Mattarella nel discorso di fine anno: giovani, lavoro, speranza e dignità


di ALESSANDRO NARDELLI - Ieri, in occasione dell’ultimo giorno dell’anno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha, come di consueto, pronunciato il suo Messaggio agli Italiani. Un discorso durato sedici minuti, leggermente più breve di quello dello scorso anno, che si può suddividere in quattro parti principali.

La prima, riguardante l’intenso sentimento di appartenenza alla Patria e i grandi eventi che hanno caratterizzato, nel bene, e nel male, la nostra Nazione, con un tessuto sociale del nostro Paese pieno di energie positive. Mattarella ha parlato di italiani che svolgono il loro dovere, e di molti che vanno oltre, arrivando a “Spendersi per gli altri e per la collettività a soccorrere chi si trova in pericolo o in difficoltà, senza inseguire riconoscimenti o cercare la luce dei riflettori”. Se ne è avuto dimostrazione durante la sciagura del terremoto che ha colpito le Regioni centrali dell’Italia, dove si è avuto immediato l’intervento della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco, delle Forze di Polizia, dei nostri militari, ma anche di tanti volontari. Il Presidente della Repubblica ha invitato i terremotati a non perdere la speranza, affermando che “Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia”.

Tante altre situazioni spiacevoli sono poi accadute, dall’assassinio di Giulio Regeni, alla morte, in Spagna, delle giovani ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Fino alla strage di Dacca a quella di Nizza, che hanno visto coinvolti nostri concittadini. Per concludere con il disastro ferroviario in Puglia e la recente morte di Fabrizia di Lorenzo, uccisa nell’attentato di Berlino.

Ma è stato anche l’anno del ritorno a casa dei due fucilieri Latorre e Girone, dei successi olimpici e paralimpici, e della Rievocazione dei settanta anni della Repubblica e del voto alle donne. Il Presidente ha infine avuto anche un pensiero per “quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro”.

La seconda, in cui, il Presidente ha trattato i fondamentali problemi che ci attanagliano, dal lavoro, alle diseguaglianze e la marginalità, alla scarsa percezione della, seppur debole, crescita sull’impatto quotidiano della vita dei cittadini, alla corruzione e l’evasione, fino alle domande sociali, di chi, in difficoltà, ha bisogno di ascolto e condivisione delle proprie sofferenza. Mattarella ha poi continuato questa seconda parte del discorso, parlando di vincere l’odio, superando l’ingiusta e inaccettabile equazione immigrato uguale terrorista, ponendo allo stesso tempo in essere “tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte”. Inoltre, ha chiesto a chi ha responsabilità, di opporsi alla deriva sociale in cui l’odio è utilizzato come strumento di lotta politica, e di preservare e difendere la grande rivoluzione democratica portata avanti dal Web, contro chi fa in modo che verità e falsificazione diventino un tutt’uno, fino a confondersi. Infine la chiusura sui preoccupanti numeri che vedono i mariti e i compagni arrivare all’atto di odio estremo verso le proprie mogli o compagne, l’uccisione, con oltre 120 donne, ammazzate nell’anno che si chiude.

La terza parte, invece, Sergio Mattarella l’ha dedicata ai giovani, parlando di dignità legata al lavoro, cosa ancor più sentita dai giovani, la generazione più istruita rispetto a quelle precedenti e alla quale deve essere assicurata la “possibilità di essere protagonista della vita sociale”. Il Presidente ha poi spiegato che poter studiare o lavorare all’estero, secondo lui, è una grande opportunità, ma se frutto di una scelta libera. Diversamente, “Se si è costretti a lasciare l'Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio”. Poi, i giovani, sono stati visti come cittadini europei, “che condividono, con altri ragazzi, valori, idee, cultura, e rendono evidente come l'Europa non sia semplicemente il prodotto di alcuni Trattati”. Giovani capaci di comprendere maggiormente cosa vuol dire integrazione europea, e di avere una visione globale delle grandi tragedie mondiali, le guerre, i tanti morti in mare, e la immane strage dei bambini di Aleppo. Infine, Mattarella ha fatto presente che “Dall'Unione ci attendiamo gesti di concreta solidarietà sul problema della ripartizione dei profughi e della gestione, dignitosa, dei rimpatri di coloro che non hanno diritto all'asilo”.

L’ultima parte del Messaggio agli Italiani, infine, è stata dedicata alle istituzioni, da vedere come “luoghi della sovranità popolare, che vanno abitati se non vogliamo che la democrazia inaridisca”. Il Presidente ha parlato poi di grande maturità democratica, come risultato dell’alta affluenza durante il Referendum sulla seconda parte della Costituzione, e di regole elettorali chiare ed adeguate, prima di poter permettere ai Cittadini di esprimere la loro volontà attraverso il voto. Prerogativa immediata era quella di risolvere, rapidamente, la crisi di governo, tanto per permettere l’approvazione di una nuova legge elettorale, quanto per governare imminenti scadenze che l’Italia dovrà affrontare.

Al termine del suo Discorso, Sergio Mattarella, ha poi fatto gli “auguri più sinceri a Papa Francesco, auspicando che il messaggio del Giubileo, e i suoi accorati appelli per la pace, vengano ascoltati in un mondo lacerato da conflitti e sfidato da molte incognite”.

Grazie ancora Presidente Sergio Mattarella per il suo Messaggio, le sue parole sono per un giovane come me motivo di speranza, pur sapendo che il futuro non sarà facile per noi. Ma solo non abbassando mai la testa e guardando in avanti sempre verso nuovi orizzonti e migliori prospettive di vita”, noi giovani possiamo continuare ad attuare praticamente tanto il Suo esempio, ad essere orgogliosi di noi stessi, di avere speranza e dignità. Tanto l’esempio di una figura come Sandro Pertini, Suo illustre predecessore, che parlava di quella nuova resistenza che consiste nel difendere le posizioni che noi abbiamo conquistato, difendere la Repubblica e la democrazia con onestà e coraggio ed io aggiungerei, anche con un pizzico di “impertinenza”.

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