Incendio Castellaneta, indagato 15enne: aveva litigato con vittima
BARI. Colpo di scena nell'inchiesta della Procura di Taranto sull'incendio che la mattina dello scorso 28 agosto a Castellaneta provoco' la morte di Giuseppe Di Turo, 71 anni, e sua figlia Francesca di cinque: ci sarebbe un primo indagato. A scriverlo è oggi la Gazzetta del Mezzogiorno. "A finire nel registro degli indagati - si legge nel quotidiano - con l'accusa di incendio doloso, omicidio colposo e danneggiamento e' stato un 15enne di Castellaneta. Gli inquirenti sospettano che sia stato lui ad appiccare il fuoco per vendetta contro Di Turo col quale in passato aveva litigato, tanto che i carabinieri sospettano che sia stato proprio il minore ad incendiare tempo fa il motorino della vittima''.
Nel rogo, avvenuto in una palazzina delle case popolari di via Aldo Moro si salvarono la moglie di Di Turo, Lucia Di Napoli, 37 anni, rimasta seriamente ustionata, e un altro figlio della coppia, Daniele, di 10 anni, praticamente indenne. Un'altra figlia di 7 anni non era presente perche' quella notte era ospite di parenti. "Nelle ultime ore - si legge ancora sulla Gazzetta - nella caserma dei carabinieri di Castellaneta sono state sentite diverse persone, allo scopo di definire una vicenda che sembra maturata per contrasti di natura personale, in un ambiente socialmente degradato. I carabinieri hanno ascoltato anche un 26enne, assistito dall'avvocato Giuseppe Clemente, che pero' ha respinto tutti gli addebiti, spiegando di non sapere nulla di quanto avvenuto quella drammatica notte''.
Nel rogo, avvenuto in una palazzina delle case popolari di via Aldo Moro si salvarono la moglie di Di Turo, Lucia Di Napoli, 37 anni, rimasta seriamente ustionata, e un altro figlio della coppia, Daniele, di 10 anni, praticamente indenne. Un'altra figlia di 7 anni non era presente perche' quella notte era ospite di parenti. "Nelle ultime ore - si legge ancora sulla Gazzetta - nella caserma dei carabinieri di Castellaneta sono state sentite diverse persone, allo scopo di definire una vicenda che sembra maturata per contrasti di natura personale, in un ambiente socialmente degradato. I carabinieri hanno ascoltato anche un 26enne, assistito dall'avvocato Giuseppe Clemente, che pero' ha respinto tutti gli addebiti, spiegando di non sapere nulla di quanto avvenuto quella drammatica notte''.
