha vissuto delle prese di posizione degli studiosi sul territorio. Francesco Minonne, Parco Otranto-Leuca, ha detto che sui 3200 ettari del Parco non ci dovranno essere irrorazioni chimiche e anzi ha offerto quelle zone per eventuali sperimentazioni. Intanto si continua a sperimentare in alcune aziende agricole le sostanze tradizionali: solfato di rame, zinco, zolfo, calce, ecc., efficaci anche con la lebbra di 5 anni fa. Introducendo anche altri elementi, come i “competitors” del batterio killer che ha attaccato gli ulivi prima nella zona “La Castellana” e “Sauli” in agro di Gallipoli, Alezio, Taviano, ecc. e poi si è spostato a nord di Lecce e nel Brindisino: uccelli e rettili che potrebbero predarlo. Anche agrumi, carrubi, cipressi, lecci, querce, oleandri, ecc. sono a rischio.

“Un dramma”, concordarono 200 scienziati riuniti l'autunno scorso a Gallipoli. Resta comunque scontato che le buone pratiche agronomiche sono di per sé un deterrente alla propagazione e all'asfissia del terreno. Sotto accusa la politica dell'Unione Europea in materia: ricchi proprietari terrieri stanno anche dieci anni senza potare, facendo inselvatichire le piante: e intanto incassano l'integrazione comunitaria. “Agricoltura parassitaria” è stata definita. Così la produzione è calata vertiginosamente in Puglia: da 900mila tonnellate ad appena 200mila (dati forniti dal produttore di extravergine Raffaele Cazzetta, che si è soffermato sul “grave fenomeno dell'abbandono delle campagne: finita la psicosi, occorrerà pensare a una politica agricola che porti i giovani nei campi per fare reddito, reddito, reddito”).

Qualcuno ha poi sostenuto che il Salento è stato lasciato solo in questa lotta. “Non è vero – afferma Anna Rita D'Alba – l'associazione nazionale No-Ogm, che raggruppa oltre 36mila aziende, ha presentato denuncia all'Antimafia per vederci chiaro. Dopo aver condotto battaglie vincenti in Friuli contro l'uso di un diserbante che, si ipotizza, moltiplica virus, batteri, funghi, ecc.”.

Ivano Gioffreda (“Spazi Popolari”, Sannicola, da 6 anni impegnato nell'agricoltura biologica) si è poi chiesto come mai se su 20mila piante controllate solo 584 si sono rivelate sospette, si parla di eradicazioni selvagge: “Non è vero che tagliando un milione di piante il batterio si sconfigge per sempre, il caso della California lo dice chiaramente... La Regione Puglia è la prima responsabile della situazione: l'UE delibera sui rapporti forniti da Bari”. Una stoccata ai media, che danno enfasi al Salento e non “a Umbria e Toscana”, dove pure alcune specie vegetali sono in sofferenza. “Ormai siamo giunti al punto che il letame è illegale e i veleni no: vogliono assoggettare alla chimica tutta l'agricoltura - ironizza il coltivatore, che poi ha incitato alla disobbedienza civile - a Oria faremo da scudi umani”.

Giulio Sparascio presidente provinciale Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) ha difeso i coltivatori, precisando che non si può generalizzare, poiché esistono “varie forme di agricoltura”. Auspicando “un nuovo atteggiamento culturale” e un'ordinanza dei sindaci per vietare l'uso “di erbicidi e diserbanti”: ogni anno nella Provincia se ne consumano ben 339mila kg. Sotto accusa la facilità con cui si comprano e si usano gli erbicidi, senza ricetta da parte degli agronomi, come accade in quasi tutti i Paesi dell'Europa.

Altri interventi: Daniele Danieli (Atc-Lecce), Marco Lelli (Laboratorio di Ricerca Bioecoactive s.r.l. e Lebs s.r.l.), Luigi Melissano (agronomo, funzionario Arif) e Antonio Pascali, imprenditore (azienda San Basilio-Lu Monicu): “Qui non è a rischio l'ulivo, ma l'azzeramento dell'economia della nostra terra”. Ultimo un coltivatore, sul filo della memoria: “Ricordo che da bambino la campagna era un effluvio di profumi, oggi puzza di cimitero a causa dei pesticidi e dell'equilibrio microbiologico sconvolto”. Il popolo che combatte per salvare un albero e con esso la sua dignità scivola via pensieroso nella notte fredda: finalmente ha ancorato la speranza a qualcosa di solido. Particolare non irrilevante: a Minervino non c'era il carrozzone dei vip.

La xylella è un batterio perverso e muta forma facilmente trasformandosi anche in tuttologi di chiama fama, e fame (di visibilità), che vorrebbero essere più credibili di un onesto, oscuro ricercatore. Ormai siamo a livello di madrassa, fra il mago Othelma e i riti vodoo. Il parassita è astuto e camaleontico, perciò ancor più pericoloso. Stasera intanto alle 19.30 Via Crucis degli Ulivi da Gagliano a Leuca con i vescovi salentini. Xylella mistero doloroso...

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